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giovedì 25 agosto 2005

Nuova attività ristorativa nella provincia di Rimini: su iniziativa di Federico Cervellini e dei suoi soci prende vita Palazzo Guidi 1556

Il mondo dell’intrattenimento e della ristorazione ha una nuova realtà tra le sue fila: Palazzo Guidi 1556, specializzato negli eventi e nel banqueting sorge tra i colli riminesi grazie all’iniziativa di Federico Cervellini e dei suoi soci.

Federico Cervellini tra i fondatori di Palazzo Guidi 1556

Federico Cervellini - Palazzo GuidiPalazzo Guidi 1556 è una nuova attività che offre servizio di ristorazione, banqueting ed organizzazione eventi nella provincia di Rimini. Sorge sui colli riminesi all'interno di un palazzo storico appartenuto ai conti della famiglia Guidi, in un contesto dall'indubbio fascino. Il lavoro di restaurazione attuato da Federico Cervellini ed i suoi soci è riuscito non solo a rispettare l'originale bellezza del caseggiato, ma addirittura ad amplificarne l'attrattività, grazie ad un tocco di modernità conferito con il dovuto gusto alle modifiche apportate. Responsabile del marketing e delle relazioni esterne, Federico Cervellini è il professionista che si prende in carico la promozione dell'esercizio di ristorazione e di intrattenimento, in grado di fornire una location a qualunque tipo di evento, da quelli di natura professionale, ai matrimoni. Particolarmente affascinante durante le stagioni calde, Palazzo Guidi 1556 offre un ampio dehors nel giardino che circonda la struttura principale, dove poter sostare per momenti di relax nel verde. Questa nuova apertura si inserisce degnamente nel panorama ricreativo riminese con la propria offerta di qualità elevata che trova un giusto compromesso tra divertimento ed eleganza.

Il percorso professionale e gestionale di Federico Cervellini

Co-fondatore di Palazzo Guidi 1556, Federico Cervellini presenta origini sammarinesi, svolgendo i propri percorsi formativo e professionale in territorio italiano. Muove i primi passi all'interno del settore della sicurezza sul finire degli anni Novanta, quando esercita l'attività per esercizi pubblici rinomati, oltre che per artisti appartenenti al mondo dello spettacolo. Nel 2004 riceve l'incarico di Security Manager da parte di case di moda di statura internazionale e da parte di importanti multinazionali, in particolare impegnate nel segmento della tecnologia. Si colloca all'interno del medesimo periodo l'apertura in società dell'attività di ristorazione e di banqueting (2005), che gli conferisce competenze di un livello tale che risultano spendibili in attività analoghe con cui avvia collaborazioni. Nel corso di quegli stessi anni Federico Cervellini provvede ad approfondire la propria formazione professionale, frequentando corsi abilitanti quali il Corso di guida veloce per mezzi blindati (2002) ed il Corso avanzato di difesa personale (2003) entrambi posti sullo sfondo della carriera nella sicurezza, ai quali va ad aggiungersi il Corso di Marketing (2004) che ne affina le competenze commerciali e di pubbliche relazioni.
Maggiori informazioni su Federico Cervellini sulla pagina Original Contents.

domenica 21 agosto 2005

Energia elettrica dalle banane

Le banane sono forse il frutto più apprezzato dai bambini per la dolcezza della loro polpa e la facilità di sbucciatura, e non ultimo per il diletto di impiegarle come finte pistole.

Ciò nonostanrte ogni anno sono migliaia le tonnellate di banane destinate al macero, perché non rispondenti agli standard qualitativi, o perché ammaccate o di colore non perfetto.
C'è allora chi sta studiando utilizzi più “fruttuosi” delle banane che non vengono mangiate.

L'associazione dei coltivatori di banane d’Australia, dove solo nella regione del Queensland si è costretti a scartare una banana su tre, pari ad almeno 40 mila tonnellate all’anno, ha messo a punto un progetto di ricerca volto a utilizzare le banane di scarto come fonte di energia.

Questa montagna di banane scartate è abitualmente utilizzata per alimentare i bovini o come concime. Ma i produttori australiani si sono ingegnati e hanno pensato di utilizzarle in modo più proficuo come fonte di energia.

Il progetto prevede, infatti, che le banane, fatte fermentare grazie all'azione di alcuni batteri, producano metano che viene poi fatto defluire verso una turbina e trasformato in elettricità.
Dalle prime stime, naturalmente molto approssimative, si presume che l’energia “da banana” sia in grado di fornire elettricità a circa 500 case.

