Il 2005 è stato dichiarato dalla Commissione Europea "Anno del Mediterraneo". L'Unione Europea intende celebrare la ricorrenza del decennale dell'avvio della partnership Euromediterranea (Euromed), che ebbe inizio con la conferenza di Barcellona del novembre 1995. In una risoluzione del Parlamento Europeo, approvata il 24 febbraio si elencavano obiettivi molto ambiziosi sotto il profilo politico, economico e culturale.
Nel mese di marzo si è svolta al Cairo la sessione plenaria dell'Assemblea Parlamentare Euromediterranea, l'organo composto da rappresentanti di tutti i paesi coinvolti nel processo di Barcellona (gli Stati della Ue più altri 12 paesi del Mediterraneo). Si tratta della seconda convocazione per l'Assemblea, dopo la sessione inaugurale che si tenne a marzo 2004 ad Atene. Le cronache riferiscono di un clima positivo. I delegati hanno discusso con spirito costruttivo, mostrando l'intenzione di compiere progressi al fine di costruire la zona di libero scambio, obiettivo da realizzare entro il 2010, secondo quanto stabilito a Barcellona.
Ma in queste circostanze è prassi esprimere ottimismo al termine di un evento, con dichiarazioni che promettono il massimo impegno per centrare traguardi di portata storica. Purtroppo accade spesso che a buoni propositi non seguano risultati adeguati.
La convocazione della sessione dell'Assemblea Parlamentare Euromediterranea è un atto da apprezzare, giacché rappresenta un tentativo serio di rilanciare un processo fermo da tempo. L'integrazione Euromed conobbe una periodo di sviluppo nel biennio 2002-2003, per ragioni legate ai turni di presidenza dell'Ue. Nel primo semestre del 2002 il timone dell'Unione fu assunto dalla Spagna, che produsse ottimi risultati alla conferenza di Valencia. Ancora meglio le cose andarono nel 2003, un anno interamente mediterraneo, con l'avvicendamento a capo della Ue prima della Grecia e poi dell'Italia. Il semestre italiano produsse risultati concreti con la conferenza di Napoli, che si tenne a dicembre. In quella sede fu decisa la costituzione dell'Assemblea Parlamentare Euromediterranea e della Fondazione per il dialogo interculturale, intitolata in seguito ad Anna Lindh.
Dopo l'apice del 2003, il processo di integrazione ha conosciuto un netto rallentamento. Alla testa della Ue si sono avvicendati paesi dell'Europa del centro-nord, come Irlanda, Olanda e Lussemburgo, poco interessati a valorizzare il Mediterraneo come priorità nelle relazioni esterne. L'allargamento del 2004, con l'ingresso di 10 nuovi Stati, quasi tutti centro-orientali a parte Cipro e Malta, ha reso l'Europa sempre meno "mediterranea". La scelta di dichiarare il 2005 "Anno del Mediterraneo" potrebbe, dunque, rappresentare l'indice di un'inversione di tendenza. Oltre alla convocazione dell'Assemblea Parlamentare, molto importante sarà l'avvio dell'attività della Fondazione Anna Lindh, il cui fine principale è favorire il dialogo tra le due sponde del Mediterraneo per trasformare l'intera regione in "un'area di pace, stabilità e prosperità".
Certi eventi sono meritevoli di elogio, ma per dare vigore all'intera struttura occorrono iniziative di natura politica. È necessario che le decisioni siano stabilite dai governi, non da delegazioni o singoli individui senza poteri decisionali. La convocazione di un Parlamento euromediterraneo (senza poteri) rappresenta un passo significativo sotto il profilo formale, ma a livello sostanziale non garantiscono mutamenti significativi.
Vi potrebbero essere due modi per rendere l'Europa un po' più mediterranea. Dal punto di vista politico si dovrebbe favorire l'ingresso nella Ue degli Stati balcanici e della Turchia. Ammettendo queste nazioni nel contesto continentale, l'asse europeo si sposterebbe di nuovo verso il Mare Nostrum, con conseguente beneficio per il processo di integrazione Euromed. Al momento, tuttavia, tale soluzione non è attuabile. Secondo i rapporti realizzati da organi europei, né i paesi della ex Jugoslavia né la Turchia potranno ottenere in tempi brevi lo status di membri della Ue, a causa del loro ritardo nell'adeguamento delle legislazioni nazionali.
L'altra opzione capace di restituire centralità al Mare Nostrum potrebbe essere la costituzione di una "Banca del Mediterraneo", l'organismo economico di cui più volte è stata annunciata la nascita imminente. Anche in questo caso vi sono varie difficoltà. In seno alla Ue è stato nominato, proprio in questa settimana, un gruppo di lavoro incaricato di studiare una proposta accettabile da tutti. Riferiscono le cronache che, come prevedibile, la formazione di un organismo economico è patrocinato dagli Stati arabi e da quelli europei del Mare Nostrum, viene ostacolata dai paesi nordici. La nascita della "Banca del Mediterraneo" pare essere ancora lontana.
Il rilancio della partnership Euromed potrà avvenire solo utilizzando gli strumenti attualmente a disposizione. Le strutture non sono poche ma solo il coinvolgimento delle più alte sfere politiche potrebbe riuscire a smuovere le acque. Poiché non è pensabile che l'iniziativa possa provenire da Stati quali Gran Bretagna o Germania, è evidente che dovranno essere gli Stati mediterranei ad assumere l'iniziativa. L'onore e l'onere di una proposta costruttiva compete perciò a Francia, Spagna, Grecia e Italia. Il nostro paese, in particolare, dovrà mostrare maggiore attenzione a un'area geografica strategica, troppo trascurata negli ultimi anni.
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