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lunedì 20 luglio 2009

Posizionati 100 metri quadrati di telo geotessile per preservare la neve e tre termometri per misurare la “febbre” estiva sul ghiacciaio Dosde’ orientale

Levissima in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano ha dato l'avvio al nuovo esperimento di protezione attiva, per il secondo anno consecutivo sulle bianche distese innevate del ghiacciaio Dosdè Orientale - Gruppo Piazzi Campo in Valtellina.

L'iniziativa rientra nel più ampio programma di sostenibilità e di protezione della risorsa idrica che Levissima ha intrapreso dal 2007 in collaborazione con l'Università di Milano, sostenendo la ricerca scientifica per la protezione dell'ambiente e in particolare della risorsa acqua a partire dai ghiacciai, i sistemi ambientali tra i più sensibili ai cambiamenti climatici in atto.

I risultati incoraggianti ottenuti, alla fine di ottobre 2008, con il primo esperimento che ha permesso salvare 115 mila litri di acqua e la volontà di sensibilizzare l'opinione pubblica su un bene così prezioso da salvaguardare per il futuro, hanno portato Levissima e il team di ricercatori dell'Università di Milano, guidati dal Prof. Claudio Smiraglia, di nuovo sulle vette del Dosdè Orientale – Gruppo Piazzi Campo in Valtellina, fonte dell'acqua Levissima, per il secondo esperimento di "protezione attiva" del ghiacciaio.  

Una spedizione dei ricercatori dell'Università di Milano, alla fine del mese di giugno, ha dato avvio alle operazioni; è stata così stesa una parcella di 100 m2 di telo protettivo geotessile, chiamato "Ice Protector 500", con l'obiettivo di ridurre l'ablazione (ovvero la  fusione) della porzione di ghiaccio ricoperta e di sperimentare e quantificare il potere protettivo che il telo esercita sulla neve e sul ghiaccio sottostanti rispetto alla radiazione solare. "Attualmente lo spessore della neve densa e compatta presente nell'area prescelta per la stesura del telo geotessile è risultato 270-280 cm, lievemente superiore al 2008 (circa 200 cm)" afferma il prof. Claudio Smiraglia, dell'Università degli Studi di Milano "come per l'esperimento dello scorso anno, bisognerà attendere il mese di ottobre per verificare lo spessore di neve che grazie alla protezione del telo avrà potuto resistere all'estate."

La novità che caratterizza questo secondo esperimento è l'utilizzo di strumenti capaci di calcolare la "febbre" del ghiacciaio durante il periodo estivo. Infatti, sotto il telo, sono stati posizionati tre termistori, speciali termometri dotati di data logger per la registrazione continua di dati - uno in superficie, quindi subito sotto il telo, uno a 100 cm ed uno a 170 cm di profondità - con l'obiettivo di monitorare l'andamento della temperatura sotto il telo e nella neve a differenti profondità, per quantificare il flusso di calore ed i suoi effetti sulla neve sottoposta a copertura durante tutta la durata della stagione di ablazione. 

"Siamo molto orgogliosi dei risultati ottenuti dal progetto di ricerca scientifica sul Ghiacciaio Dosdè lo scorso anno e per questo motivo abbiamo deciso di continuare questo percorso intrapreso con il Prof. Claudio Smiraglia e il suo team" dichiara Federico Sarzi Braga, direttore Business Unit Italia Sanpellegrino.  "La collaborazione con i ricercatori dell'Università di Milano è un'esperienza unica ed importante per Levissima e ci dimostra come la salvaguardia e la tutela dell'ambiente siano premesse necessarie per garantire un futuro di qualità alle risorse naturali del nostro pianeta. Levissima ha fatto tesoro di ciò che la natura le ha messo a disposizione e, pienamente consapevole della responsabilità sociale che questo privilegio genera, è da sempre impegnata nella protezione delle sorgenti, nella difesa del territorio montano e nell'educazione dell'opinione pubblica contro gli sprechi d'acqua."


Il geotessile è un materiale caratterizzato da un peso (asciutto) di 500 grammi al mq, da uno spessore di 3,8 mm e da una forza massima alla trazione sia longitudinale che trasversale superiore ai 25 kN/m; è un "non tessuto" composito a 2 strati, agugliato meccanicamente e caratterizzato dal fatto di agire come stabilizzante termico, nonché di assorbire i raggi UV, impedendo a questi ultimi di raggiungere la neve e il ghiaccio sottostanti. Il materiale in oggetto è stato scelto anche per la sua caratteristica di essere esente da sostanze nocive e smaltibile termicamente.

Per ancorare il telo geotessile alla superficie del ghiacciaio, sono state utilizzate 30 borse bianche in tessuto naturale (cotone non trattato) riempite con 7-8 kg di frammenti rocciosi; ad ogni borsa, appoggiata sulla neve a una distanza di circa 2 m dal bordo del telo, è stata legata una fettuccia statica (della lunghezza di 2 metri) e potenti pinze smaltate in bianco, per evitare un eccessivo assorbimento di radiazione solare incidente.

La superficie glaciale su cui è stato steso il geotessile è stata individuata a 15 metri a valle dalla stazione meteorologica automatica (AWS) Levissima, posizionata sul ghiacciaio dal 2007. La stazione che si trova a quota 2.850 metri è una delle stazioni meteorologiche più alte su ghiacciaio in Italia e la più alta di tutta la Lombardia. Grazie al recente collegamento radio alla rete GSM/GPRS, la stazione, equipaggiata con una radio in banda UHF ad alta velocità per il trasferimento di dati (la stessa tecnologia che permette il collegamento da remoto con la stazione al Colle Sud del Monte Everest), fornisce importanti indicazioni, aggiornate in tempo reale, sulle condizioni meteorologiche d'alta montagna come temperatura, umidità, pressione, radiazione solare e altezza della neve. Proprio l'analisi di dati meteorologici di questo tipo può permettere di comprendere l'effetto del clima sul bilancio energetico e di massa dei ghiacciai.

In prossimità dell'area individuata per la stesura del telo, è stata effettuata anche una trincea nivologica, con l'obiettivo di rilevare i dati della temperatura, del contenuto in acqua e della densità dei diversi strati di neve presenti sul ghiacciaio a giugno 2009 (al termine della stagione di accumulo). Tali dati verranno poi confrontati, a fine estate, con quelli della neve "salvata" grazie alla protezione del telo, per quantificarne l'efficacia.

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