In periodo invernale in cui spesso e quasi sempre si parla di influenza per l'estrema attualità dell'argomento, non si può comunque dimenticare una malattia che ha conseguenze importanti, un difficile riconoscimento della sintomatologia ed un elevato tasso di mortalità se ad essere colpite sono individui anziani o giovanissimi o comunque persone già psicofisicamente debilitate da una malattia.
In questi ultimi anni l'uso non sempre appropriato degli antibiotici nelle polmoniti ha portato ad un preoccupante aumento dei batteri resistenti a uno o più di questi farmaci. Questo, nonostante i progressi in campo terapeutico, ha contribuito al persistere della malattia, che ogni anno in Europa colpisce da 4,7 a 11,6 persone ogni mille abitanti, vale a dire circa tre milioni di persone. A seconda della causa, esistono varie forme di polmonite da diagnosticare: quella batterica, quella virale e le polmoniti da altri agenti eziologici.
Le polmoniti batteriche, le più comuni (secondo recenti studi, causano il 68% delle polmoniti batteriche negli adulti ed il 37% nei bambini) sono dovute all'infezione da Pneumococco un batterio in grado di provocare delle infezioni invasive molto gravi. In genere, questo microrganismo raggiunge i polmoni attraverso il tratto respiratorio superiore per via inalatoria o per aspirazione, i primi sintomi della polmonite pneumococcica sono quasi sempre caratterizzati da una infezione delle alte vie aeree con insorgenza improvvisa anticipata da un forte brivido. Seguono: dolore durante la respirazione dalla parte del lato colpito (pleurismo), tosse, dispnea (difficoltà a respirare, con sensazione di oppressione toracica) e produzione di escreato. Spesso compare anche febbre, con temperature sino a 38-40,5 °C, polso ed atti respiratori accelerati. In pratica, una diagnosi di polmonite pneumococcica dovrebbe sempre essere sospettata in tutti i casi di malattia febbrile acuta associata a brivido, dolore toracico e tosse.
Un'altra grave forma di polmonite batterica è la polmonite da Haemophilus influenzae un batterio che fu erroneamente chiamato in causa come responsabile dell'influenza durante la pandemia del 1889. Oggi, nella maggior parte degli studi su infezioni polmonari acquisite in comunità (CAP), rappresenta una causa relativamente comune di polmoniti batteriche, secondo solo allo Streptococcus pneumoniae. I ceppi del batterio più virulenti sono quelli contenenti il polisaccaride capsulare di tipo b (Hib). La profilassi (vaccino) è raccomandata per tutti i bambini dai 2 ai 5 anni, che non siano stati precedentemente immunizzati.
La polmonite da Klebsiella pneumoniae meglio nota come polmonite di Friedländer, difficilmente colpisce adulti sani, mentre le categorie più a rischio sono i bambini, gli anziani, i pazienti debilitati e gli immunocompromessi.
Le polmonite virali sono dovute a virus che possono causare infezioni del tratto respiratorio inferiore. Tra i virus più comuni nella prima e nella seconda infanzia ricordiamo l'Adenovirus
La prevenzione della polmonite passa quindi attraverso un corretto riconoscimento dei sintomi e una diagnosi della polmonite ospedaliera che attraverso test specifici riduca i tempi di diagnosi perché la malattia non si sviluppi e venga quindi quanto prima debellata.
Nessun commento:
Posta un commento