Buone nuove per l’Avvocatura italiana. Entrambe frutto della “policy” riformatrice e istituzionale (aggiornamento/autotutela) messa in campo dal Consiglio nazionale forense. La sfida era duplice: stare “al passo con i tempi” e allo stesso modo salvaguardare il decoro e il prestigio di una professione da anni al centro di un tormentato iter parlamentare “tipico” di ogni riforma che riguardi il sistema giustizia in Italia. La prima è nel segno della continuità. Guido Alpa è stato confermato presidente del Cnf per il triennio 2010-2013. Come a dire cavallo vincente non si cambia. “Sono grato ai colleghi di avermi confermato la loro fiducia e lieto di potermi nuovamente impegnare al servizio dell’avvocatura, nella difesa dei valori che essa rappresenta per la tutela dei diritti e per la promozione dello sviluppo economico. Il nostro rinnovato impegno va nella direzione d una professione moderna, qualificata e solida nei suoi principi etici” è stato il ringraziamento post elezione di Alpa. E da qui l’altra buona notizia, questa volta proveniente da Via Arenula. Dopo l’incontro con il Guardasigilli di mercoledì, la riforma della professione forense sembra finalmente ad un punto di svolta. Oggi scade il termine utile per la presentazione degli emendamenti della Commissione permanente sul ddl di riforma forense. Ormai siamo al rush finale. Oltre alla rassicurazioni di Alfano nel corso dell’incontro “tecnico” di pochi giorni fa (di arrivare all’ok definitivo prima del Congresso nazionale di fine novembre), anche il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli, si è detto sicuro di arrivare al voto finale dell'aula nel corso della prossima settimana. Restano ancora una cinquantina di articoli da approvare. E qualche limatura. Se sulla compatibilità tra iscrizione all'albo e l'esercizio del lavoro dipendente (art.17) nonostante le vibranti proteste della categoria, siamo ancora al palo, un punto di mediazione lo si è trovato per i giuristi d’impresa. Un punto che in passato aveva attirato le critiche di Confindustria. Ora il nuovo testo recita che “fuori dai casi in cui ricorrono competenze espressamente individuate relative a specifici settori del diritto e che sono previste dalla legge per esercenti altre professioni regolamentate, l'attività di consulenza e di assistenza legale stragiudiziale è riservata agli avvocati”. Per i giuristi d’impresa però (di qui l’aggiustamento al testo di riforma dopo il vertice a via Arenula) è permesso un rapporto di lavoro subordinato o la stipulazione di contratti di prestazione di opera continuativa e coordinata con oggetto la consulenza e l'assistenza legale stragiudiziale, a esclusivo vantaggio del datore di lavoro o del soggetto in favore del quale l'opera viene prestata. Stessa musica se si parla di società, associazioni o enti. L’attività di consulenza è ammessa limitatamente nell’interesse dei destinatari verso cui l’opera viene prestata. Novità last minute riguarda anche il praticantato. Al praticante avvocato sarà riconosciuto un rimborso forfettario delle spese sostenute nel tirocinio svolto presso studio. Sarà proporzionato all’effettivo apporto ma non sarà equiparato a lavoro subordinato. Limature a parte, la promessa del Guardasigilli di mettere la parola fine al testo che rimodula l’attività forense in Italia sembra, dopo la “vittoria” che ha reintrodotto i minimi tariffari per i legali, un ulteriore motivo di riavvicinamento tra avvocati e governo che lascia ben sperare. Il countdown dei 7 giorni è già iniziato.
Daniele Memola link: www.opinione.it
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