Rete accessibile, l'Italia è indietro.
Ecco gli esclusi dal digital divide.
Gli utenti internet in età matura sono in crescita in molti Paesi.
Da noi rimangono molte barriere, dalla usabilità ai servizi offerti.
Da noi rimangono molte barriere, dalla usabilità ai servizi offerti.
Repubblica ROMA - Rete? Non è ancora sinonimo di accessibilità. Se è vero che in molti paesi i "silver surfer" - gli utenti internet di età avanzata - sono in netta crescita, il panorama presenta anche diverse ombre. In Italia il gap fra chi naviga abitualmente e chi invece è tagliato fuori da questo universo è ancora profondissimo. L'altra faccia del mondo connesso, quella che spesso rimane nascosta, è isolata per un problema di infrastrutture, ma soprattutto culturale e sociale. "Internet cresce anche fra le fasce di età avanzate ma per gli over-65 siamo ancora a cifre molto basse", dice Paolo Zocchi, docente alla facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università La Sapienza di Roma e consulente del ministro per gli Affari Regionali Linda Lanzillotta. Autore di "Internet, la democrazia possibile: come vincere la sfida del digital divide" (2003) e "L'innovazione tradita" (2005) conosce bene il problema e non vede facili soluzioni.
Il divario in Italia, spiega, è più ampio rispetto ad altre realtà e a risentirne di più sono proprio gli anziani, che vivono soli e isolati. "Appena sono fuori dal mondo del lavoro, scompaiono. E non è solo una questione di banda larga: non si può pensare che una volta messo un cavo tutto sia risolto. E' un problema di motivazione e bisogni", dice Zocchi. La resistenza psicologica, più volte additata come deterrente numero uno, viene meno nel momento in cui si capiscono i benefici che dalla rete si possono ricavare: dal pagare la bolletta senza fare la fila, allo scambio di foto con il figlio che magari vive in America.
Quello che manca, secondo Zocchi, è un sistema di assistenza "sociale". "Le singole iniziative dei comuni o dei volenterosi vanno bene ma non sono risolutive. Bisogna mettere in piedi operazioni sistematiche". In pratica? "Penso ad un sistema di 'network angels', ad esempio, che siano disponibili ad aiutare a risolvere i problemi di accesso per chi muove i primi passi in questo mondo, che siano in grado di intercettare gli utenti 'senior' in luoghi per loro facili e stabiliscano con loro un legame di fiducia. Qualcuno che si possa chiamare ogni volta che si ha un intoppo, a partire dal cavo che si stacca dal muro; che non perda la pazienza e sia un referente cui ci si può rivolgere sempre, per non sentirsi abbandonati". Ma un'idea del genere è davvero realizzabile? "Siamo ancora in fase embrionale ma la stiamo studiando, cercando accordi con altri ministeri, con le regioni e gli enti locali. E' da lì che si deve partire, in modo capillare".
A tenere lontani dalla rete i potenziali 'silver surfer' nostrani c'è anche un problema di costi. Chi non vive con la famiglia, con figli, difficilmente ha a disposizione un computer. Poi ci altre difficoltà, che possono essere di apprendimento, di lettura e scrittura: in media gli anziani compiono cinque errori digitando contro uno dei giovani. Eppure sapersi muovere nel web può diventare un balsamo per anima e mente. "La rete tiene in allenamento le funzioni cognitive e la curiosità intellettuale dell'anziano. Permette di rimanere al passo con l'avanzare della società mantenendo una maggiore autonomia. Chat e forum aumentano i contatti sociali, fanno nascere nuove relazioni. E coltivare le proprie passioni online contrasta la sensazione di diventare vecchi e di perdita di contatti e salute" spiegano Gianni Lanari e Barbara Rossi, psicoterapeuti e, rispettivamente, presidente e presidente onorario del Centro Italiano sviluppo Psicologia di Roma, che studia da vicino internet.
Tutto, certo, se si riescono a superare gli ostacoli della scarsa accessibilità di molti siti e lo shock che provoca in chi è a digiuno di inglese e "webbese" l'impatto con browser e affini. Molti portali hanno ancora grossi problemi di usabilità: "Internet non è accessibile proprio a chi ne avrebbe più bisogno. Non è solo un discorso anagrafico, ma di stile di vita" ammette Anna Bianco, presidente di Eldy. org, un'associazione nata per avvicinare le persone in età matura alle nuove tecnologie con l'obiettivo di farle "diventare uno strumento di inclusione e miglioramento sociale", come si legge nella presentazione del sito. "Ci sono settantenni che in chat ci stanno benissimo, cercano nuovi stimoli e contatti. E' fondamentale per loro, li mantiene in gioco". Ma gli altri, quelli che si spaventano solo a sentirlo nominare internet? "Vanno aiutati, facilitandogli l'accesso e facendoli anche divertire in rete". Un aiuto lo dà proprio il software creato da Eldy, che permette di entrare in rete guidati da percorsi di navigazioni intuitivi.
