RITORNO AL MEDIO EVO
Ho letto non senza stupore l'intervento di Claudio Risè, che attribuisce i recenti episodi di violenza familiare interamente all'aborto: A suo dire, la legalizzazione dell'aborto "E' il nullaosta alla violenza. A quel punto l'uccisione è accanto a te come un'opzione praticabile" , (Cristiano Gatti, il parere dell'esperto," Il Giornale" sabato 22 dicembre pag. 28-29).
Il problema è che tra famiglia ideale, come presentata da questi neoconservatori integralisti, e famiglia reale c'è uno iato incolmabile, che quando si svela nella sua realtà può provocare amari risvegli. E quanto più si suona la gran cassa su una famiglia unica, eterna e immutabile, e maggiori danni si compiono, proprio nelle situazioni che si pretenderebbe di sanare.
Penso che una rigidità simile provochi reazioni inqualificabili e che questi atteggiamenti favoriscano il ritorno ai cucchiai d'oro di triste memoria, ossia al dramma degli aborti clandestini.
Attribuire la complessità di un fenomeno così articolato come la violenza in famiglia a questo fattore è ottuso e di corto respiro e si pone sullo stesso piano dell'atteggiamento clericale, più retrivo e infondato, che sostiene che l'aids si cura con l'astinenza e la fedeltà coniugale.
La pratica dell'aborto è sempre esistita, solo che prima della legalizzazione era associata alla clandestinità, a luoghi oscuri, sporchi, dove si lucrava sulla sofferenza, la disperazione delle donne e sulla loro libertà-impossibilità di scelta. Questo immaginario da streghe e fattuchiere è stato sostituto dalla dignità di un atto medico, regolato dalla legge.
Ora si vuole tornare indietro, e non è un caso che Maurizio Ferrara abbia proposto una moratoria per l'aborto, per sostenere i centri antiabortisti. (Anna Garibaldi: Ferrara in "dieta" anti aborto. Sperando nel sì di Walter, Il Corriere della sera 22 dicembre 2007 pag. 14) Ferrara strizza l'occhio addirittura a Veltroni e intanto incassa subito l'incondizionato entusiasmo dal giornale dei vescovi, l'Avvenire. Evidentemente siamo di fronte a un attacco che vede insieme destra e forze clericali unite nel tentativo di scardinare la legge sull'aborto. In gioco però c'è la libertà della donna di scegliere, contare, mentre la si vuole ributtare nella dipendenza da una naturalità che la schiaccia, la stessa che la tiene lontana dall'accesso alle gerarchie clericali.
Cordialmente Paolo Tranchina, psicologo analista, Firenze
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Paolo Tranchina <tranteo@cosmos.it>
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