CATANIA – Hanno trascorso una notte intera negli spazi delle Ciminiere di Catania per
completare il progetto architettonico a cui hanno lavorato durante
tutta la settimana del workshop. È stata la passione a motivare e premiare i protagonisti di "Areté - Abitare le rovine", l'iniziativa internazionale voluta da Ordine e Fondazione degli Architetti etnei in collaborazione con Associazione Officina 21. Circa cento tra giovani studenti, laureati, tutor, professionisti locali affermati e grandi architetti di livello nazionale e internazionale, hanno messo in campo le loro energie e competenze per dimostrare alla collettività, e in particolar modo alle amministrazioni, che i ruderi urbani di Catania e della sua provincia possono rinascere a nuova vita restituendo alle città spazi, sviluppo e bellezza. Visibile la soddisfazione di Giuseppe Scannella e Paola Pennisi, rispettivamente presidenti di Ordine e Fondazione, «per
l'alto livello scientifico, ma anche umano, raggiunto dal workshop».
Durante la serata finale – coordinata dal delegato del presidente
dell'Ordine Francesco Finocchiaro, e a cui sono intervenuti anche il vicepresidente dell'Ordine e direttore della Fondazione Alessandro Amaro e il presidente di Officina 21 Stefania Marletta – hanno espresso il loro plauso la Soprintendente ai Beni Culturali di Catania Fulvia Caffo e il presidente della Consulta regionale Architetti Giovanni Lazzari.
Questi i concept dei sei progetti realizzati dai gruppi di lavoro:
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Teatro Bellini - Acireale Costruito
interamente in legno nella seconda metà dell'800, il Teatro venne
distrutto da un incendio negli scorsi Anni '50. Fu ricostruito 20 anni
dopo in cemento armato, che ne altera totalmente forma e valore originario. Il progetto quindi propone di rimuovere la struttura interna in calcestruzzo e
lavorare sull'involucro della sala. Il foyer restaurato rimane il volto
storico con cui l'edificio si affaccia sulla città; la sala, pensata
come il "cuore", ospita l'attività teatrale intesa come arte
multidisciplinare; il palcoscenico, diviso e articolato, è il "cervello" in cui hanno luogo laboratori creativi. Ne viene fuori un sofisticato dispositivo di piani mobili, in grado di galleggiare nello spazio permettendo multiformi allestimenti di eccezionale impatto artistico emotivo. Inoltre si propone di allargare il progetto ad altri quattro vicini teatri storici dismessi (quelli comunali di Linguaglossa, Giarre, Adrano e Riposto), al fine di costituire un sistema turistico culturale (Le vie dei teatri).
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San Berillo – Catania Il progetto affronta il tema dell'inclusione sociale, prefiggendosi lo scopo di non escludere alcun abitante dal quartiere. Le rovine esistenti sono utilizzate come occasione per configurare lo spazio pubblico su diversi livelli (un primo pubblico, un secondo semi pubblico e un terzo privato) e vengono svuotate per allargare lo spazio pubblico e inserire attività con forte valenza sociale, che tendano a integrare abitanti vecchi, nuovi e
potenziali. Vengono inoltre rivalutati i cortili interni. Molti spazi
pubblici vengono ricavati all'interno dei muri delle antiche
costruzioni, prive delle coperture che ne diventano contenitori del
verde, dell'acqua e dei nuovi rapporti umani legati ai nuovi usi. Il progetto tenta di conservare la memoria del fiume Amenano, che scorre lungo i sotterranei della città, e delle fontane eliminate di recente. Altro elemento è il "Decalogo di San Berillo" appositamente redatto ai fini di una migliore gestione del quartiere, e volto a individuare le azioni concrete da compiere per affrontare e risolvere i nodi centrali che le aree dei centri storici manifestano.
