Alle elezioni amministrative siciliane del 28 Ottobre
2012, nell’ultima settimana pre voto entra
in campo il voto disgiunto. I segnali sono concreti e i candidati Governatori
sembrano prendere coscienza. La tornata elettorale ,almeno per il governatore,
non avrà colore politico i segnali sono molti e provengono da tutte le fazioni
in campo. Tra i papabili alla poltrona almeno secondo quanto risulta dai
sondaggi Crocetta e Musumeci che sicuramente sono di traino per l’elettorato, anche
con un voto disgiunto. La legge
elettorale siciliana propone ,infatti, il vecchio sistema, chi vota per
il candidato a deputato regionale, anche non apponendo nessuna croce sul candidato
governatore propone lo stesso alla presidenza regionale, ma ciò non significa
che l’elettore non possa scegliere un altro candidato con una croce sopra il
nome. Il voto disgiunto è consentito. Con un’attenta programmazione cambierà
sicuramente le carte in tavola dei numeri, fatti solo a tavolino dalle varie
coalizioni. A Palermo il PDL ha pubblicato sulla sua home page una crocchetta
di patate con lo slogan: “E’ buona da mangiare, ma le affideresti il governo
della Sicilia?”,un chiaro segnale verso l’ipotetico accordo Crocetta –Miccichè.
Ma le avvisaglie vengono anche da Nicola D'Agostino vicino all’On. Pistorio
che ammette: "Nella nostra provincia abbiamo difficoltà a far passare il
voto per Micciché”. Anche alcune frange del FLI con a capo Fabio Granata,sembrano
orientati a votare Crocetta. A Gela ,invece, patria del candidato Governatore, sembra che alcuni segnali danno il chiaro appoggio
di molti partiti politici delle varie fazioni all’ex sindaco. Nei giorni ,però,
(fonte Blog Sicilia) sembra che un candidato del PD On. Miguel Donegani , faccia
girare volantini con un voto disgiunto a favore del candidato Musumeci. Cosa ci
sarà di vero? Chi continuerà a credere alla politica? Questo certamente il
popolo non lo sà, ma il sospetto dei soliti giochi di bottega politica
(poltrone,Favori ecc.) è reale. Tra i due litiganti sicuro vincitore il partito del non voto.
Di Maurizio Cirignotta
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