L’Accademia dei Cameristi, unica associazione che da anni opera a Bari per dedicare uno spazio esclusivamente alla musica da camera, ieri sera è ritornata ad esibirsi nella suggestiva cornice della Chiesa Vallisa.
Il programma, quantomai impegnativo, ha visto esibirsi al clarinetto Vito Dicintio, al violino Serena Soccoia, al violoncello Gaetano Simone e al pianoforte Viviana Velardi.
La serata si è aperta con il trio (clarinetto, violino e pianoforte) di Aram Khacaturian (1903-1978), compositore armeno che riporta nella sua musica influssi folklorici della sua terra.
Il Trio è un’opera del 1932, particolarmente piena di melodie orientali nel primo e nel terzo movimento, e di elementi jazzistici nel terzo presenti soprattutto nella parte pianistica, a cui si contrappongono le melodie si sapore orientale del violino e del clarinetto in un dialogo intrecciato.
Intensa e trascinante l’esecuzione dei tre giovani musicisti i quali hanno dato una ineccepibile lettura dell’opera attraverso uno stupefacente spettro di finezze coloristiche.
La seconda parte del programma era doverosamente dedicata ad Olivier Messiaen (1908-1992), poiché quest’anno ricorre il centenario della sua nascita.
Il Quartetto per la fine dei tempi per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte del 1941 è un’opera di straordinario valore, alta spiritualità e misticismo.
Solo il titolo dato ai pezzi ne rende l’idea:
Liturgia di cristallo-Vocalizzo per l’Angelo che annuncia la fine dei Tempi-Abisso degli uccelli-Intermezzo-Lode all’Eternità di Gesù-Danza del Furore per le sette trombe-Arcobaleni in disordine per l’Angelo che annuncia la fine dei Tempi-Lode all’immortalità di Gesù.
Il Quartetto si staglia in una posizione isolata nell’orizzonte della modernità musicale, si presenta come la promessa musicale della redenzione intesa come fine del tempo, nato in un’epoca tragica e segnata dalla profonda crisi di valori ed orrori. La musica scaturisce dalla meditazione su un testo religioso, il capitolo X dell’Apocalissi di S.Giovanni.
Il Quartetto, di una suggestione inimitabile, è di grande complessità ritmica, i valori ritmici tradizionali sono presenti solo in alcuni momenti del brano.
Messiaen usa modi ritmici indiani e crea una sua teoria sui valori ritmici, ed un suo linguaggio ritmico speciale:
“il sentimento di un valore breve (la semicroma, ad esempio) e le sue moltiplicazioni libere”; le “forme ritmiche” che sono i valori aggiunti, i ritmi aumentati o diminuiti, i ritmi non retrogradabili, il pedale ritmico. Tutto ciò e tanto altro ci sarebbe da dire su questo meraviglioso pezzo e sulla sua estrema difficoltà che è un banco di prova per gli esecutori riguardo ad insieme, intonazione, tecnica esecutiva.
L’indiscussa qualità degli interpreti, l’eccezionale affiatamento e l’uniformità di intenti interpretativi hanno reso l’esecuzione dell’opera a dir poco impeccabile e a tratti commovente regalando così al pubblico presente in sala momenti di straordinaria intensità.
Successo caloroso e meritato.
Alessandra Stallone
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