Raffaele Cantone: La
trasparenza sia cultura della Comunità
Silvia Velo: Salviamo il mare nostrum
Guido Bortoni: Arriva
la rivoluzione dei contatori
Giuseppe Tannoia: La
sfida? Centrare gli obiettivi di efficienza energetica
Christiana Figueres: Bene COP21, ora abbandonare
combustibili fossili
Gilberto Dialuce: Il futuro è delle rinnovabili. Ma ora c’è il gas
Anne Houtman: Un’Europa unita con reti
intelligenti
Roma, 05/042016 – “Trasparenza
è la parola chiave nella lotta alla corruzione: la corruzione è un reato che si
svolge all`oscuro, ed è quindi nemico genetico della trasparenza. Se vogliamo
combattere la corruzione abbiamo bisogno di massima trasparenza”. Così Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità
Nazionale Anticorruzione nel
suo intervento nell’ultimo numero di Elementi,
house organ del gruppo Gestore dei Servizi Energetici, visibile sul sito www.gse.it.
“Fino
a oggi - ha spiegato Cantone - si è pensato che trasparenza significasse
mettere a disposizione il massimo di dati. Ma quella è una trasparenza quantitativa;
occorre una trasparenza qualitativa, cioè creare strumenti che consentano al
cittadino e alla società civile di trovare ciò che cercano consentendo un
efficace controllo degli atti e dell’operato della PA. La trasparenza poi è un
concetto strettamente collegato all`informazione e alla stampa, che svolge un
ruolo insostituibile nel controllo democratico dell’operato delle amministrazioni
pubbliche da parte dei cittadini”.
Cantone
ha proseguito
affermando che: “la corruzione in Italia
è a un livello molto alto, anche se ci sono segnali positivi. Nel rapporto di Transparency
International 2015 l’Italia
si è classificata al 61°
posto nel mondo, con un voto
di 44 su 100. Rispetto allo scorso anno il
nostro Paese ha
guadagnato 8 posizioni, un segnale sicuramente positivo da mettere in
relazione all’emersione dei grandi scandali italiani nell’ultimo anno: Mose,
Expo, Roma Capitale, e che si può leggere anche come riconoscimento del lavoro
fatto nel contrasto alla corruzione. Anche se l’Italia rimane in fondo alla classifica, direi che è iniziato un trend
positivo, dimostrato anche dal progressivo adeguarsi delle Pubbliche
Amministrazioni agli obblighi di trasparenza dettati dalla legge. L’Autorità
Nazionale Anticorruzione verifica ogni giorno che tale processo sia definitivamente
in atto. Le prescrizioni in materia di trasparenza non sono più vissute come
appesantimento burocratico, ma come un modo per migliorare la produttività
della PA”.
Cantone
ha poi voluto
sottolineare che “la
collettività deve capire che l`unica vera barriera contro la corruzione è
proprio lei stessa. Non si può pensare di avere un poliziotto per ogni singolo
episodio di potenziale minaccia; occorre imparare a convivere con le regole che
non significano burocrazia, ma prevenzione. Questo salto culturale è stato
avviato e stiamo prendendo collettivamente consapevolezza che la corruzione è
un male che si deve e si può combattere, per il beneficio di tutti. Certo
la consapevolezza dei cittadini sarà rafforzata da una maggiore efficienza
dell’amministrazione, il che diminuisce la percezione del malaffare e della
cattiva amministrazione e innesta un circolo virtuoso nei comportamenti dei
cittadini”
Sull’importanza della collaborazione fra le
amministrazioni pubbliche per combattere efficacemente la corruzione, nell’ottica
di fornire loro indicazioni univoche sugli adempimenti anticorruttivi, Cantone ha detto che “più che di rete parlerei di diffusione di
buone pratiche. Per questo stiamo stipulando protocolli di intesa collaborativa
con gli enti locali, come la Regione Lazio, per il controllo preventivo dei
bandi di gara. Abbiamo fatto protocolli con Guardia di Finanza ed Arma dei
Carabinieri, che hanno dato ottimi risultati come per l’Expo. Inoltre abbiamo
promosso due incontri con i responsabili per la prevenzione della corruzione di
tutte le Amministrazioni pubbliche d’Italia. Di rete invece si può parlare in
riferimento all’attuazione di quanto previsto dal codice dell’amministrazione
