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mercoledì 5 luglio 2006

TEMPORARY MONUMENTS: VENERDì 22.30 NON MANCARE IN GALLERIA


 

TEMPORARY MONUMENTS

MONUMENTI PROVVISORI

After hour in Galleria alla Capitol Arte Contemporanea

Piazza del Carmine 14 Cagliari

 

Venerdì 7 luglio 2006 dalle ore 22.30


Nella notte bianca in Piazza del Carmine, al numero 14, verranno presentati 2 Monumenti Provvisori, installazioni site specific di Josephine Sassu, artista sarda tra le più originali e rappresentative del panorama isolano, e in esclusiva, "Rouge" di Erwin Olaf, quattro fotografie e un video, ultimo dissacrante lavoro dell'artista olandese.

 

Nella serata di inaugurazione sarà eseguita una suggestiva performance sonora di Munuel Attanasio, artista sassarese che lavora sull'improvvisazione vocale esplorandone le sfumature istintive per trasformarle in elementi espressivi.    

 

Levità, carta immacolata e vetro intonso sono gli elementi dominanti dei Monumenti Provvisori, i nuovi lavori della Sassu, che si dedica, ancora una volta, a un'attività performativa con pazienza e abnegazione, misurandosi coi propri limiti e le proprie capacità. In essi l'artista concilia l'idea di monumento, per definizione permanente, definitivo, destinato all'eternità, con quella appunto di provvisorietà: un ossimoro realizzato con filo di cotone, foglie di carta velina e plastica trasparente. Opere di un'immensa fragilità che dietro l'apparente "leggerezza" nascondono rimandi a più concrete e incombenti fragilità esistenziali e in linea, pertanto, con la sua ricerca memore della lezione di Pino Pascali. In mostra, oltre alle installazioni, saranno presenti anche venticinque nuovi monumenti "tascabili" dell'artista, anch'essi quanto mai ironici e paradossali.

 

Rouge, di Erwin Olaf , è una patinata partita di calcio che si gioca in una stanza rossa, irreale e straniante, tra giocatori griffati fino ai denti, dalla dubbia identità sessuale ma dall'indubbio crudele cinismo. È la metafora dello sport e delle sue degenerazioni quando tocca le vette più alte. Quasi preveggente, non può non leggersi come spietata fotografia dei "monumenti provvisori" del calcio nostrano e del verminaio nel quale, fino a oggi, hanno pasciuto. In un'atmosfera al contempo kitsch e mélo evocante l'ultimo Fassbinder, i trans-calciatori giocano la loro partita, sgraziati e volgari, in un arengo rosso, drammatico e sanguigno, e nel sangue termina, truccata, anzi, truccatissima e impari. Una colata del liquido, vischiosissimo, investe infatti la forse inconsapevole protagonista, vittima sacrificale dal non più immacolato baby doll bianco. Rouge indaga, con cinica analisi, i cliché dell'esistenza contemporanea e Olaf, visivamente sofisticato e concettualmente destabilizzante, si conferma artista onnivoro. Da un lato si nutre del glamour del mondo della moda e attinge dal gioco al ribasso dei settimanali rosa, dall'altro pesca a piene mani dall'immaginario visivo elaborato da secoli di arte e da cent'anni di cinema: dal caleidoscopico barnum felliniano alle rarefatte ed esangui atmosfere di Visconti, passando per i paradossi visivi di Lynch.

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