Mercoledì 24 una delegazione di detenuti e volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII incontrerà il Papa. «La misericordia è la via più efficace per la sicurezza: la recidiva si abbassa al 10%»
Una caciotta del "Formaggio del perdono" sarà donata mercoledì mattina a Papa Francesco da Antonello Guadagni, casaro, ex-detenuto che ha svolto un percorso alternativo al carcere presso la Comunità Papa Giovanni XXIII. L'incontro avverrà al termine dell'Udienza generale in Piazza San Pietro, alla quale parteciperanno circa 200 tra detenuti e volontari della Comunità fondata da don Benzi impegnati nel recupero di chi ha commesso reati.
«È un formaggio buono prodotto da persone che hanno fatto del male. Significa che chi ha compiuto del male può fare qualcosa di buono, del bene», spiega Giorgio Pieri, responsabile del progetto CEC, Comunità educante con i carcerati. E proprio su questa convinzione si basa il percorso rieducativo, che coinvolge oltre 250 detenuti, messo a punto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Ad accompagnare Antonello e Giorgio nell'incontro con Papa Francesco ci sarà mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, promotore, assieme alla Comunità, dell'"Università del perdono" giunta al quarto anno di attività per promuovere la cultura del perdono.
«La misericordia indicata da Papa Francesco per il giubileo straordinario non è solo la via più giusta ma anche la più efficace – spiega Giorgio Pieri –. Il 75% di chi va in carcere, quando esce torna a commettere reati, mentre tra chi svolge il nostro percorso educativo la recidiva si abbassa al 10%. La vera sicurezza non è data da una giustizia vendicativa ma da una giustizia rieducativa che passa attraverso percorsi di recupero, perché un uomo recuperato non è più pericoloso; contiamo che il Papa possa riconoscere queste realtà come segni di una nuova umanità».
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