digitale in merito alla cooperazione applicativa soprattutto per ridurre gli
oneri informativi degli enti mettendo in condivisione le banche dati. L’Anac al
riguardo è tra le amministrazioni che più di tutte persegue questo obiettivo
mettendo a disposizione il proprio patrimonio informativo. Significativo al
riguardo il protocollo con la Ragioneria generale dello Stato per condividere
le informazioni sui pagamenti dei contratti pubblici, riducendo gli obblighi
informativi di entrambe, Anac e Ragioneria”
Silvia
Velo, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, ha dichiarato che: “Il nostro Paese è quel che è perché sta sul
Mediterraneo. In parte questa consapevolezza l'abbiamo persa o l'abbiamo troppo
a lungo data per scontata. Ciò fa sì che da una parte non ci si curi a
sufficienza del benessere del nostro mare, salvo i due o tre mesi dell'estate
quando c'è la balneazione; dall'altro sottoutilizziamo le potenzialità di
sviluppo legate al mare. Ci sono i settori tradizionali - la pesca, la
cantieristica, il cabotaggio marittimo, il turismo sul mare – ma ce ne sono
altri da sviluppare. Per citarne solo due, le biotecnologie per la produzione
di farmaci e sostanze utili dal mare e la produzione di energia rinnovabile dal
mare, sfruttando onde e maree. Insomma, dovremmo riconoscere più a fondo la
nostra identità di Paese legato al mare, ed essere consapevoli che il nostro
mare è un bene non infinito. A maggior ragione se pensiamo al Mediterraneo, un
mare piccolo, chiuso, fortemente antropizzato”.
Su come sviluppare
e tutelare questa risorsa, Silvia Velo ha indicato nel Collegato ambientale uno
degli strumenti. “Abbiamo definito nella
revisione della strategia di sviluppo sostenibile l'obbligo di prevedere un
capitolo dedicato al mare. Inoltre, stiamo attuando la direttiva europea sulla
strategia marittima che punta a raggiungere entro il 2020 il buono stato
ecologico del nostro mare. E’ stato finanziato un piano triennale di
monitoraggio in mare, oltre la fascia del miglio costiero quella della
balneabilità, una parte di mare mai monitorata ai fini ambientali e della
salute, e anche questo è un dato significativo. Nei prossimi mesi attiveremo un
confronto con i soggetti economici, pescatori, imprese turistiche, perché il
sistema sia in equilibrio, in mare e nell'uso degli spazi della fascia
costiera. Banalmente, se si pensa di fare trivellazioni, eolico offshore,
cantieri navali e anche turismo nello stesso tratto di costa la cosa non regge”.
La sottosegretaria all’Ambiente sul
tema “rinnovabili” ha affermato: “l'Italia,
grazie agli incentivi, ha goduto di uno sviluppo straordinario delle
rinnovabili, diventando il primo Paese in Europa col 40% di energia verde.
Questo però ha pesato sulle nostre bollette, perché gli incentivi li pagano i
cittadini e le imprese. Il tutto impatta con un tema molto importante che è
quello della competitività delle nostre imprese, visto che l'aumento della
bolletta si riflette sui costi di produzione. Si è quindi verificata una
lacuna: le misure non sono riuscite a creare una filiera produttiva italiana.
Il risultato? Il sistema di produzione energetica ne ha beneficiato, ma lo
stesso non è accaduto al sistema industriale nel suo complesso. Il governo ha
deciso di intervenire sulla bolletta elettrica riducendo gli incentivi e provando
a indirizzarli in maniera più selettiva, escludendo i settori maturi. Ad
esempio il fotovoltaico sta ripartendo perché si sostiene da solo”.
Di
conseguenza, ha continuato la Velo,
“l'indirizzo del governo è quello di
selezionare gli incentivi, tenendo conto delle risorse limitate, concentrandoli
su settori più innovativi come il solare termodinamico, che possono avere anche
una filiera produttiva tutta nazionale, così da spendere al meglio le risorse
limitate. Ci sono anche altri provvedimenti importanti. In particolare sono
orgogliosa di aver innalzato a 500 kilowatt lo scambio sul posto, favorendo
l'autoproduzione tra soggetti nello stesso comparto produttivo o urbano.
