Tariffe minime inderogabili e reintroduzione del divieto del patto di quota lite per i legali; riforma forense che prende definitivamente corpo (il termine ultimo per presentare emendamenti scadeva sabato) e contatti che si intensificano con Via Arenula. Non è solo l’approvazione a stretto giro di boa del nuovo ordinamento forense a tenere le fila tra il Guardasigilli Angelino Alfano e il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, da poco rieletto al suo terzo mandato. Allo studio dell’ufficio legislativo di via Arenula si sta lavorando ad un provvedimento d’urgenza per far fronte alle conseguenze della recente sentenza della Cassazione (la n.19246/10 del 9 settembre scorso) che ha dimezzato i termini di opposizione ai procedimenti d’ingiunzione. Una decisione ritenuta devastante dall’Avvocatura perché la tardiva costituzione dell’opponente (oltre il termine di 5 giorni) viene equiparata alla sua mancata costituzione e comporta l’improcedibilità dell’opposizione. Applicando tale soluzione ai procedimenti pendenti – si legge nel documento messo a punto dal Cnf -, le costituzioni in giudizio dell’opponente successive al quinto giorno dalla notificazione dell’opposizione, tempestive secondo il diritto vivente al tempo in cui sono avvenute, sarebbero da qualificare come tardive. Con conseguente improcedibilità dell’opposizione e immutabilità del decreto ingiuntivo. Proprio per evitare questo effetto negativo sui procedimenti in corso, ed evitare soluzioni applicative differenti da parte della giurisprudenza, il Cnf ha suggerito due strade alternative di intervento sul codice di procedura civile per impedire le dichiarazioni in massa di improcedibilità delle opposizioni ai decreti ingiuntivi. “Il ministro”, ha riferito Alpa, “si è riservato di valutare la presentazione di un disegno di legge ad hoc”. Altra liaison tra i vertici dell’Avvocatura e i tecnici di via Arenula si è registrata sul fronte tariffe. Ferme dal 2004, l’aggiornamento che il Cnf sta mettendo a punto prevede una rimodulazione degli importi sulle fasi procedimentali e non più sulle singole udienze o durata del processo. In pratica sarà lo stato di avanzamento della causa a determinare la tariffa e non più il numero delle udienze o la lungaggine del processo. Anche su questo c’è stata l’apertura da parte di Alfano che ha dato il suo parere positivo anche all’ipotesi di inserire una nuova voce tariffaria per premiare le conciliazioni promosse dagli avvocati. Restando in tema conciliazione, gli avvocati, dopo il niet a tutto tondo sul principio dell’obbligatorietà della conciliazione e la conseguente richiesta di uno slittamento dell'entrata in vigore della legge sulla mediazione (fissata al marzo del 2011), sembrano aver allentato la morsa. Ecco perché nel recente incontro a via Arenula si è chiesto al ministro di riflettere sull'ipotesi di uno stralcio di almeno due materie: il condominio e i risarcimenti danni da incidente stradale. Altro motivo di preoccupazione per i legali è la bassa qualificazione professionale richiesta dal regolamento per svolgere la funzione di mediatore (laurea triennale) e la troppa libertà lasciata agli enti privati di definire gli importi “ a danno degli interessi degli utenti”. Quanto alla riforma della giustizia e dei possibili interventi per lo smaltimento dell'arretrato civile, dopo il fallito tentativo di istituire la figura dell’ausiliare del giudice, gli avvocati hanno ribadito la loro ricetta: meglio scommettere sull’ufficio del processo ed evitare proposte legislative sterili o peggio tampone. Come a dire non è l’urgenza del momento che deve dettare l’agenda delle riforme da mettere in cantiere quando si parla di Giustizia. Bisogna agire certo, ma con “ragionevolezza”.
Daniele Memola
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