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Santa Maria La Vetere – Militello Val di Catania Il progetto ricostituisce l'assetto volumetrico e i corretti rapporti percettivi e di fruizione, tra gli spazi interni del complesso ecclesiastico e le aree circostanti, interessate dalla presenza di architetture rupestri e zone di scavo archeologico. All'interno si eliminano le murature di tamponamento degli arconi tra nave centrale e laterale, ampliando la possibilità di fruizione e unità dello spazio; vengono inoltre pensati un nuovo involucro e una nuova copertura, concepiti per proteggere il ricchissimo apparato decorativo presente sulle antiche murature, nonché per dare corpo a spazi e percorsi atti a ospitare e
rendere possibili le nuove funzioni. All'esterno si estende l'area a
parco intervenendo complessivamente sull'ambito paesistico della piccola
vallata che ospita il complesso edilizio: l'acqua, la pietra, la
vegetazione dei fondi rurali, riorganizzata in giardini tematici,
diventano occasione per altrettanti percorsi nel paesaggio.
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Galleria FF.SS. – Acireale Il
progetto propone la riqualificazione della ferrovia dismessa attraverso
un museo ciclabile, strutturato lungo il percorso esistente del
tracciato FF.SS. Le gallerie accolgono installazioni video e cartacee che restituiscono un processo conoscitivo del rapporto tra acqua e territorio. Il fiume Akis, che dà il nome al territorio e alla città, è il tema attorno al quale si struttura il museo. La strategia è attuata attraverso operazioni minime di intervento: il percorso ciclabile è realizzato attraverso un manto di terra stabilizzata ed elementi trasversali in legno. Lungo questo nuovo nastro, solo un piccolo volume in vetro e
cemento si inserisce nella galleria iniziale, ad identificare il primo
accesso urbano al museo. Gli altri interventi sono singoli dispositivi
paesaggistici non invasivi: alcuni enfatizzano i punti di vista sul paesaggio e la vegetazione spontanea della Timpa, altri diventano strumenti interni alla galleria per svelare luoghi lontani e segreti del territorio acese.
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Ex Campo di polo – Giarre Attualmente
un "gigante grigio" che non ha alcun rapporto con il contesto, eppure
la collettività si è comunque appropriata dei suoi spazi. Il progetto
ribalta il valore negativo per immaginare la megastruttura come un contenitore allegro e colorato, capace di accogliere attività ricreative e sociali, inserito in un parco urbano destinato allo sport e al gioco. Vengono valorizzati gli ingressi pedonali, stabilendo una gerarchia interna dei percorsi e collocando una parete d'acqua sull'asse principale della composizione. La continuità delle gradinate viene spezzata per creare dei vuoti nei quali sono inseriti elementi verticali e
oggetti sospesi che aggiungono dinamicità all'insieme. L'attacco a
terra dell'edificio viene maggiormente reso visibile, aggiungendo al
fronte anteriore, quattro rampe erbose che raggiungono il suolo eal
contempo definiscono gli assi trasversali di attraversamento.
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Eremo del rifugio – Caltagirone Il progetto si ispira al "conza lemmi", una figura di artigiano, ormai scomparsa, che riparava le ceramiche rotte. La strategia mira all'equilibrio di tutte le componenti: il rispetto del valore della rovina, letta come portatrice di fascino e di memoria; l'esigenza di riattivare il significato di Eremo, creando un rifugio nel rifugio, per permettere di godere di una condizione di solitudine, contemplazione, vicinanza con la natura; il desiderio di offrire la possibilità di
rimanere più a lungo, sostare a riposarsi, a pensare, a lavorare. La
volumetria dell'eremo viene scomposta in piccoli elementi che esplodono
nel territorio circostante, dove, trincee per la raccolta delle acque e la piantumazione, diventano punti di
una costellazione adagiata sul paesaggio, che ricordano nella
disposizione un piccolo paese che si sviluppa attorno al suo luogo
sacro. Una rete custodisce il vecchio Eremo, rendendolo inaccessibile, e diventando elemento disposto ad accogliere e incoraggiare la diffusione di specie vegetali.
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