Insomma, stiamo reindirizzando gli sforzi sulle rinnovabili che rimangono un
elemento strategico per la produzione di energia nel nostro Paese”.
Quanto all’innovazione Silvia Velo è del parere che: “dopo
la fase del pionierismo bisogna concentrare risorse e strumenti normativi sull'innovazione.
I sistemi di accumulo sono una frontiera tecnologica che può consentire un
salto di qualità nell'utilizzo delle rinnovabili, permettendo di stoccarne la
produzione. Da una parte abbiamo innalzato la soglia dell'autoconsumo, che non
ha costi e permette di redistribuire la produzione, dall'altra se ci
concentriamo nel sostenere le tecnologie e l'innovazione nei sistemi di
accumulo, possiamo consentire alle rinnovabili di funzionare meglio di quanto
già non facciano, innervando il sistema”.
Proseguendo, la Velo ha detto che l’efficienza energetica offre importanti
potenzialità, “sia in termini di
risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO2, sia in termini di
politiche industriali. Una frontiera che ci permette di rendere efficienti i
nostri edifici pubblici e privati e al tempo stesso ha una filiera tutta in
situ, che non si delocalizza e può essere lo strumento per rilanciare
“ambientalmente” l'edilizia, senza il consumo di suolo ma riqualificando il
patrimonio esistente che ha bisogno di essere rinnovato. Insomma, investiamo e
puntiamo molto sull'efficienza energetica come la nuova frontiera su cui
aggiornare la politica energetica del Paese”.
Guido
Bortoni, Presidente dell’Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema
idrico, ha parlato della rivoluzione
che avverrà con l’avvento dei nuovi contatori elettrici intelligenti,
sostenendo che: “la funzione principale
del contatore è la misura di energia: questa non cambierà. Cambieranno però le
prestazioni. I contatori di prima generazione sono progettati per rilevare le
misure di energia elettrica ogni mese, con dettaglio per fasce orarie. Come le
fasce orarie sono state un notevole passo avanti della prima generazione, così
la rilevazione dei consumi orari per tutti i clienti sarà il risultato più
importante della seconda. Saranno possibili nuove offerte sul mercato, più
aderenti alle esigenze dei clienti, anche grazie a raggruppamenti orari
“personalizzabili” dal venditore. Inoltre i dati orari – anzi, quartorari –
saranno disponibili su base giornaliera e non più mensile o bimestrale: questo
darà la possibilità di eliminare le cosiddette “code di fatturazione”, portando
all’ azzeramento delle fatture di conguaglio e minori rettifiche”.
Bortoni ha proseguito
dicendo che: “i nuovi contatori
consentiranno l’eliminazione del load profiling e la disponibilità di
dati più accurati, superando la rilevazione per fasce orarie fisse e
“sclerotizzate”. Si elimineranno le approssimazioni convenzionali nella
regolazione delle partite economiche. Grazie alla disponibilità giornaliera dei
dati di prelievo si ridurrà l’esposizione finanziaria, limitando i costi per le
garanzie. Inoltre la presenza di dati quartorari consentirà minori
sbilanciamenti. La disponibilità di misure orarie ridurrà i costi di
sbilanciamento e permetterà ai venditori di formulare offerte più competitive.
La scelta dei clienti tra le diverse offerte, che è il meccanismo fondamentale
su cui si basa la competitività dei mercati retail, trasferirà loro, nel medio
periodo, questi vantaggi. Si pensi anche alla possibilità di offerte prepagate,
che saranno un valido strumento di gestione dei casi di morosità del cliente
senza riportare il cliente nel regime di servizio universale, una volta venuta
meno la Maggiore Tutela nel 2018”.
“Oltre
alla misurazione oraria”, ha continuato Bortoni,
“il più importante beneficio dei
contatori di seconda generazione sarà costituito proprio dalla disponibilità
dei dati in via pressoché immediata, tramite opportuni dispositivi che saranno
“interoperabili”, cioè potranno essere prodotti da qualsiasi operatore del
mercato e non solo, come accade oggi, dall’impresa distributrice. La
consapevolezza dei propri consumi permette inoltre di fare scelte
economicamente più vantaggiose in occasione del rinnovo degli apparecchi,
prestando attenzione ai risparmi derivanti dall’acquisto di apparecchi più
efficienti”.
