In sintesi, l’artista ha bisogno di due cose: essere conosciuto a livello di massa e vendere le proprie opere.
E il problema fondamentale per un artista oggi, è quello di entrare in contatto con un pubblico sempre più vasto, di trovare la possibilità di sbocchi anche economici per la propria opera.
Vendere i prodotti d’arte diviene una cosa sempre più ardua, sia per le condizioni più o meno critiche che l’economia non soltanto italiana affronta, sia per l’azione sempre più screditata svolta da coloro che dovessero essere ul naturale tramite tra l’artista e il pubblico.
La funzione del mercato è una funzione che si è, in un certo senso, completamente distorta, è una funzione che non assolve più quella sorta di legame tra il pubblico e l’opera d’arte, ma che punta, viceversa, esclusivamente verso fattori speculativi.
Questo ci spiega anche perché in effetti il mercato, quello che definiamo il mercato ufficiale, sia circoscritto a pochi nomi che sono poi sempre gli stessi, che costituiscono, per così dire, una sorta di “bandiera” che penalizza il mercato e che non giova assolutamente alla diffusione della conoscenza dell’Arte presso un pubblico più vasto.
Non giovano nemmeno le aste telefisive che disorientano il pubblico medio e danneggiano il mercato.
Oggi che le strutture della società sono andate radicalmente mutandosi, tanto sul piano economico, che sul piano culturale, quest’ultima ha assunto un’altra funzione, è diventata un fatto popolare, di massa.
Diamo a tutti effettivamente la possibilità di farsi vedere, di farsi conoscere, di entrare a contatto col pubblico, di entrare nel vivo di un discorso che ci coinvolge tutti quanti e saranno proprio i risultati, sarà proprio il confronto, sarà proprio la presenza degli uni accanto agli altri che verrà gradualmente a determinare una selezione di cui si sentiranno responsabilmente investiti gli stessi operatori artistici, si renderanno conto loro se possono continuare a
fare un determinato discorso pooure se quel discorso non gli conviene più.
E’ necessario quindi porre il problema di un nuovo rapporto col pubblico, che piò consistere in una conoscenza sempre più ampia, sempre più vasta, senza barriere e senza paratie; il pubblico ha il diritto di conoscere e di vedere tutto, attraverso questo panorama si renderà conto di ciò che sopravvive e di ciò che non sopravvive.
Da un articolo di Mario Meozzi, critico d’arte, dell’8 Giugno 1982.
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