Una volta scaricatolo gratuitamente dal sito, sullo schermo del computer si visualizzano sei grossi bottoni per altrettante funzioni base: dalla posta elettronica alle foto, dalla "passeggiata in internet" alle "chiacchiere", dagli appunti al meteo. Tutto rigorosamente in italiano, con caratteri grandi e contrasti cromatici per facilitare chi ha problemi di vista. "La mia esperienza è che molte persone in età matura hanno voglia di capirci qualcosa, sono curiosi ma rimangono fuori perché considerano internet una cosa difficile. Ma quando cominciano ad usarlo, la voglia cresce parallelamente all'autostima. Non si sentono più esclusi" dice ancora Bianco. E internet per loro diventa non solo un luogo di ritrovo, ma di aggiornamento, di condivisione delle proprie conoscenze, di assistenza, di partecipazione alla vita comunitaria.
Proprio l'inclusione sociale è uno dei vantaggi più preziosi avvertito dai neofiti del web in età matura. Ne è convinta Sonia Stefanizzi dell'Università Milano-Bicocca, che insieme a Giulio Martinotti ha condotto uno studio sugli over-65 che hanno partecipato al progetto Internet Saloon, una delle iniziative pilota di alfabetizzazione informatica sponsorizzata a Milano da Microsoft. Il campione dello studio era altamente selezionato: persone bene inserite socialmente, con alle spalle professioni di livello alto, 67 anni di età in media. Eppure la risposta che hanno dato è esemplare: "Per il 53 per cento degli intervistati il vantaggio maggiore ricavato da questa esperienza era il sentirsi maggiormente integrati nella società", spiega Stefanizzi.
Un bisogno che la dice lunga e che non andrebbe ignorato. "Io però non mi sento particolarmente ottimista", ammette Paolo Zocchi, che non vede all'orizzonte grossi miglioramenti. "Ci vuole una visione diversa, che colga l'opportunità come già succede in altri paesi - Finlandia, Svezia e Stati Uniti in testa - dove le persone mature sono incentivate a rientrare nel mondo del lavoro, a rimettersi in gioco, perché sono considerate produttive; da noi questo non succede". Internet, a questo proposito, gioca un ruolo importante perché è una leva di sviluppo sociale. Finora le politiche hanno inseguito soprattutto i giovani; la sfida ora è aggiustare il tiro anagrafico, offrendo servizi per le fasce d'età alte della popolazione, sempre più numerose e destinate a continuare la loro ascesa. Ci riusciremo? "E' una bella sfida" conclude Raffaele Pastore del Censis: "anch'io sono curioso di vedere come andrà a finire".
Il divario in Italia, spiega, è più ampio rispetto ad altre realtà e a risentirne di più sono proprio gli anziani, che vivono soli e isolati. "Appena sono fuori dal mondo del lavoro, scompaiono. E non è solo una questione di banda larga: non si può pensare che una volta messo un cavo tutto sia risolto. E' un problema di motivazione e bisogni", dice Zocchi. La resistenza psicologica, più volte additata come deterrente numero uno, viene meno nel momento in cui si capiscono i benefici che dalla rete si possono ricavare: dal pagare la bolletta senza fare la fila, allo scambio di foto con il figlio che magari vive in America.
Quello che manca, secondo Zocchi, è un sistema di assistenza "sociale". "Le singole iniziative dei comuni o dei volenterosi vanno bene ma non sono risolutive. Bisogna mettere in piedi operazioni sistematiche". In pratica? "Penso ad un sistema di 'network angels', ad esempio, che siano disponibili ad aiutare a risolvere i problemi di accesso per chi muove i primi passi in questo mondo, che siano in grado di intercettare gli utenti 'senior' in luoghi per loro facili e stabiliscano con loro un legame di fiducia. Qualcuno che si possa chiamare ogni volta che si ha un intoppo, a partire dal cavo che si stacca dal muro; che non perda la pazienza e sia un referente cui ci si può rivolgere sempre, per non sentirsi abbandonati". Ma un'idea del genere è davvero realizzabile? "Siamo ancora in fase embrionale ma la stiamo studiando, cercando accordi con altri ministeri, con le regioni e gli enti locali. E' da lì che si deve partire, in modo capillare".
