Ci preme tuttavia sottolineare che il Master universitario in Infermieristica di Famiglia e Comunità di 1.500 ore rappresenta il percorso formativo più qualificante, autorevole e coerente con quanto previsto dalle indicazioni nazionali e dal DM 77/22 e dovrebbe essere sostenuto e attivato anche in Sicilia.
In molte altre regioni italiane il Master universitario è già stato attivato presso numerosi atenei, tra cui la Sapienza Università di Roma, l’Università di Parma, l’Università di Ferrara, l’Università di Verona, l’UNINT di Roma, il Consorzio Humanitas e altri in corso di attivazione.
Crediamo nella formazione, nell’equità tra professionisti e nella valorizzazione della professione. È tempo che anche la Sicilia faccia un passo avanti.
La Sicilia rischia di essere l’unica regione a non offrire ai suoi infermieri questa opportunità accademica, privandoli di un titolo che oggi e’ un elemento distintivo e qualificante nelle selezioni, per la carriera e nel pieno riconoscimento del ruolo.
Siamo consapevoli che Agenas abbia indicato il master come “preferenziale”. Ma proprio per questo ci aspettiamo che una Regione ambiziosa e attenta alla qualità scelga la via dell’eccellenza, non dell’accontentarsi. Con tono propositivo, diciamo: se altri infermieri in Italia potranno vantare una preparazione universitaria, i siciliani dovranno forse accontentarsi di brevi brevi regionali?
Il rischio concreto è quello di creare una sanità territoriale debole, con figura professionale svilita e soprattutto in disparità tra professionisti che operano nello stesso Servizio Sanitario Nazionale.
ANAFePC ribadisce la disponibilità
a collaborare attivamente con la Regione Siciliana e le Università per
supportare la progettazione e attivazione di percorsi formativi coerenti,
autorevoli e all’altezza del ruolo strategico che l’Infermiere di Famiglia deve
ricoprire nella sanità territoriale. Ma la qualità purtroppo richiede visione,
volontà politica e investimento culturale. Forse è tempo di agire.

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