Domenica 22 settembre, nell'ambito della serata di chiusura del SalinaDocFest, i GAR - gruppo liquido di artisti catanesi, nato nel web e sui social network - presenterà una sintesi in video delle diverse iniziative finalizzate alla riappropriazione dei beni comuni sviluppate negli ultimi anni, offrendo un modello innovativo e condiviso di gestione.
"L'espressione beni comuni - dichiara Salvo Grillo, responsabile della comunicazione - racchiude in sé diversi significati. In linea di massima, può dirsi che essa individua tutti quei beni che non possono costituire oggetto di dominio esclusivo.
Tradizionalmente, l'espressione è riferita a tutti quei beni che per loro stessa natura sono comuni a tutti: si pensi all'aria che respiriamo, alla luce del sole, al paesaggio, all'acqua. Già da quest'ultimo esempio emerge come il mercato capitalistico sia riuscito ad appropriarsi anche di tali beni: si pensi alla battaglia referendaria contro la privatizzazione dell'acqua.
Una diversa accezione del termine è riferibile a tutti quei beni che non si presentano sotto forma di res e che, di nuovo, interessano l'intera collettività: il documentario come forma d'arte, visto che siamo al SalinaDocFest, ma anche la sanità, l'istruzione e tutto ciò che può rientrare nel concetto di servizio pubblico.
Una diversa accezione del termine è riferibile a tutti quei beni che non si presentano sotto forma di res e che, di nuovo, interessano l'intera collettività: il documentario come forma d'arte, visto che siamo al SalinaDocFest, ma anche la sanità, l'istruzione e tutto ciò che può rientrare nel concetto di servizio pubblico.
Infine altri beni conoscono un dominus, nella persona dello Stato o degli altri enti territoriali. E' questa l'espressione "beni comuni" cui si riferisce il GAR: beni che conoscono un proprietario ed ascritti al patrimonio pubblico, ma che vanno gestiti ed amministrati nell'interesse della collettività.
Spesso ciò non accade. Da qui l'esigenza di "rivendicare" la natura collettiva del bene e di riappropriarsene, simbolicamente e concretamente, come forma effettiva di gestione collettiva."
Spesso ciò non accade. Da qui l'esigenza di "rivendicare" la natura collettiva del bene e di riappropriarsene, simbolicamente e concretamente, come forma effettiva di gestione collettiva."
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