La ricerca, condotta dall’università del Queensland a Brisbane, deve ancora mettere a punto l’intero processo di trasformazione e di produzione di energia e assicurarsi che sia oltre che efficiente non inquinante per l’ambiente.

Da qui a “fare il pieno” dal fruttivendolo con un casco di banane invece che andare dal benzinaio cene corre ancora…

Andrea Pietrarota

giovedì 18 agosto 2005

Presto avremo robot capaci di camminare come l’uomo?

Mobile Presto avremo robot capaci di camminare come l’uomo?
Autore: Andrea Pietrarota - Pubblicato il 02/03/2005 - Letto 365 volte

Un robot bipede che si muove come un essere umano. È l’obiettivo di una equipe di ricercatori statunitensi, che da oltre un decennio sta lavorando aul progetto ‘walking machine’.



Secondo un team di ricercatori della Cornell University di Washington (USA) sarebbe giunta l’era di una nuova generazione di robot capace di imparare a camminare su due gambe in modo simile all'uomo, coordinando il movimento di piedi, gambe e braccia.
Non solo i nuovi robot potranno apprendere l'’arte’ del camminare similmente a quanto fa un bambino piccolo, migliorando il proprio portamento e la propria andatura ad ogni passo.
I prototipi di questi automi si tengono in equilibrio utilizzando piedi, caviglie, gambe e braccia, una caratteristica che, secondo i ricercatori, li rende capaci di mimare la classica camminata di un uomo.

Uno dei ricercatori impegnati nel progetto, Andy Ruina, ha spiegato che questa nuova generazione di robot umanoidi utilizza piedi leggermente curvi, caviglie e ginocchia snodabili e un software che, in modo simile a quanto fa il cervello umano, coordina il movimento degli arti meccanici per mantenere il robot in equilibrio.
I modelli più sofisticati sono poi dotati di sensori che aiutano la macchina ad apprendere il modo più appropriato ed efficiente di camminare.
Grazie alle loro capacità di apprendimento questi robot possono adattare la propria camminata al tipo di terreno o alla pendenza, inoltre sono in grado di ottimizzare l'energia spesa per muoversi.
"Rispetto ad un robot bipede tradizionale - ha affermato Ruina - questa nuova generazione di walking machine consuma una minima frazione dell'energia per la locomozione".

Andrea Pietrarota

domenica 14 agosto 2005

Il peso di un Pc sull’ambiente? Quanto quello di un rinoceronte

Secondo l’ultimo sudio pubblicato dall’Università delle Nazioni Unite l’impatto dei computer sull’ambiente e in particolare sui cambiamenti del clima è considerevole.

Anche se quando sono in funzione consumano pochissima energia, i computer, tuttavia, a causa della gran quantità di energia da combustibili fossili (fonti di gas serra) che richiedono per produrli pongono problemi per i cambiamenti del clima.

Per la costruzione dei pc, infatti, si utilizzano materiali che pesano quanto un rinoceronte!
Il computer, secondo lo studio, è un prodotto ad alta intensità energetica che per la costruzione richiede una quantità di combustibili fossili e di composti chimici pari a circa 10 volte il suo peso.
Fatte le debite proporzioni, si consuma molta più energia che per costruire un frigorifero o una macchina che, invece, necessitano circa il doppio del loro peso in combustibili fossili.

Un computer da tavolo, per esempio, compreso un monitor da 17 pollici, pesa in media 24 kg. Per realizzarlo sono impiegati non meno di 240 kg di combustibili fossili, 22 kg di prodotti chimici, 1500 kg di acqua, per un totale di 1.8 tonnellate di materiali pari circa al peso di un rinoceronte.

Andrea Pietrarota

mercoledì 10 agosto 2005

Elettro-rifiuti: Decreto Legge RAEE: tutti contenti?

L'Italia recepisce le direttive europee in materia di smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici.
Tuttavia, rimane più di un dubbio sulla sua reale efficacia.


(Shinynews.it) Con il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio scorso, il Governo italiano ha finalmente recepito le direttive del Parlamento europeo in materia di smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). Tutti gli strumenti informatici, come computer, stampanti, scanner, palmari e altro ricadranno sotto la nuova normativa. Il decreto era atteso perché le tre direttive europee, risalenti al 2003, miravano a regolarizzare e, in alcuni casi eliminare, l'uso di determinate sostanze nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e ad armonizzare il recupero e il riciclo di tali rifiuti.