A tenere lontani dalla rete i potenziali 'silver surfer' nostrani c'è anche un problema di costi. Chi non vive con la famiglia, con figli, difficilmente ha a disposizione un computer. Poi ci altre difficoltà, che possono essere di apprendimento, di lettura e scrittura: in media gli anziani compiono cinque errori digitando contro uno dei giovani. Eppure sapersi muovere nel web può diventare un balsamo per anima e mente. "La rete tiene in allenamento le funzioni cognitive e la curiosità intellettuale dell'anziano. Permette di rimanere al passo con l'avanzare della società mantenendo una maggiore autonomia. Chat e forum aumentano i contatti sociali, fanno nascere nuove relazioni. E coltivare le proprie passioni online contrasta la sensazione di diventare vecchi e di perdita di contatti e salute" spiegano Gianni Lanari e Barbara Rossi, psicoterapeuti e, rispettivamente, presidente e presidente onorario del Centro Italiano sviluppo Psicologia di Roma, che studia da vicino internet.
Tutto, certo, se si riescono a superare gli ostacoli della scarsa accessibilità di molti siti e lo shock che provoca in chi è a digiuno di inglese e "webbese" l'impatto con browser e affini. Molti portali hanno ancora grossi problemi di usabilità: "Internet non è accessibile proprio a chi ne avrebbe più bisogno. Non è solo un discorso anagrafico, ma di stile di vita" ammette Anna Bianco, presidente di Eldy. org, un'associazione nata per avvicinare le persone in età matura alle nuove tecnologie con l'obiettivo di farle "diventare uno strumento di inclusione e miglioramento sociale", come si legge nella presentazione del sito. "Ci sono settantenni che in chat ci stanno benissimo, cercano nuovi stimoli e contatti. E' fondamentale per loro, li mantiene in gioco". Ma gli altri, quelli che si spaventano solo a sentirlo nominare internet? "Vanno aiutati, facilitandogli l'accesso e facendoli anche divertire in rete". Un aiuto lo dà proprio il software creato da Eldy, che permette di entrare in rete guidati da percorsi di navigazioni intuitivi.
Una volta scaricatolo gratuitamente dal sito, sullo schermo del computer si visualizzano sei grossi bottoni per altrettante funzioni base: dalla posta elettronica alle foto, dalla "passeggiata in internet" alle "chiacchiere", dagli appunti al meteo. Tutto rigorosamente in italiano, con caratteri grandi e contrasti cromatici per facilitare chi ha problemi di vista. "La mia esperienza è che molte persone in età matura hanno voglia di capirci qualcosa, sono curiosi ma rimangono fuori perché considerano internet una cosa difficile. Ma quando cominciano ad usarlo, la voglia cresce parallelamente all'autostima. Non si sentono più esclusi" dice ancora Bianco. E internet per loro diventa non solo un luogo di ritrovo, ma di aggiornamento, di condivisione delle proprie conoscenze, di assistenza, di partecipazione alla vita comunitaria.
Proprio l'inclusione sociale è uno dei vantaggi più preziosi avvertito dai neofiti del web in età matura. Ne è convinta Sonia Stefanizzi dell'Università Milano-Bicocca, che insieme a Giulio Martinotti ha condotto uno studio sugli over-65 che hanno partecipato al progetto Internet Saloon, una delle iniziative pilota di alfabetizzazione informatica sponsorizzata a Milano da Microsoft. Il campione dello studio era altamente selezionato: persone bene inserite socialmente, con alle spalle professioni di livello alto, 67 anni di età in media. Eppure la risposta che hanno dato è esemplare: "Per il 53 per cento degli intervistati il vantaggio maggiore ricavato da questa esperienza era il sentirsi maggiormente integrati nella società", spiega Stefanizzi.
Un bisogno che la dice lunga e che non andrebbe ignorato. "Io però non mi sento particolarmente ottimista", ammette Paolo Zocchi, che non vede all'orizzonte grossi miglioramenti. "Ci vuole una visione diversa, che colga l'opportunità come già succede in altri paesi - Finlandia, Svezia e Stati Uniti in testa - dove le persone mature sono incentivate a rientrare nel mondo del lavoro, a rimettersi in gioco, perché sono considerate produttive; da noi questo non succede". Internet, a questo proposito, gioca un ruolo importante perché è una leva di sviluppo sociale. Finora le politiche hanno inseguito soprattutto i giovani; la sfida ora è aggiustare il tiro anagrafico, offrendo servizi per le fasce d'età alte della popolazione, sempre più numerose e destinate a continuare la loro ascesa. Ci riusciremo? "E' una bella sfida" conclude Raffaele Pastore del Censis: "anch'io sono curioso di vedere come andrà a finire".
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