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martedì 26 gennaio 2016

Schengen, Manzione (sottosegretario all’Interno) ad Effetto Giorno su Radio 24: "Se cambiano i flussi, sesto hotspot al di fuori del piano europeo" "Schengen non sta bene, ma per darlo morto ne corre"

"E' un'ipotesi che va fatta". Così il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, intervenuto a Effetto Giorno, su Radio24, in merito all'idea che sorga un sesto hotspot per l'identificazione di profughi e migranti in modo da intercettare eventuali nuove rotte. 

"Questo - spiega - non sarebbe un aumento del numero degli hotspot ai sensi del piano europeo. Il problema è che se si chiudono le frontiere e si crea una specie di sacca nel cuore dell'Europa, occorre fare delle previsioni su come questi flussi saranno orientati. Una via potrebbe essere quella marittima dell'Adriatico, un'altra potrebbe essere quella terrestre già in parte praticata attraverso l'Austria soprattutto da Afghani e persone che arrivano dal medio oriente. Di fronte all'eventualità che i Paesi continuino a fare i controlli e quindi orientino questi flussi su queste strade, il ministero dell'Interno si sta attrezzando per ipotizzare come poterli gestire. Solo in questa logica si parla del sesto hotspot. E' una delle tante misure che si ipotizzano e che si possono mettere in campo". 

In merito alla collocazione si è parlato di Tarvisio..."Sulla collocazione non si è discusso come se fosse una scelta determinata. La località non è detto che sia quella". 

Per quanto riguarda le sorti di Schengen, Manzione dice che "Schengen non sta bene, ma a dire che è finito ne corre. I Paesi che hanno ripristinato i controlli lo hanno fatto per brevi periodi e nell'ambito di quello che è consentito dal trattato. Se vogliamo puntualizzare gli Stati non sono sei, ma sono nove: accanto all'Austria, Germania, Svezia, Ungheria, Norvegia e Slovenia ci sono anche la Danimarca, la Francia e Malta. La nostra idea è che controlli di questo genere possano essere effettuati senza mettere in discussione Schengen".



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