Pagine

lunedì 26 marzo 2007

In calo le medicine sintetiche: dalla natura l'hi-tech dei farmaci


Per due prodotti su tre il principio attivo è vegetale o animale
Dall'81 a oggi uno solo può dirsi figlio di un calcolatore o della biotecnologia




 Dalla natura l'hi-tech dei farmaci In calo le medicine sintetiche ROMA - Investiamo nelle biotecnologie, costruiamo nuove molecole al computer, sogniamo la farmacogenomica. Eppure, andando a contare le etichette fra gli scaffali delle farmacie, uno studioso americano ha trovato che tre farmaci su quattro ci arrivano dalla natura.

Piante, animali e invertebrati che vivono sul fondo del mare sono state la fonte d'ispirazione diretta o indiretta (tramite ottimizzazioni operate in laboratorio) del 73 per cento di tutti i farmaci introdotti negli ultimi 25 anni. Secondo David Newman, direttore del dipartimento Prodotti naturali del National Cancer Institute americano e autore dello studio pubblicato sul numero del 23 marzo del Journal of Natural Products, "l'avvento di nuove tecniche di chimica combinatoria negli anni '90 ha spinto molte industrie farmaceutiche a cambiare metodo di ricerca".

Anziché cacciare nuove potenziali medicine all'aria aperta o sotto il mare, i chimici hanno cercato ispirazione dentro ai loro computer. "Il risultato - prosegue il ricercatore - è che non abbiamo mai avuto così pochi farmaci innovativi nella filiera di produzione". Nel 2004 si è toccato il record negativo di sempre: solo 25 nuove medicine hanno completato l'iter delle ricerche, dei test e dei controlli per approdare sul banco delle farmacie.

È il dato più basso degli ultimi 24 anni. Un solo prodotto dal 1981 a oggi (un farmaco contro il tumore della pelle) può dirsi figlio esclusivo dei circuiti di un calcolatore e della biotecnologia. "Non è difficile capire perché - spiega Newman - e con la nostra ricerca vogliamo dimostrare che bisogna estendere, non ridurre, l'esplorazione della natura come fonte di nuovi principi attivi".

La scoperta dell'aspirina (derivata dalla corteccia del salice) e dell'artemisinina (principio ricavato dalla pianta dell'artemisia e scoperto in Cina, attualmente il farmaco più efficace per tentare di curare i 300 milioni di persone colpite ogni anno dalla malaria) sono forse i blasoni più importanti della "Farmacia Natura".

Ma non è neanche all'erboristeria che Newman vuole tornare. "Perché dal salice alla pasticca di aspirina ci sono processi di lavorazione chimica assai importanti" precisa Carlo Patrono, farmacologo dell'università La Sapienza di Roma. E solo 5 nuovi farmaci su cento dal 1981 a oggi - secondo l'analisi di Newman - possono dirsi frutti "puri" della natura.

La maggior parte degli altri (quasi un medicinale su due) subisce processi di modificazione o purificazione in laboratorio o sfrutta batteri modificati geneticamente per sintetizzare sostanze utili all'uomo (come nel caso dell'insulina). Quel che conta, secondo il ricercatore, è l'ispirazione: "Nessun chimico avrebbe mai pensato di creare la molecola di un prezioso anticancro come il taxolo senza averla prima osservata nella pianta del tasso".

Per mantenere alto il numero di medicine innovative non basta affidarsi alle capacità di analisi di un computer. Il motore di Big Pharma marcia anche a forza di veleno di lumaca di mare (fonte di un antidolorifico molto più potente della morfina), corteccia di tasso (da dove nasce il taxolo), saliva di lucertola (dalle fauci del mostro di Gila si ottiene un farmaco per il diabete) e cartilagine di squalo (nuova possibile fonte di antitumorali).


Origine: Repubblica

Nessun commento:

Posta un commento