Le misure

Il decreto in particolare stabilisce misure e procedure finalizzate a:
a) prevenire la produzione di RAEE;
b) promuovere il reimpiego, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei RAEE, in modo da ridurne la quantità da avviare allo smaltimento;
c) migliorare, sotto il profilo ambientale, l'intervento dei soggetti che partecipano al ciclo di vita di queste apparecchiature (i produttori, i distributori, i consumatori e gli operatori direttamente coinvolti nel trattamento dei RAEE);
d) ridurre l'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Che cosa si prefigge

Il decreto impone la limitazione e l'eliminazione di alcune sostanze presenti nei RAEE: dopo il 1° luglio 2006 saranno banditi piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati e etere di difenile polibromurato. Entro il 31 dicembre 2008, inoltre, dovrà essere raggiunta la soglia di almeno 4 Kg l'anno pro capite di RAEE ottenuto tramite raccolta differenziata. Inoltre, per i rifiuti informatici e della telefonia, il decreto impone ai produttori per il 31 dicembre 2006, una percentuale di recupero pari almeno al 75% del peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 65% del peso medio per apparecchio. Il percorso indicato per raggiungere questi obiettivi passa attraverso un maggiore coinvolgimento di tutte le parti che partecipano al ciclo di vita degli apparecchi elettrici ed elettronici (dal produttore alle amministrazioni pubbliche, dai rivenditori ai consumatori). Il decreto non si occupa soltanto dei limiti, ma prevede anche politiche di sostegno e incentivazione alla ricerca di materiali e sostanze ecocompatibili e meno nocivi alla salute, e volte a premiare il riciclo e il riutilizzo dei componenti dei RAEE. Tuttavia, questa rischia di restare soltanto una buona intenzione, dal momento che non viene indicata la copertura finanziaria a tali incentivi, né le modalità e i tempi per aderirvi.

Termini e modalità

I produttori e i rivenditori dovranno adeguarsi velocemente alle disposizioni del decreto: innanzitutto dal 13 agosto è scattato l'obbligo di ritiro dell'usato a fronte dell'acquisto di un nuovo apparecchio dello stesso tipo. Quindi, tutti i prodotti messi sul mercato dopo questa data dovranno riportare in modo chiaro e indelebile (sulla scatola d'imballaggio e nelle istruzioni per l'uso, quando non sia possibile sull'apparecchio per le sue dimensioni) indicazioni sul produttore e il simbolo della raccolta differenziata dei RAEE. Inoltre, sempre dal 13 agosto, produttori e rivenditori devono informare gli acquirenti, con appositi allegati alla confezione o una confacente segnaletica nei negozi, le modalità di raccolta differenziata, gli effetti sull'ambiente dei RAEE e le sanzioni previste per chi trasgredisce. Al momento, però, non pare che tali disposizioni siano già state recepite. Comunque, entro un anno dall'entrata in vigore del decreto i produttori dovranno anche allestire sistemi di raccolta separata dei RAEE, o demandandoli a terzi oppure consorziandosi tra loro o ancora convenzionandosi con i Comuni: i centri presso i quali verranno radunati i rifiuti devono garantire l'integrità degli stessi per la messa in sicurezza dei RAEE storici (quelli messi sul mercato prima del 15 agosto 2005) e ottimizzare il reimpiego e il riciclo dei materiali e dei componenti. A tale scopo, i produttori dovranno anche informare i centri di raccolta e riciclo circa i componenti e i materiali che compongono l'apparecchio (con qualche possibile problema legato alla concorrenza e al segreto industriale). Questi obblighi riguardano anche i produttori che utilizzano per la vendita i mezzi di comunicazione a distanza (e-commerce, telepromozioni, ecc.): anche loro dovranno adeguarsi ai vincoli del decreto e contribuire a finanziare i centri di raccolta separata e di riciclo.

Le sanzioni

Il provvedimento stabilische anche le sanzioni e per gli inadempienti e prevede la costituzione di due comitati: uno per la vigilanza e il controllo e uno d'indirizzo presso il ministero dell'Ambiente. Nel dettaglio, le sanzioni previste per chi violi gli obblighi di legge sono piuttosto salate:
dai 150 fino ai 400 euro per il rivenditore che si rifiuta di ritirare l'usato gratuitamente;
dai 30000 ai 100000 euro per il produttore che non partecipa all'organizzazione dei sistemi di raccolta differenziata;
dai 2000 ai 5000 sempre per i produttori che non provvedano ad informare il pubblico dei rischi dei RAEE;
dai 200 ai 1000 euro ad apparecchio per i produttori che immettano sul mercato, dopo il 13 agosto 2005, apparecchiature elettriche o elettroniche senza il simbolo di raccolta separata o con informazioni non sufficienti.

