MORTE DEI TRE GIPETI REINTRODOTTI IN SARDEGNA
WWF: "NECESSARIO STRONCARE L'USO DI ESCHE AVVELENATE"
Se il progetto per la reintroduzione dell'avvoltoio Gipeto in Sardegna avesse seguito con successo il suo percorso, con il pieno adattamento degli esemplari liberati a maggio e la nascita di nuovi piccoli, sarebbe stato un risultato importante sul piano della conservazione dell'ambiente e della biodiversità in Sardegna.
Un traguardo che avrebbe dato un impulso considerevole anche sul piano dell'immagine e dello sviluppo delle zone interne dell'isola. Purtroppo, così non è stato. La barbara usanza di utilizzare i bocconi avvelenati contro le volpi ed i cani randagi, ha dimostrato che in Sardegna i tempi non sono maturi per attuare piani di reintroduzione di specie estinte da tempo come, appunto, l'Avvoltoio barbuto.
Così il WWF commenta il tragico epilogo dell' "Operazione Gipeto", che ha visto morire uno dopo l'altro i tre esemplari (Balentes, Sandalia e Rosa'e Monte) liberati nel Supramoste di Orgosolo lo scorso 25 maggio.
L'Associazione ambientalista, pur riconoscendo la validità del progetto ed il rigore scientifico con il quale è stato gestito, ritiene improponibile il rilascio di altri gipeti nell'isola se prima non verranno rimosse le cause del decesso dei tre esemplari. In quel caso si andrebbe incontro ad un altro fallimento con l'inevitabile sacrificio di altri animali.
"Dopo gli orsi marsicani, i lupi e le aquile in Abruzzo e dopo i grifoni del Gennargentu - commenta Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia - la vigliacca e crudele pratica dei veleni ha prodotto un altro disastro ecologico. E vittima, ancora una volta, sono stati gli uccelli rapaci della fauna sarda che negli ultimi anni ha dovuto registrare l'estinzione, oltre che del gipeto, anche dell'avvoltoio monaco, dell'aquila di mare, del falco pescatore e la riduzione a pochi esemplari dei grifoni sulla Costa Occidentale dell'Isola."
Oggi, secondo il WWF, occorre proseguire quell'importante lavoro di sensibilizzazione, avviato dalla Provincia di Nuoro e dal Comune di Orgosolo, che ha coinvolto numerose scolaresche e le comunità interessate al progetto di rilascio dei gipeti. Un lavoro importante che, a prescindere dall'esito del programma di reintroduzione, ha comunque contribuito a migliorare la conoscenza ed il rispetto dell'ambiente e delle sue risorse soprattutto fra i più giovani.
La morte dei tre avvoltoi deve comunque far riflettere anche l'attuale classe politica, a livello regionale e nazionale, affinché valuti seriamente la necessità di porre un rimedio al problema dell'uso, purtroppo ancora molto diffuso non solo in Sardegna, di bocconi avvelenati contro i cosiddetti animali "nocivi".
E' un lavoro culturale capillare quello che si deve ancora oggi promuovere in tutta Italia per superare il critico problema dell'uso sconsiderato e pericoloso di veleni. C'è bisogno di un'azione nazionale che consenta di migliorare le norme in materia per limitare la libera vendita e la facile disponibilità di prodotti potenzialmente velenosi e va promossa un'azione di educazione e sensibilizzazione che veda in prima linea le stesse associazioni di categoria. Solo così si potranno creare i migliori presupposti per una convivenza felice tra uomo e animali.
Intanto, il WWF annuncia che qualora venisse confermata la morte per avvelenamento dei tre esemplari di Gipeto ed individuati gli autori del fatto, si costituirà parte civile nell'eventuale procedimento penale.
Roma, 27 agosto 2008 - Ufficio stampa: 0684497377, 265, 213 - Francesca Mapelli <f.mapelli@wwf.it>
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