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mercoledì 2 gennaio 2013

Quanto conta la psicologia nei giochi di carte

L'attività ludica sta diventando sempre più importante nella vita degli adulti, forse perché è stata in parte superata la concezione antica secondo cui all'adulto spettassero solo le attività legate alla logica ed alla ragione, mentre ai bambini spettassero quelle del gioco. Oggi si è compreso che il lato inconscio, irrazionale, gioioso non è appannaggio esclusivo della fase infantile, ma fa parte dell essere umano lungo tutta la durata della sua vita.
Sarà per questo motivo che si riscontra una tendenza crescente alla "gamification": ormai si gioca in casa (con consolle e giochi di società), ci si incontra tra giocatori (si pensi a raduni come Lucca Comics & Games), si ricorre ai giochi per studiare la psicologia delle persone (role playing durante i colloqui di lavoro) o per aiutare le persone ad apprendere (giochi di ruolo destinati alla formazione).
Mano a mano che il gioco entra a far parte della vita delle persone, si riscopre il gusto dei giochi tradizionale come quelli di carte. Anche nei giochi di carte più antichi - si pensi alla briscola o alla scopa - si può ritrovare il gusto di un'attività ludica spensierata e spassionata. Accade così che proprio nei giochi che abbiniamo con più facilità alle persone anziane si possa riscoprire quel gusto del gioco purtroppo confinato alla sola infanzia.
Anche nei giochi di carte tradizionali,infatti, si può attuare il meccanismo psicologico con cui i bambini si divertono: l'immedesimazione. Proprio l'immedesimazione, infatti, consente di immergersi totalmente nel gioco e di mettere in moto i meccanismi liberatori, didattici ed esperienziali tipici del gioco.
Grazie all'immedesimazione, il soggetto può agire come mai farebbe nella vita, e questo porta a sfogare nel gioco tutto ciò che resta represso, insegna a gestire meglio le emozioni ed accresce l'autostima.
Proprio grazie all'immedesimazione, i bambini apprendono giocando: non dobbiamo che imparare da loro!
Ma cosa vuol dire immedesimarsi in giochi di carte semplici come la briscola, la scopa o il tressette? In effetti, abbiamo sempre considerato i giochi di carte come il regno della razionalità, del calcolo, del punteggio e della memoria. In realtà, nel gioco di carte c'è una parola che dice molte altre cose, e questa parola è bluff. Con il bluff non si fa altro che fingere qualcosa di diverso da ciò che è in realtà. Attraverso il bluff, il giocatore può fingere di avere ciò che non ha, ma soprattutto porta l'avversario dalla sua parte. Per bluffare bene, però,non bisogna cedere all'ansia o alla fretta. Imparare a bluffare, insomma, significa imparare a volgere a nostro vantaggio una situazione mantenendo sangue freddo senza arrendersi all'ansia. Con la parola bluff, però, non si allude solo alla strategia del fingere ciò che non è, ma anche la capacità di non farsi scoprire dall'avversario, cercando al contempo di analizzare le sue espressioni e le sue emozioni per capire cosa ha in mano. Un avversario spaventato deve portare a strategie diverse di quelle al cospetto di un avversario sicuro di sé.
Ecco allora che per vincere diventa necessario studiare l'avversario evitando che sia lui a studiare noi, e per riuscire dobbiamo immedesimarci totalmente nella nostra strategia, portandola fino in fondo per convincere persino l'avversario di ciò che stiamo architettando ed indurlo a giocare nel modo che torna a noi più utile.
C'è infine una categoria di giochi di carte in cui l'immedesimazione conta più di ogni altra strategia legata alla logica: questa categoria è quella, non a caso, dei giochi di ruolo. Nei giochi di ruolo ciò che conta è costruire una strategia basata sulle caratteristiche del proprio personaggio. Se si recita bene il personaggio, si creerà una strategia credibile in grado di trascinare anche gli altri giocatori.

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