di Mario Carillo
A San Gregorio
Armeno sembra che il tempo si sia fermato a due secoli fa, quando con l’arrivo
di Carlo III di Borbone, il presepe prosperò e si diffuse fin nei borghi più
lontani.
Il percorso per la
visita alle botteghe e bancarelle ridondanti di pastori e scenografie
quest’anno parte dalla piazzetta del Nilo Giacente che ha ritrovato la sfinge
di marmo sottratta al Corpo di Napoli, alla fine degli anni cinquanta.
La statua che
appariva acefala, risale a circa duemila anni fa, rappresenta il fiume sacro
semisdraiato e con una cornucopia (simbolo di ricchezza e produttività),
circondata da puttini e dalla testa di sfinge recuperata dai carabinieri in
Austria presso un collezionista pentito.
La tradizione del
presepe napoletano è citata in molti scritti e ha fatto il giro del mondo. Nel
libro Viaggio in Italia del 1787, Johann Wolfgang von Goethe, ospite di Gaetano
Filangieri, giurista e pensatore voce riformatrice dell’illuminismo, scrive:
“il presepe per i napoletani è una passione, una delle antiche e connaturate
passioni del popolo napoletano. Al presepe, infatti, si dedicano il Re e la Regina , la cameriera e il
letterato, il Vescovo e il miscredente, tutti travolti da una misteriosa e
contagiosa aficion come quella che spinge lo spagnolo nella Plaza de Toros”.
Altra autorevole
citazione sulla rappresentazione natalizia partenopea si deve al prof.
Raffaello Causa, autore di numerose pubblicazioni sulla storia della città: “Il
presepe è manifestazione effimera, ciclica, al ricordo annuale che si avvale
come costante fissa di figurine di piccolo formato di regola riferito, per la
parte modellata o intagliata, alle personalità più note della scultura del
tempo”.
Natale in casa
Cupiello è invece la commedia teatrale di Eduardo De Filippo del 1931 che alla
fine fa dire a Tommasino che si avvicina al letto del padre il quale torna a
porre la domanda: “ te piace o presepe?” e, sorpresa, stavolta Nennillo, dopo
molte titubanze, risponde timidamente
si.
Infine l’anno
scorso, Luciano De Crescenzo, ha presentato il suo ultimo libro “Gesù è nato a
Napoli. La mia storia del presepe”.
Come accennato in
un nostro precedente scritto, De Crescenzo racconta: “La suddivisione tra
quelli a cui piace l’albero di Natale e quelli a cui piace il presepe tra
alberisti e presepisti, è tanto importante che, secondo me, dovrebbe comparire
sui documenti di identità. Il primo tiene in gran conto la Forma , il Denaro e il
Potere, il secondo invece pone ai primi posti l’Amore e la Poesia.
“I pastori devono
essere quelli di creta, fatti un poco brutti e soprattutto nati a San Gregorio
Armeno e non quelli di plastica che vendono al supermercato e che sembrano
finti - continua l’ingegnere-regista-scrittore – i pastori devono essere quelli
degli anni precedenti e non fa niente se sono quasi tutti scassati, importante
è che il capofamiglia li conosca per nome uno per uno e sappia raccontare per
ogni pastore nu bello fattariello”.
Predisposto in
anticipo il senso unico pedonale nei decumani e nei cardi tra folklore, chiese,
palazzi e monumenti con musiche spirituali in sottofondo e luci d’Artista ad
illuminare il fantasmagorico mondo di figurine che s’ispirano ai modelli
classici del Settecento. Scenografie e regie presepiali, bambinelli rosei,
pastori e pastorelle, suonatori, esotici personaggi, re magi, mucche, pecore e
capre “taberne” e lavandaie, attirano l’attenzione disincantata dei numerosi
visitatori italiani e stranieri. Scomparse le imitazioni cinesi, ricompaiono in
laboratori artistici manichini con l’anima di ferro ricoperta di stoppa con la
testa, mani e piedi scolpiti in legno o terracotta.
L’arte
presepiale napoletana ha una sua peculiarità che l’ha resa famosa e apprezzata
ovunque sin dal XVII secolo. Il “Presepio” napoletano – ha dichiarato Gabriele
Casillo, presidente dell’Associazione Corpo di Napoli che ha organizzato una
mostra simbolo di tolleranza e integrazione nella Sala del Lazzaretto - si
differenzia dal presepe per la ricchezza dei suoi contenuti, non solo
artistici, che la impregnano di valori, simboli, allegorie che rimandano tutti
al tema della ricerca della redenzione e della pacifica convivenza di tutti i
popoli.
Intanto due artisti
napoletani Antonio Cantone e la moglie Maria Costabile esporranno una
riproduzione dello “scoglio” donato a Papa Francesco l’anno scorso, al Knights
of Columbus Museum di New Haven. Centocinquanta personaggi più animali e scene
della natività.
Pastori autentici
del 700, firmati da Giuseppe Sanmartino, Lorenzo Vaccaro, Matteo Bottiglieri,
Michele Perrone, si possono trovare al Museo di San Martino, con il presepe
Cuciniello. La collezione del Banco di Napoli, esposta nel Palazzo Reale con
210 figurine, San Lorenzo Maggiore, un esemplare ligneo del 1654 e in molte
chiese cittadine.
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