L'Italia recepisce le direttive europee in materia di smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici.
Tuttavia, rimane più di un dubbio sulla sua reale efficacia.
(Shinynews.it) Con il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 22 luglio scorso, il Governo italiano ha finalmente recepito le direttive del Parlamento europeo in materia di smaltimento di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE). Tutti gli strumenti informatici, come computer, stampanti, scanner, palmari e altro ricadranno sotto la nuova normativa. Il decreto era atteso perché le tre direttive europee, risalenti al 2003, miravano a regolarizzare e, in alcuni casi eliminare, l'uso di determinate sostanze nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e ad armonizzare il recupero e il riciclo di tali rifiuti.
Le misure
Il decreto in particolare stabilisce misure e procedure finalizzate a:
a) prevenire la produzione di RAEE;
b) promuovere il reimpiego, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei RAEE, in modo da ridurne la quantità da avviare allo smaltimento;
c) migliorare, sotto il profilo ambientale, l'intervento dei soggetti che partecipano al ciclo di vita di queste apparecchiature (i produttori, i distributori, i consumatori e gli operatori direttamente coinvolti nel trattamento dei RAEE);
d) ridurre l'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Che cosa si prefigge
Il decreto impone la limitazione e l'eliminazione di alcune sostanze presenti nei RAEE: dopo il 1° luglio 2006 saranno banditi piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati e etere di difenile polibromurato. Entro il 31 dicembre 2008, inoltre, dovrà essere raggiunta la soglia di almeno 4 Kg l'anno pro capite di RAEE ottenuto tramite raccolta differenziata. Inoltre, per i rifiuti informatici e della telefonia, il decreto impone ai produttori per il 31 dicembre 2006, una percentuale di recupero pari almeno al 75% del peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 65% del peso medio per apparecchio. Il percorso indicato per raggiungere questi obiettivi passa attraverso un maggiore coinvolgimento di tutte le parti che partecipano al ciclo di vita degli apparecchi elettrici ed elettronici (dal produttore alle amministrazioni pubbliche, dai rivenditori ai consumatori). Il decreto non si occupa soltanto dei limiti, ma prevede anche politiche di sostegno e incentivazione alla ricerca di materiali e sostanze ecocompatibili e meno nocivi alla salute, e volte a premiare il riciclo e il riutilizzo dei componenti dei RAEE. Tuttavia, questa rischia di restare soltanto una buona intenzione, dal momento che non viene indicata la copertura finanziaria a tali incentivi, né le modalità e i tempi per aderirvi.
Termini e modalità
I produttori e i rivenditori dovranno adeguarsi velocemente alle disposizioni del decreto: innanzitutto dal 13 agosto è scattato l'obbligo di ritiro dell'usato a fronte dell'acquisto di un nuovo apparecchio dello stesso tipo. Quindi, tutti i prodotti messi sul mercato dopo questa data dovranno riportare in modo chiaro e indelebile (sulla scatola d'imballaggio e nelle istruzioni per l'uso, quando non sia possibile sull'apparecchio per le sue dimensioni) indicazioni sul produttore e il simbolo della raccolta differenziata dei RAEE. Inoltre, sempre dal 13 agosto, produttori e rivenditori devono informare gli acquirenti, con appositi allegati alla confezione o una confacente segnaletica nei negozi, le modalità di raccolta differenziata, gli effetti sull'ambiente dei RAEE e le sanzioni previste per chi trasgredisce. Al momento, però, non pare che tali disposizioni siano già state recepite. Comunque, entro un anno dall'entrata in vigore del decreto i produttori dovranno anche allestire sistemi di raccolta separata dei RAEE, o demandandoli a terzi oppure consorziandosi tra loro o ancora convenzionandosi con i Comuni: i centri presso i quali verranno radunati i rifiuti devono garantire l'integrità degli stessi per la messa in sicurezza dei RAEE storici (quelli messi sul mercato prima del 15 agosto 2005) e ottimizzare il reimpiego e il riciclo dei materiali e dei componenti. A tale scopo, i produttori dovranno anche informare i centri di raccolta e riciclo circa i componenti e i materiali che compongono l'apparecchio (con qualche possibile problema legato alla concorrenza e al segreto industriale). Questi obblighi riguardano anche i produttori che utilizzano per la vendita i mezzi di comunicazione a distanza (e-commerce, telepromozioni, ecc.): anche loro dovranno adeguarsi ai vincoli del decreto e contribuire a finanziare i centri di raccolta separata e di riciclo.
Le sanzioni
Il provvedimento stabilische anche le sanzioni e per gli inadempienti e prevede la costituzione di due comitati: uno per la vigilanza e il controllo e uno d'indirizzo presso il ministero dell'Ambiente. Nel dettaglio, le sanzioni previste per chi violi gli obblighi di legge sono piuttosto salate:
dai 150 fino ai 400 euro per il rivenditore che si rifiuta di ritirare l'usato gratuitamente;
dai 30000 ai 100000 euro per il produttore che non partecipa all'organizzazione dei sistemi di raccolta differenziata;
dai 2000 ai 5000 sempre per i produttori che non provvedano ad informare il pubblico dei rischi dei RAEE;
dai 200 ai 1000 euro ad apparecchio per i produttori che immettano sul mercato, dopo il 13 agosto 2005, apparecchiature elettriche o elettroniche senza il simbolo di raccolta separata o con informazioni non sufficienti.
Che cosa cambia per i consumatori
| Il consumatore dovrà abituarsi a un nuovo simbolo raffigurante un bidone a ruote per la spazzatura barrato: indicherà la raccolta separata delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, e sarà stampato in modo visibile, leggibile e indelebile direttamente sugli apparecchi o nelle istruzioni per l'uso e sulle confezioni. Sicuramente sarà un vantaggio per l'acquirente il ritiro obbligatorio e gratuito dell'usato (che di solito à difficile da smaltire). Miglioramenti anche dal punto di vista dell'informazione e quindi della consapevolezza | |
su impatto ambientale ed eventuale nocività di alcuni materiali. Scelte più consapevoli, insomma. In futuro chi vorrà liberarsi di un vecchio elettrodomestico, di un computer obsoleto o di un telefonino, potrà portarlo presso i centri di raccolta istituiti dai Comuni e dai produttori, oppure chiederne il ritiro da parte del rivenditore al momento dell'acquisto di uno nuovo. Le questioni irrisolte Nonostante la soddisfazione espressa a livello politico e condivisibile per quanto riguarda l'aspetto normativo, restano in sospeso non poche questioni. Come verranno smaltiti i rifiuti storici, in particolare quelli professionali e industriali? Comuni e produttori realmente non faranno pagare questo servizio? Dove si troveranno i soldi per finanziare e incentivare la ricerca e lo sviluppo? Alla luce di queste considerazioni e delle considerazioni sui lunghi tempi di ricepimento in Italia delle direttive europee, il sospetto è che la legge rischi di rimanere sulla carta, senza alcun seguito pratico. Non resta che attendere, dunque, per capire come verrà recepito il decreto legge e come concretamente saranno rispettati gli obblighi previsti. |
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