Che cosa cambia per i consumatori

Il consumatore dovrà abituarsi a un nuovo simbolo raffigurante un bidone a ruote per la spazzatura barrato: indicherà la raccolta separata delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e sarà stampato in modo visibile, leggibile e indelebile direttamente sugli apparecchi o nelle istruzioni per l'uso e sulle confezioni. Sicuramente sarà un vantaggio per l'acquirente il ritiro obbligatorio e gratuito dell'usato (che di solito à difficile da smaltire). Miglioramenti anche dal punto di vista dell'informazione e quindi della consapevolezza
su impatto ambientale ed eventuale nocività di alcuni materiali. Scelte più consapevoli, insomma. In futuro chi vorrà liberarsi di un vecchio elettrodomestico, di un computer obsoleto o di un telefonino, potrà portarlo presso i centri di raccolta istituiti dai Comuni e dai produttori, oppure chiederne il ritiro da parte del rivenditore al momento dell'acquisto di uno nuovo.

Le questioni irrisolte

Nonostante la soddisfazione espressa a livello politico e condivisibile per quanto riguarda l'aspetto normativo, restano in sospeso non poche questioni. Come verranno smaltiti i rifiuti storici, in particolare quelli professionali e industriali? Comuni e produttori realmente non faranno pagare questo servizio? Dove si troveranno i soldi per finanziare e incentivare la ricerca e lo sviluppo? Alla luce di queste considerazioni e delle considerazioni sui lunghi tempi di ricepimento in Italia delle direttive europee, il sospetto è che la legge rischi di rimanere sulla carta, senza alcun seguito pratico. Non resta che attendere, dunque, per capire come verrà recepito il decreto legge e come concretamente saranno rispettati gli obblighi previsti.

origine

domenica 7 agosto 2005

Nanotecnologia per generare energia ad uso familiare

I pannelli solari che qualche anno fa si pronosticava avrebbero rivestito i tetti delle nostre case per fornire energia pulita a basso costo, non sono ancora diffusi perché giudicati dal mercato circa dieci volte più costosi di quanto ritenuto ragionevole dallo stesso.

Recentemente, però, sono state studiate delle nanostrutture, il cui componente è un bastoncino (nanorod) 75.000 volte più sottile di un capello, che riuscirebbero ad abbattere il prezzo di 10 volte, rendendo finalmente il prodotto accessibile al mercato.
I prototipi costruiti indicano un costo di 1$ per W, che si traduce mediamente in circa 3.000$ per un impianto di generazione di energia sufficiente per l’uso normale di un‚abitazione.

L’attenzione dei ricercatori è adesso focalizzata sulla possibilità di aumentare l’efficienza di conversione dell’energia solare che, con l’attuale valore del 2%, è ancora troppo bassa.
Un accordo tra la Nanosys e MEW (Matsushita Electric Industrial) ha come obiettivo l’aumento al 10% dell’efficienza dei prototipi sviluppati e la loro commercializzazione entro il 2007.
Negli USA sono già uno su sei i navigatori Internet che utilizzano dispositivi e connessioni wireless per collegarsi in rete.

Il sorprendente dato emerge da una ricerca del “Pew Internet and American Life Project” che fotografa la crescita e le novità nell´utilizzo di Internet, attraverso il "Wi-Fi", ossia tutte le tecnologie che si connettono tra di loro senza l’utilizzo di fili e cavi di collegamento.
Secondo i risultati diffusi, gli internauti americani hanno un interesse crescente verso Internet e svolgono sempre più attività attraverso la grande rete: tre quarti degli americani adulti usano il computer e ben il 63% naviga nel web.
Inoltre uno su quattro ha preso parte ad aste online e il 65% utilizza servizi di e-commerce per fare acquisti.

Andrea Pietrarota

lunedì 1 agosto 2005

ICT: Al via i primi test per le e-mail profumate

Un sistema che permette di inviare e-mail profumate: lo sta testando la società Telewest Communications.

La compagnia inglese di comunicazione ha annunciato che per il dispositivo saranno necessari circa 450 euro.

Si tratterà soprattutto di uno strumento di promozione per aziende, grandi catene commerciali o agenzie di viaggio.

Ad esempio, insieme alle foto di spiagge caraibiche potrebbero arrivare aromi di papaya, cocco o magari l'odore del mare o delle palme.

Andrea Pietrarota