Il superdivo, amatissimo da cronisti e pubblico italiani, a Roma per presentare "The Good Shepherd"
sulle origini del servizio segreto Usa. "E il primo capitolo di una trilogia sull'organizzazione"
Dopo l'agguato della Iena Lucci, che gli sciorina stragi e scandali da Piazza Fontana a Vallettopoli
l'attore sta al gioco e commenta: "Roba forte qui in Italia: buon materiale per film"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
sulle origini del servizio segreto Usa. "E il primo capitolo di una trilogia sull'organizzazione"
Dopo l'agguato della Iena Lucci, che gli sciorina stragi e scandali da Piazza Fontana a Vallettopoli
l'attore sta al gioco e commenta: "Roba forte qui in Italia: buon materiale per film"
di CLAUDIA MORGOGLIONE
ROMA - Lo scorso ottobre, alla Festa del cinema, Robert De Niro ebbe un'accoglienza così calorosa, da sciogliere perfino il suo proverbiale riserbo. A dimostrazione di un rapporto davvero speciale, che lo lega alla città. E che adesso lo porta di nuovo qui, nell'unica tappa europea per presentare la sua opera seconda da regista, The Good Shepherd - L'ombra del potere. Un compendio di storia della Cia dalle origini, all'alba della Seconda guerra mondiale, fino al 1961, col fallimento della Baia dei Porci. Primo capitolo - come annuncia, oggi, il divo - di una trilogia tutta dedicata ai servizi segreti.
E così quando De Niro si presenta, intorno alle 12,30, nel grande e sfarzoso salone dell'hotel St. Regis, gremito di giornalisti, scatta la prevedibile ovazione. Un entusiasmo che non si ferma né di fronte alla perplessità suscitate dal film (che non ha convinto parte della platea di critici), né di fronte alla ormai mitica reticenza della star ("è vero, nelle interviste o conferenze stampa parlo poco"), né di fronte alla sua difesa d'ufficio della Cia: "E' un tipo di organizzazione - spiega - che quando lavora bene non se ne sa nulla, mentre i suoi fallimenti sono sotto gli occhi di tutti. Ma è comunque qualcosa di utile al Paese".
Insomma: i cronisti che, con le loro domande in senso lato "politiche", tentano di fargli dire qualcosa di sinistra, restano delusi. L'unico a riuscire a smuovere in qualche modo l'aplomb del divo è la Iena Enrico Lucci. Che sciorina all'attore il lungo elenco di misteri nostrani irrisolti, da piazza Fontana alla P2, aggiungendo tangentopoli, calciopoli e vallettopoli. "Roba forte, quella che avete qui in Italia - commenta De Niro - in effetti se ne potrebbero ricavare parecchi film: anche se sperimentarlo sulla propria pelle tanto fantastico non deve essere stato. Ma sono sicuro che qui ci sono tanti registi che sarebbero in grado di farne qualcosa...".
E' questo, forse, l'aneddoto più divertente di una trasferta italiana che definire mordi e fuggi, è poco: la star atterra nella capitale d'Italia intorno alle 6, accompagnato dalla moglie Grace e dal figlio Elliot, e riparte già in serata. Con destinazione Los Angeles, dove sta interpretando - come lui stesso racconta - "un produttore hollywoodiano sul set di What just happened, regia di Barry Levinson".
Eppure, malgrado l'abituale assenza di loquacità, De Niro, ai giornalisti romani che pendono dalle sue labbra, qualcosa comunque la dice. Ad esempio annuncia che The Good Shepherd - nelle sale dal 20 aprile, con distribuzione Medusa, nella versione originale di due ore e 40 minuti - avrà due seguiti, sempre centrati sulla Cia: uno sarà ambientato tra il 1961 e il 1989, con la Caduto del Muro; l'altro dall'89 ai nostri giorni. A dimostrazione di quella sua "ossessione" per il servizio segreto più celebre del mondo: "Sono anni, che pensavo di girare un film su questo tema - confessa - anche se volevo ambientarlo in anni più recenti. Film e libri come James Bond o Le Carré, a mio giudizio, non hanno mai chiarito del tutto le cose. Poi ho avuto questa bellissima sceneggiatura di Eric Roth, e ho deciso di dirigerla".
E il risultato è un film ambizioso, che ha per protagonista Matt Damon, figlio di ammiraglio che alla vigilia della Seconda guerra entra nella più esclusiva società segreta americana, Skull and bones. E che poi viene mandato in Europa in missione di controspionaggio, non prima di aver sposato la bella Angelina Jolie. Alla fine del conflitto, è a lui che un generale (interpretato proprio da De Niro) affida il compito di creare, per la prima volta, un vero servizio segreto statunitense: un'impresa che assorbirà il nostro eroe completamente. Fino a quando si troverà a scegliere tra fedeltà alla patria e amore familiare.
