Milano 29 novembre 2006 – Il Ponte dell’8 dicembre segna ufficialmente l’inizio della stagione sciistica: migliaia di italiani, infatti, partiranno per il tradizionale weekend sulla neve. Ma siamo davvero sicuri che la località montana scelta disponga di aree sciabili con una segnaletica a norma? A un anno di distanza dall’entrata in vigore dei Decreti previsti dalla legge 363/2003 relativa alle norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali, le località sciistiche si sono davvero adeguate alla normativa vigente?
L'UNI - Ente Italiano di Unificazione - ha elaborato una serie di norme tecniche relative alla segnaletica che deve essere apposta sulle piste e alle attrezzature per la pratica degli sport invernali. UNI ha, inoltre, messo a disposizione del Ministero delle Infrastrutture un sistema completo di segnalazione elaborato da un Gruppo di lavoro - costituito da rappresentati degli operatori di settore, delle province e delle regioni più interessate e della Federazione Italiana Sport Invernali.
CARTELLI SEGNALETICI PER LE PISTE
I gestori degli impianti di risalita sono obbligati per legge a installare specifici segnali sulle piste da sci che indichino, in maniera corretta e visibile, pericoli e divieti. I cartelli – una trentina circa, destinati all’informazione del pubblico - devono avere forma, dimensioni, altezza dal suolo, colori, segni grafici corrispondenti alle norme UNI proprio per rendere più facile l’apprendimento e la memorizzazione delle varie informazioni.
Le norme UNI prevedono, infatti, che i cartelli indicatori - così come accade per i segnali stradali - siano facilmente riconoscibili e abbiano forme e colori prestabiliti.
I cartelli, a seconda del messaggio, sono suddivisi in segnali di:
· pericolo (triangolari con fondo giallo) che indicano: strettoia, incrocio, crepaccio, cannone sparaneve, dosso, cunetta, mezzo battipista…
· divieto (rotondi) che indicano: il divieto di camminare sulla pista da sci, usare la slitta, usare lo snowboard, sciare nel bosco…
· obbligo (rotondi) che indicano: utilizzo del casco per i ragazzi al di sotto di 14 anni….
· informazione (rettangolari/quadrati) che indicano: pronto soccorso, pista da snowboard, sentiero invernale, difficoltà della pista…
Le piste da sci devono, inoltre, essere classificate in base al grado di difficoltà che deve essere chiaramente indicato all’inizio e dove ci sono diramazioni o incroci della pista, con cartelli rotondi dei seguenti colori:
· blu: piste facili (la pendenza non può superare il 25%, se non in brevi tratti su terreno aperto);
· rosso: piste di media difficoltà (pendenza non superiore al 40%);
· nero: piste difficili (con pendenze superiori al 40%).
I CASCHI PROTETTIVI
Dallo scorso 2 marzo 2006 un Decreto del Ministero della Salute ha stabilito che i caschi protettivi -che i ragazzi al di sotto dei 14 anni di età devono obbligatoriamente indossare durante la pratica dello sci alpino e dello snowboard - sono quelli conformi alla norma tecnica UNI EN 1077:1998.
I “caschi sicuri”, conformi alla norma tecnica, si riconoscono perché marcati con l'indicazione EN 1077, oltre che con la sigla CE. La norma UNI EN 1077:1998 stabilisce i requisiti di costruzione e i corrispondenti metodi di prova del “casco sicuro”:
· l'ampiezza del campo visivo: pari ad almeno 210° in orizzontale e 70° in verticale;
· la capacità di assorbimento degli urti: il casco deve sopportare un impatto alla velocità di 20 km/h;
· la resistenza alla penetrazione di oggetti appuntiti: la prova consiste nel verificare che un punzone con punta di mezzo millimetro, percosso con un peso di 3 kg che cade dall’altezza di 75 centimetri, non perfori il casco fino ad arrivare a toccare la testa. La prova viene effettuata in 3 punti diversi del casco.
· l’estensione minima della zona cranica coperta dal casco
· la capacità del casco di non sfilarsi con l’urto. La prova consiste nel verificare che un casco allacciato saldamente non si sfili se sottoposto alla trazione di un peso di 10 kg che cada per 17,5 cm tramite un cavo agganciato alla parte posteriore del casco stesso.
· la larghezza del sottogola: deve essere almeno di 15 centimetri e non deve avere la mentoniera.
La norma UNI EN 1077 fornisce anche delle utilissime raccomandazioni per l’uso: il casco deve sempre essere regolato in modo da adattarsi a chi lo indossa, deve essere indossato propriamente (non spinto indietro sulla nuca, per esempio) e deve essere sostituito dopo ogni urto violento.
OCCHIALONI DA SCI
Per garantire sicurezza e comfort allo sciatore, che sia in erba o esperto, UNI ha pubblicato la norma UNI EN 174 “protezione personale degli occhi - maschere per lo sci da discesa che si applica a tutte le maschere utilizzate per la protezione degli occhi durante lo sci e la pratica dello snowboard.
Come ogni prodotto sicuro, gli occhialoni a norma devono rispettare alcuni requisiti di sicurezza e prestazione, cioè:
· devono essere privi di bordi o rifiniture taglienti, onde evitare traumi all’utilizzatore;
· devono essere provvisti di una fascia elastica regolabile che garantisca il corretto posizionamento sul retro del capo;
· i materiali adottati devono essere atossici ed anallergici, per evitare ogni tipo di reazione cutanea a chi indossa gli occhialoni;
· il materiale a contatto con il viso dovrà essere morbido e flessibile tanto da non creare disagi.
