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lunedì 27 febbraio 2012

QUASI AMICI (INTOUCHABLES) - recensione

                                                      

                                                     sceneggiatura e regia 

                                                           Olivier Nakache
                                                           e Eric Toledano

             
                                                    con François Cluzet
                                                          e Omar Sy



                                     nei cinema italiani dal 24 febbraio 2012



Philippe, parigino ricco e aristocratico, è tetraplegico e ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui giorno e notte; non basta l'infermiera, ci vuole un uomo giovane e con due braccia forti per accudirlo. Dopo aver esaminato e scartato una serie di candidati apparentemente molto più qualificati la sua scelta cade su Driss, piccolo criminale senegalese perennemente disoccupato.
Così inizia INTOUCHABLES, una commedia imprevedibilmente divertente.


Che cosa può rendere "quasi amici" un esteta miliardario paralizzato dal collo in giù e un giovanotto della banlieue che si è appena fatto 6 mesi di galera, il cui unico scopo nella vita è mungere i servizi sociali? Sono due "intoccabili" (ognuno a modo suo è un paria) che presi separatamente sono infrequentabili, e una volta insieme sono indistruttibili.
L'incontro fra i due handicappati, uno fisico e uno sociale, è il nucleo attorno a cui ruota questo buddy-movie, sulla scia dei grandi duetti della commedia francese: la perfezione di una lingua colta e declamata contro lo slang del ghetto, il pettinato inglese contro le felpe da ginnastica, due personalità agli antipodi, due universi in continua collisione che trovano un punto d'incontro in un'inattesa complicità.

L'avvocato di Philippe, che ha preso informazioni in Questura ed è preoccupato per questa strana scelta, vuole dissuaderlo; e Philippe gli dice: "Sai che quando suona il telefono lui me lo passa? Semplicemente non si ricorda che non posso prenderlo. Lui non prova pietà per me."   Soffocato dalle cure di segretaria, governante, infermiera, fisioterapista, accoglie come una boccata d'aria fresca la presenza di questo rustico ragazzone di periferia, che non si vergogna delle proprie origini e con ingenuità e buona volontà cerca di adeguarsi agli strani rituali sociali in cui si è trovato di colpo immerso. Driss apprezza moltissimo la sua bella camera con enorme bagno privato, e di poter guidare una Quattroporte Maserati (si rifiuta di usare il furgoncino per handicappati: "Non vorrà mica che la faccia salire da dietro come un cavallo!") ma non riesce a capire perché Philippe spenda centinaia di migliaia di euro in arte moderna; e l'opera, proprio no, non la capisce. E non si capacita di come Philippe, vedovo, con un'intrattabile figlia sedicenne, vulnerabile e spaventata, intrattenga da molto tempo una relazione solo epistolare con una donna con cui si scambia poesie.

E' costretto a lasciare il suo lavoro quando la famiglia ha bisogno di lui (la madre vedova non ce la fa a gestire tre ragazzini turbolenti che si mettono sempre nei guai) ma, sistemate le cose, torna subito appena richiamato, perché Philippe non può proprio fare a meno di lui.

I giovani registi di cortometraggi Nakache e Toledano videro nel 2004 il documentario "A' la vie, à la mort" che raccontava la vera storia di Philippe Pozzo di Borgo, tetraplegico in seguito alla frattura di due vertebre cervicali per un incidente col parapendio, e del suo badante algerino Abdel Sellou.  Scrissero subito una sceneggiatura su questa storia incredibile, un soggetto forte con una buona dose di umorismo; ma non avevano il coraggio di affrontare un tema così delicato nel loro primo lungometraggio.

Finché nel 2008, in pieni campionati del mondo di calcio, sbancarono i botteghini francesi con NOS JOURS HEUREUX, seguito nel 2009 da TELLEMENT PROCHES. Rassicurati da questi successi misero in cantiere INTOUCHABLES, e il primo a vederlo finito è stato proprio Philippe, che  aveva anche collaborato alla sceneggiatura: dietro suo suggerimento sono stati inseriti molti dettagli di una realtà spesso dolorosa, ma anche folle e divertente, il lato normale di situazioni assolutamente anormali.

Philippe Pozzo di Borgo si dice molto soddisfatto del film: "I due registi hanno un houmor terribile. Nel nostro stato noi amiamo le persone che scherzano, non quelle che ci compatiscono. Certo la nostra storia è stata trattata in salsa cinematografica, compresso in pochi mesi un rapporto durato anni. Driss è meno burbero di Abdel, più sorridente. E poi Abdel non sa ballare! Lui è un capo banda, molto più duro che nel film."
Racconta di Abdel Sellou: "Come nel film, ha risposto al mio annuncio pensando che l'avrei rifiutato, così avrebbe continuato a incassare l'assegno di disoccupazione. Poi si è detto che il mio palazzo nel 7° arrondissement era una cassaforte facile da svaligiare. In effetti è rimasto con me 10 anni. E' insopportabile, vanitoso, orgoglioso, brutale, incosciente, umano. Senza di lui sarei morto di decomposizione. Abdel mi ha curato come un neonato. Attento al minimo segno, presente durante le mie assenze, mi ha liberato quando ero prigioniero, protetto quando ero debole. Mi ha fatto ridere quando mi stavo spezzando. E' il mio diavolo custode."

Sullo sfondo c'è la Francia di oggi, un Paese caratterizzato da fratture sociali apparentemente incolmabili, il confronto fra i quartieri alti e le città satellite, un magnifico hotel particulier con lucidissimi parquet e tappezzerie di broccato e quadri di Poussin, e i tristissimi condomini ad affitto bloccato dagli intonaci cadenti.

Se INTOUCHABLES ha venduto fin'ora in Francia 19 milioni di biglietti il merito è sia dell'impeccabile sceneggiatura che dei due splendidi protagonisti: François Cluzet vive il suo difficilissimo personaggio più che rappresentarlo - Omar Sy, figlio di un senegalese e di una mauritana, noto comico televisivo e già protagonista dei precedenti film di Nakache e Toledano, dà un'interpretazione misurata e naturale. Il loro senso del ritmo, la loro capacità di passare dall'emozione alla commedia sono impressionanti - hanno già ricevuto in coppia il premio per il miglior attore al Festival di Tokio e si apprestano a fare strage di César.

Piacevole e appropriata la colonna sonora di Ludovico Einaudi, inframmezzata da brani di Rameau e Earth, Wind and Fire, hip-hop e Wagner, secondo i gusti inconciliabili di Philippe e Driss.

Per una volta la non corretta traduzione italiana del titolo rispetta correttamente il contenuto del film: "quasi" amici - perché fino all'ultima battuta i due protagonisti si danno, rispettosamente, del lei.  (recensione di MARINA PESAVENTO )




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