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giovedì 29 novembre 2007

Punto-informatico: Steve Jobs batte Bill Gates

Steve Jobs batte Bill Gates


Roma, giovedì 29 novembre 2007 - Steve Jobs è l'uomo d'affari più influente del mondo. Stracciati Murdoch, Brin e Page di Google, e l'arcirivale di sempre, l'ex CEO di Microsoft Bill Gates. Lo dice la rivista Fortune, che ha stilato una classifica sui 25 businessman "più potenti" scegliendoli in base alla loro capacità di segnare tendenze e introdurre novità nei rispettivi settori.

Una vignetta satirica che ironizza sul potere di Steve Jobs nel decidere le sorti della musica online Non sono bastati gli investimenti di Murdoch, che si è comprato MySpace per una miseria (appena 600 milioni di dollari contro i 15 miliardi di valore stimato per Facebook) e ha anche messo le mani sul Wall Street Journal. Non sono bastati neppure i numeri di Google per piazzare i suoi creatori in cima alla montagna. Certo, nessuna sconfitta è più amara di quella di Gates, relegato al settimo posto dopo l'addio allo scettro di comando di Microsoft.

A premiare Steve è stato il suo eclettismo: prima la nascita di Apple, che con Apple II lanciò l'idea del personal computer. Poi Macintosh, che introdusse l'interfaccia grafica come la si conosce oggi. Poi l'avventura Pixar, che l'ha trasformato nel principale creatore di contenuti per il colosso Disney, di cui è anche divenuto azionista di maggioranza. E infine il ritorno alla Apple, dove con iTunes, iMac e iPod ha riportato in vita l'azienda e cambiato il corso della storia della musica, del cinema, della televisione e dei gadget elettronici.Oggi Steve Jobs è in grado di fissare l'agenda in ben cinque diversi settori degli affari: computer, cinema, musica, vendite al dettaglio e persino nella telefonia mobile. La sua discesa in campo in ognuno di questi comparti ha costretto la concorrenza a rivedere le proprie strategie se non addirittura ad uniformarsi a quelle dell'iCEO.

Per Brent Schlender, Jobs è l'unico capace di "coniugare in un unico dispositivo di successo i desideri degli utenti, unendo assieme chip, dischi, plastica e software, e poi promuovendo il risultato con le sue doti da istrione e il suo marchio affascinante".

Ma soprattutto, spiega Geoff Colvin sulle pagine di Fortune, Jobs è il più illustre rappresentate di una nuova generazione di grandi capi: quelli che non controllano la propria azienda con la forza bruta, ma trasformano le intelligenze dei propri collaboratori nel proprio successo. Non c'è bisogno di spaventare gli avversari con azioni muscolari o acquisizioni selvagge: basta la propria esperienza e i successi accumulati a farlo.

Luca Annunziata

fonte: http://punto-informatico.it/p.aspx?id=2127840

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