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mercoledì 24 giugno 2015

E' nato il primo cucciolo di Capriolo Italico in cattività

capriolo italico: per la prima volta un piccolo nato in cattivita' nelle bandite di scarlino presso il centro studi faunistici della toscana meridionale

 



La genetica conferma: si tratta di capriolo italico (sottospecie autoctona della provincia di Grosseto), i due individui, madre e piccolo, potranno essere liberati in un'area protetta del Sud Italia a scopo conservazionistico.


Buone notizie dal Centro Studi Faunistici della Toscana Meridionale: il 14 maggio la fototrappola posizionata all'interno del recinto ha immortalato la femmina con al fianco un piccolo! Questo evento testimonia il buon esito della gravidanza e porta così a due il numero di individui da poter liberare in un'area protetta del sud Italia appena il piccolo sarà in grado di affrontare la cattura e il viaggio.

Una femmina di capriolo, probabilmente allevata dall'uomo (portava infatti  al collo dei collarini colorati) si trovava all'interno di un'area addestramento cani dell'Azienda Pietratonda (Comune di Civitella Paganico), una zona poco sicura per lei a causa della presenza frequente di cani in attività.

Il personale dell'U.P. Attività Faunistico-Venatorie della Provincia di Grosseto era intervenuto nel mese di aprile (sebbene non fosse il momento più idoneo per la cattura ma proprio per evitare che potesse partorire nell'area addestramento cani) e dopo la cattura, la femmina era  stata trasportata , con un mezzo attrezzato, presso il recinto del Centro Studi Faunistici della Toscana Meridionale gestito dalla Provincia stessa in collaborazione con le Bandite di Scarlino e situato in località Santa Lucia.

La femmina, in buono stato di salute e giudicata gravida, era stata liberata dopo averle tolto i collarini e aver effettuato i prelievi per le analisi genetiche.
I risultati delle analisi hanno confermato che si tratta di capriolo italico, la sottospecie autoctona della provincia di Grosseto. 

Madre e piccolo potranno essere trasportati e rilasciati in un'area protetta del sud d'Italia a scopo conservazionistico. Le popolazioni del meridione infatti sono ridotte numericamente e la Provincia ha già collaborato a progetti di reintroduzione di questo taxon sotto la supervisione dell'ISPRA.

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