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sabato 1 dicembre 2007

Benedetto XVI, la seconda enciclica "Illuminismo e marxismo speranze fallite"

Resi noti i contenuti della "Spe Salvi" centrata su libertà, ragione e politica. "La ragione deve vincere sull'irrazionalità, ma non può essere staccata da Dio". Il Papa parla anche di scienza e torna a condannare eutanasia e teoria della Liberazione. "Cristo non era un combattente". E fa una "autocritica del cristianesimo moderno"


 Benedetto XVI, la seconda enciclica ROMA - Marxismo e illuminismo sono "speranze terrene fallite", la ragione "staccata da Dio" e la scienza "senza etica" non redimono l'uomo. Sono alcuni punti della seconda enciclica di Benedetto XVI "Spe salvi" resi noti oggi dalla Santa Sede.

Un testo tutto centrato sul rapporto tra libertà, ragione e politica. Benedetto XVI imputa alla filosofia successiva a Francis Bacone di aver trasferito alla teologia il "collegamento tra scienza e prassi", così che la fede è stata spostata sul piano privato e ultraterreno, ed è diventata irrilevante per il mondo: la "crisi della fede è soprattutto crisi della speranza cristiana" , soppiantata dalla fede nel progresso e dalla ideologia del progresso.

L'enciclica accenna quindi ai due "grandi temi 'ragione' e 'liberta, per rilevare che "la vittoria della ragione sull'irrazionalità è anche uno scopo della fede cristiana" ma che la ragione non può essere "staccata da Dio" e che "la ragione del potere e del fare" non può essere considerata "già la ragione intera". La "ragione diventa veramente umana - rimarca il Pontefice - solo se è in grado di indicare la strada alla volontà, e di questo è capace solo se guarda oltre se stessa".

Se la ragione non è in grado di "guardare oltre se stessa", "la situazione dell'uomo, nello squilibrio tra capacità materiale e mancanza di giudizio del cuore, diventa una minaccia per lui e per il creato".

Per quanto riguarda poi la libertà, "bisogna ricordare che la libertà umana richiede sempre un concorso di varie libertà" e che "questo concorso non può riuscire se non è determinato da un comune intrinseco criterio di misura, che è fondamento e meta della nostra libertà". Detto "in un modo molto semplice", sintetizza il Papa, "l'uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza". E un '''regno di Diò realizzato senza Dio, un regno quindi dell'uomo solo, si risolve inevitabilmente nella 'fine perversa' di tutte le cose descritta da Kant".

Nell'enciclica il Papa parla anche del Giudizio universale. Esiste il Giudizio Finale di Dio e non sarà quello dell'iconografia "minacciosa e lugubre" dei secoli scorsi, ma nemmeno un colpo di spugna "che cancella tutto"; esso chiamerà "in causa le responsabilità" di ciascun uomo. Ratzinger riafferma l'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno e lega il motivo della speranza cristiana (il filo conduttore del testo) proprio alla giustizia divina.

Anzi, Benedetto XVI afferma che proprio "la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna".

"E' impossibile infatti che l'ingiustizia della storia sia l'ultima parola ", afferma in uno dei passaggi più forti della lettera.

"La grazia - spiega ancora Ratzinger- non esclude la giustizia...I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato".


Origine: Repubblica

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