Gli occhialoni sicuri sono riconoscibili dalla marcatura CE e dalle informazioni fornite dal fabbricante che devono riportare, per esempio, il numero e la data della norma applicata, il nome e/o il marchio del fabbricante, le istruzioni per l’uso, la manutenzione e la pulizia.
ATTREZZATURA DA SCI
Anche per altre attrezzature da sci esistono delle norme tecniche che garantiscono la sicurezza, la durata e la qualità delle prestazioni:
- protezioni paraschiena: sono leggeri "scudi" articolati, s’indossano sotto la giacca a vento, e garantiscono l'assorbimento degli urti nonché la copertura di una certa percentuale della schiena. I paraschiena sono sottoposti a prove di impatto, taglio e solo se rispettano le caratteristiche stabilite dalla norma tecnica UNI EN 1621-2:2004 garantiscono veramente la protezione.
- Scarponi: una norma internazionale (ISO 5355:2005) stabilisce le caratteristiche della punta e del tacco (dimensioni spessore, larghezza, raggio di curvatura e addirittura grado di “rugosità” della suola) affinché si incastrino perfettamente con l’attacco dello sci. Bisogna infatti essere assolutamente certi che in caso di caduta con torsione della gamba lo scarpone si sganci immediatamente dall’attacco.
- Racchette da sci: devono garantire la resistenza e la deformazione in caso di urto e cadute rovinose. L’impugnatura ergonomia, inoltre, deve prevenire traumi alle mani e il puntale deve fare presa sul ghiaccio senza tuttavia procurare ferite in caso di impatto con il corpo. (La norma di riferimento è la ISO 7331:2005)
- Snowboard: sebbene siano attrezzi semplici, è importante che i sistemi di sicurezza – quali aggancio tra tavola e attacchi e tra scarponi e attacchi - abbiano precise caratteristiche che rispettino quanto stabilito dalle norme: la resistenza e il corretto funzionamento alle basse temperature, le istruzioni per il montaggio e l’uso. (La norma di riferimento è la ISO 14573)
ABBIGLIAMENTO ANTIFREDDO E GIACCHE A VENTO A NORMA
UNI, da sempre attenta anche al comfort dei consumatori, ha redatto la norma UNI EN 342:2004 relativa a "Indumenti di protezione – Completi e capi di abbigliamento per la protezione contro il freddo" ponendo l’attenzione sull’isolamento termico, che rappresenta la proprietà principale per questo genere di indumento. Questo valore è misurato sull’intero completo (per esempio tute composte da due pezzi o tute intere), utilizzando un manichino termico a grandezza naturale e dotato di sensori: ciò permette di verificare in termini realistici l’efficacia dei tessuti di protezione,
oltre che la loro vestibilità, il taglio, la copertura e la forma, tutti elementi che in un indumento destinato ad essere indossato in condizioni particolari risultano di grande importanza pratica.
Anche in questo caso sono previsti valori di riferimento in base ai quali l’indumento è classificato, soprattutto in relazione alla permeabilità all’aria - un fattore determinante da considerare in riferimento alla protezione contro il freddo, alla penetrazione dell’acqua e alla resistenza al valore acqueo.
L’etichettatura prevede il relativo pittogramma, seguito dal numero della norma UNI EN 342, dai valori di isolamento termico, dalla classe di permeabilità all’aria e – facoltativamente – dalla classe di resistenza alla penetrazione d’acqua.
Giacche a vento o "duvet" con l'imbottitura in piuma d'oca, nati come capi tecnici per lo sport, sono entrati ormai da tempo nell'uso quotidiano di adulti e bambini grazie alla loro versatilità e comodità. Data la loro diffusione è importante garantire la qualità del prodotto: proprio per questo motivo UNI ha pubblicato la norma UNI EN 13536:2002 "Articoli manufatti imbottiti con piuma e piumino - Requisiti per il vestiario - Uso normale".
Questa norma specifica i requisiti per i tessuti - esterni, interni e fodera - e per l'imbottitura relativi al vestiario imbottito esclusivamente con piuma e/o piumino.
Secondo la norma, la giacca a vento "ideale" deve rispettare alcune caratteristiche:
- tenuta al passaggio della piuma e del piumino: i tessuti sia interni che esterni non devono lasciar fuoriuscire dall'indumento piume o piumini;
- repellenza all'acqua: il tessuto esterno deve far scivolare via l'acqua per evitare che l'imbottitura e l'utilizzatore si bagnino;
- solidità del colore rispetto allo sfregamento, al lavaggio, al sudore e alla luce: i tessuti interni ed esterni non devono alterarsi con l'uso e la cura del capo).
Il materiale per l'imbottitura - cioè la piuma o il piumino - dovrà essere pulito ed igienizzato prima di confezionare il prodotto.
Qualunque sia il tipo di lavaggio previsto per il capo d’abbigliamento (ad acqua o a secco), la variazione dimensionale media in larghezza o in lunghezza dello stesso non dovrà essere maggiore del 2% e - dopo aver effettuato il lavaggio - il prodotto dovrà mantenere i valori di repellenza all’acqua e di tenuta alla piuma e al piumino.
Inoltre, il capo d'abbigliamento finito dovrà essere etichettato con i seguenti dati:
- il numero della norma di riferimento;
- la composizione dei tessili (ad esempio cotone, nylon, ecc.);
- la composizione dell’imbottitura;
- il marchio di fabbrica;
- le istruzioni d'uso e di manutenzione del capo (come ad esempio lavaggio a secco o ad acqua).
per maggiori informazioni: AdnKronos Comunicazione
Federica Colombo
Federica.colombo@adnkronos.com
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Tel. 0270024471
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