Uno squarcio su un universo oscuro, ovviamente complicato, "simile alla mafia per il culto della segretezza", spiega il regista. E di cui, mai come in quest'epoca, si parla tantissimo: "La Cia, dopo l'11 settembre, è sempre nell'occhio del ciclone - prosegue De Niro - i riflettori sono tutti puntati sul nostro Paese". Eppure lui, il grande Bob, si è sentito spiato altrove: "Solo la prima volta che sono andato in Russia - rivela - ho avuto proprio la sensazione di essere controllato..."
Origine: Repubblica
E così quando De Niro si presenta, intorno alle 12,30, nel grande e sfarzoso salone dell'hotel St. Regis, gremito di giornalisti, scatta la prevedibile ovazione. Un entusiasmo che non si ferma né di fronte alla perplessità suscitate dal film (che non ha convinto parte della platea di critici), né di fronte alla ormai mitica reticenza della star ("è vero, nelle interviste o conferenze stampa parlo poco"), né di fronte alla sua difesa d'ufficio della Cia: "E' un tipo di organizzazione - spiega - che quando lavora bene non se ne sa nulla, mentre i suoi fallimenti sono sotto gli occhi di tutti. Ma è comunque qualcosa di utile al Paese".
Insomma: i cronisti che, con le loro domande in senso lato "politiche", tentano di fargli dire qualcosa di sinistra, restano delusi. L'unico a riuscire a smuovere in qualche modo l'aplomb del divo è la Iena Enrico Lucci. Che sciorina all'attore il lungo elenco di misteri nostrani irrisolti, da piazza Fontana alla P2, aggiungendo tangentopoli, calciopoli e vallettopoli. "Roba forte, quella che avete qui in Italia - commenta De Niro - in effetti se ne potrebbero ricavare parecchi film: anche se sperimentarlo sulla propria pelle tanto fantastico non deve essere stato. Ma sono sicuro che qui ci sono tanti registi che sarebbero in grado di farne qualcosa...".
E' questo, forse, l'aneddoto più divertente di una trasferta italiana che definire mordi e fuggi, è poco: la star atterra nella capitale d'Italia intorno alle 6, accompagnato dalla moglie Grace e dal figlio Elliot, e riparte già in serata. Con destinazione Los Angeles, dove sta interpretando - come lui stesso racconta - "un produttore hollywoodiano sul set di What just happened, regia di Barry Levinson".
Eppure, malgrado l'abituale assenza di loquacità, De Niro, ai giornalisti romani che pendono dalle sue labbra, qualcosa comunque la dice. Ad esempio annuncia che The Good Shepherd - nelle sale dal 20 aprile, con distribuzione Medusa, nella versione originale di due ore e 40 minuti - avrà due seguiti, sempre centrati sulla Cia: uno sarà ambientato tra il 1961 e il 1989, con la Caduto del Muro; l'altro dall'89 ai nostri giorni. A dimostrazione di quella sua "ossessione" per il servizio segreto più celebre del mondo: "Sono anni, che pensavo di girare un film su questo tema - confessa - anche se volevo ambientarlo in anni più recenti. Film e libri come James Bond o Le Carré, a mio giudizio, non hanno mai chiarito del tutto le cose. Poi ho avuto questa bellissima sceneggiatura di Eric Roth, e ho deciso di dirigerla".
E il risultato è un film ambizioso, che ha per protagonista Matt Damon, figlio di ammiraglio che alla vigilia della Seconda guerra entra nella più esclusiva società segreta americana, Skull and bones. E che poi viene mandato in Europa in missione di controspionaggio, non prima di aver sposato la bella Angelina Jolie. Alla fine del conflitto, è a lui che un generale (interpretato proprio da De Niro) affida il compito di creare, per la prima volta, un vero servizio segreto statunitense: un'impresa che assorbirà il nostro eroe completamente. Fino a quando si troverà a scegliere tra fedeltà alla patria e amore familiare.
Uno squarcio su un universo oscuro, ovviamente complicato, "simile alla mafia per il culto della segretezza", spiega il regista. E di cui, mai come in quest'epoca, si parla tantissimo: "La Cia, dopo l'11 settembre, è sempre nell'occhio del ciclone - prosegue De Niro - i riflettori sono tutti puntati sul nostro Paese". Eppure lui, il grande Bob, si è sentito spiato altrove: "Solo la prima volta che sono andato in Russia - rivela - ho avuto proprio la sensazione di essere controllato..."
Origine: Repubblica
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