Google cataloga i dati proprio come la mente umana.
Il celebre motore di ricerca cerca le informazioni in modo simile al nostro cervello. E il suo studio può essere utile per indagare anche i meccanismi della memoria.
Repubblica - Google? Non ha inventato nulla. Altro che sofisticati e segretissimi algoritmi: il motore di ricerca più famoso al mondo sfrutta in realtà lo stesso modo di catalogare le informazioni del nostro cervello. Lo hanno dimostrato i ricercatori dell'università californiana di Berkeley con uno studio pubblicato dalla rivista Psychological Science.
"La nostra memoria per le parole può essere rappresentata come una rete - spiega Tom Griffiths, autore dello studio - in cui ogni nodo rappresenta una differente parola, ognuna connessa ad altri termini simili. Abbiamo voluto capire se la facilità con cui il cervello richiama le parole è simile al modo con cui i siti web vengono catalogati dall'algoritmo di Google, cioè dal numero di connessioni che portano a uno stesso sito".
Dai test eseguiti risulta che PageRank, l'algoritmo di Google, è quello che imita meglio il modello umano rispetto agli altri motori di ricerca: "questo suggerisce - spiega il ricercatore - che gli studi sulla memoria umana possono essere migliorati tenendo conto dai trucchi di PageRank, e viceversa".
Proprio da osservazioni fatte sul cervello umano nascerà a metà del prossimo anno un motore di ricerca per immagini, che sta sviluppando Chris Woodbeck, un ricercatore dell'università canadese di Ottawa.
L'algoritmo è già coperto da brevetto, e potrebbe essere il primo tentativo efficace di catalogare e riconoscere contenuti multimediali. "Il cervello è molto 'parallelo' - spiega Woodbeck - e riesce a fare un sacco di cose contemporaneamente. Lo stesso si può dire per i processori grafici: facendo in modo che il processore faccia le stesse cose del cervello si possono elaborare e catalogare le informazioni visive molto più efficacemente".
"La nostra memoria per le parole può essere rappresentata come una rete - spiega Tom Griffiths, autore dello studio - in cui ogni nodo rappresenta una differente parola, ognuna connessa ad altri termini simili. Abbiamo voluto capire se la facilità con cui il cervello richiama le parole è simile al modo con cui i siti web vengono catalogati dall'algoritmo di Google, cioè dal numero di connessioni che portano a uno stesso sito".
Dai test eseguiti risulta che PageRank, l'algoritmo di Google, è quello che imita meglio il modello umano rispetto agli altri motori di ricerca: "questo suggerisce - spiega il ricercatore - che gli studi sulla memoria umana possono essere migliorati tenendo conto dai trucchi di PageRank, e viceversa".
Proprio da osservazioni fatte sul cervello umano nascerà a metà del prossimo anno un motore di ricerca per immagini, che sta sviluppando Chris Woodbeck, un ricercatore dell'università canadese di Ottawa.
L'algoritmo è già coperto da brevetto, e potrebbe essere il primo tentativo efficace di catalogare e riconoscere contenuti multimediali. "Il cervello è molto 'parallelo' - spiega Woodbeck - e riesce a fare un sacco di cose contemporaneamente. Lo stesso si può dire per i processori grafici: facendo in modo che il processore faccia le stesse cose del cervello si possono elaborare e catalogare le informazioni visive molto più efficacemente".
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