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martedì 26 febbraio 2008

Umberto Veronesi: diventeremo tutti bisex

Diventeremo tutti bisex. Parola di Umberto Veronesi

Di Emanuela Dolci

(Moderatamente.com) Roma, 26 febbraio 2008. Diventeremo tutti bisex. Parola di Umberto Veronesi, neo capolista del PD di Veltroni in Lombardia. L'illustre oncologo pronunciò questa ferma convinzione nel corso di una intervista al Riformista prima e al Corriere della sera poi, lo scorso agosto. E, forse, dal suo punto di vista, non aveva tutti i torti. Si vive sempre di più in un mondo promiscuo e per una parte di medici e scienziati questa asserita bisessualità rappresenta una positività: il sesso non è più visto soltanto come il metodo naturale per la procreazione, ma semplicemente un modo per scambiarsi "affetto" e, quindi, poco importa se lo si fa con persone di sesso uguale. "È il prezzo che si paga all'evoluzione naturale della specie. Ed è un prezzo positivo — spiegava nell'agosto scorso Veronesi — perché nasce dalla ricerca della parità dei sessi: negli ultimi vent'anni le donne hanno assunto ruoli sempre più attivi nella società e questo porta con sé un'attenuazione delle differenze sessuali".
Come a voler dire: non ci sono più i maschi e le donne di una volta. Gli uomini, infatti, sono sempre più remissivi. Le donne sempre più combattive soprattutto per conquistarsi un posto in questa società che, nonostante stia diventando sempre più uguale dal punto sessuale, stenta a diventarlo sotto altri aspetti – come il mondo del lavoro, la politica – dove è ancora l'uomo, anche quando non ha i requisiti e le capacità, che la fa da padrone.
Insomma, la parità tanto voluta e desiderata la stiamo raggiungendo sotto l'unico aspetto che forse volevamo restasse invariato. In fondo l'eterosessualità non ci dà fastidio, l'unione tra uomo e donna non dispiace. In fondo le donne gradirebbero maggiore spazio in politica o nel mondo del lavoro dove alcuni ruoli di prestigio sono ancora tabù per l'universo femminile.
E, invece, come se non bastasse arrivano le difficoltà anche in campo sentimentale. Bisogna lottare anche per avere un uomo, un 'vero' uomo. Un tempo quando una donna incontrava una persona interessante si chiedeva: 'ma sarà già impegnato?'. Oggi, triste dirlo ma è così, si chiede 'Ma sarà etero?'.
Per la scienza però è assolutamente positivo. La vita sessuale si evolve, si modifica, si rinnova. E il resto? I figli, la famiglia, i sacrifici insieme alle gioie ed ai piaceri di veder crescere i propri bambini? Che vita hanno in mente queste persone? Di seguito ripubblichiamo l'intervista integrale a Umberto Veronesi.

....Il futuro? È bisessuale. Parola di Umberto Veronesi. Intervistato dal Riformista, l'oncologo ex ministro della Salute immerso nella quiete estiva di Capalbio ha scosso l'atmosfera con una tesi che fa già discutere. La specie umana — dice Veronesi — si va evolvendo verso un «modello unico», le differenze tra uomo e donna si attenuano (l'uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni) e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà col privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà — avverte l'oncologo — ma solo come gesto d'affetto, dunque non sarà più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner del nostro stesso sesso.

Insomma, saremo tutti bisessuali? Raggiunto dal Corriere, il professore conferma la previsione: « Avremo uomini meno virili (il processo è già in atto: dal dopoguerra in poi la «vitalità» degli spermatozoi è mediamente calata del 50%) e donne più mascoline. Parità uguale appiattimento? «Al contrario — spiega Chiara Simonelli, sessuologa, docente all'Università La Sapienza di Roma — ciò che prospetta Veronesi è una maggiore libertà, dagli stereotipi e dai pregiudizi. Il fenomeno è appena agli inizi: perché prenda consistenza dovremo aspettare almeno due o tre generazioni».

Una rivoluzione, dunque. Ma biologica o culturale? «Entrambe: i cambiamenti della mentalità e le evoluzioni genetiche sono fenomeni correlati, e si influenzano reciprocamente. Ma si tratta di processi molto lenti». Veronesi ha la vista lunga: la società bisex è ancora lontana. Ma per trovare una civiltà capace di mettere a regime l'amore per entrambi i sessi non serve guardare avanti: nella Grecia classica, radice dell'Occidente di oggi, gli uomini non facevano mistero della passione per i ragazzi. Corsi e ricorsi della storia? «La bisessualità antica — avverte Eva Cantarella, che all'argomento ha dedicato un libro edito da Rizzoli — era molto diversa da quella che intendiamo oggi. Non era la possibilità di scegliere con chi e come avere rapporti sessuali, ma un fenomeno soggetto a regole precise. Era concessa solo agli uomini: un uomo adulto poteva avere rapporti con uno più giovane ma solo mantenendo un ruolo attivo. Raggiunta la maggiore età, gli adolescenti abbandonavano il ruolo passivo». E le donne? «Mogli e madri. L'amore coniugale, che conviveva con quello per altri uomini, era cosa diversa: in greco aveva anche un altro nome, filia, di contro all'eros passionale".

Un amore finalizzato alla procreazione: "A quella dei corpi: quello per i fanciulli, scrive Platone, era più nobile perché volto alla procreazione delle anime". E qui torniamo a Veronesi e al sesso come gesto d'affetto e non mezzo per far progredire la specie. Un valore positivo che non mette tutti d'accordo: "La scissione della riproduzione dalla sessualità e dal nucleo familiare — dice Fiorenzo Facchini, antropologo dell'ateneo di Bologna — non può essere vista come un vantaggio per la specie umana. La riproduzione per l'uomo non è solo incontro tra gameti, implica rapporti tra due persone. È la naturale condizione umana a richiederlo. In un momento in cui la natura viene giustamente rimessa al centro dell'attenzione appare strana e del tutto stonata una prospettiva biotecnologica che ne usurpa le funzioni". Dunque nessun "prezzo da pagare" all'evoluzione naturale della specie? "Riguardo alla previsione di livellamento degli interessi dei due sessi e di attenuazione della sessualità nel suo significato antropologico — conclude Facchini — ritengo che l'orientamento sessuale sia definito sul piano biologico della specie e non possa essere messo da parte".

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