Sulla riservatezza dei dati, Bortoni non ha dubbi: “è un
aspetto cruciale che va affrontato con misure di sicurezza adeguate e
aggiornate. Faccio solo un esempio: nella seconda generazione verranno adottati
algoritmi di criptazione dei messaggi veicolati sulla rete elettrica contenenti
i dati di consumo dei clienti. Siamo il più grande Paese al mondo con gli smart
meter, non abbiamo avuto fino ad oggi incidenti di cybersecurity, tuttavia non
dobbiamo riposare sugli allori né abbassare la guardia”.
Sulle possibili
sinergie tra questi nuovi contatori e il Sistema Informativo Integrato (SII)
che gestisce i dati del mercato elettrico, Bortoni
così dice: “E’ importante che i dati
rilevati dagli smart meter di seconda generazione si coniughino con lo sviluppo
del Sistema Informativo Integrato, che ha iniziato a incorporare anche i dati
di misura. Ci sarà un notevole aumento dei dati raccolti: questo comporterà
nuove esigenze di dimensionamento (memoria ed elaborazione), ma anche più
opportunità di analisi dei dati e nuovi servizi connessi. Il SII potrebbe
essere la nuova banca dati per l’esame del profilo dei clienti e per l’audit di
base per il singolo cliente anche di piccole dimensioni, previo il suo assenso”.
Giuseppe Tannoia, Presidente di Confindustria energia, parlando dell’importanza
dell’efficienza energetica, sostiene che:
“c’è ancora molto da fare, sia sotto il profilo dell’innovazione tecnologica che
della normativa. Un potenziale di miglioramento è, ad esempio, rappresentato
dagli edifici pubblici che attraverso riqualificazione ed efficientamento
potrebbero contribuire in maniera sostanziale alla riduzione del fabbisogno
energetico e quindi al raggiungimento degli obiettivi di efficienza.
Fermo restando che le imprese della filiera Energia non hanno interesse nello
spreco delle risorse - rinnovabili e non - la funzione regolatoria
dell'Autorità dovrebbe favorire lo sviluppo di un sistema energetico
efficiente, capace di ridurre gli sprechi ed evitare distorsioni del mercato.
E' possibile che mettendo mano al sistema delle tariffe si rischino degli
effetti non voluti: per questo si stabiliscono sistemi di monitoraggio che
consentano le correzioni e gli aggiustamenti necessari per il raggiungimento
degli obiettivi”.
Tannoia si è
poi augurato che “la capacità di
innovazione delle nostre imprese sappia continuare a vincere le sfide di
integrazione tra fonti diverse, compresa quella dei sistemi di accumulo per la
produzione di elettricità da rinnovabili. Tra dieci anni assisteremo ad una
maggiore integrazione dei due settori dovuta alla componente tecnologica che da
un lato comporterà un perfezionamento della filiera delle rinnovabili e
dall’altro asseconderà lo sviluppo di centrali termoelettriche alimentate a gas
e quindi più efficienti e a minor impatto sull’ambiente. Il sistema ne
beneficerebbe in termini di efficienza energetica oltre a rispondere agli
impegni sottoscritti nel corso della COP21 di Parigi”.
Christiana
Figueres, Segretario esecutivo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per
i Cambiamenti Climatici, è soddisfatta dall’accordo di Parigi, ma, afferma: “rimane ancora da capire se Parigi
costituisca l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili. L’accordo
apre la porta ad una rapida trasformazione dell’economia globale con ampi spazi
per il picco emissivo entro un decennio e crescita nulla delle emissioni al
2100. Adesso bisogna concentrarsi sul
cambiamento e sulla transizione per un modello non più totalmente
dipendente dai combustibili fossili”. Alla domanda, quali strumenti stimoleranno gli investimenti in rinnovabili?
Figueres ha così risposto: “il
supporto ai paesi in via di sviluppo è un elemento caratterizzante dell’accordo.
Il sostegno finanziario e tecnologico dovrebbe fluire dal mondo sviluppato,
favorendo l’accesso all’energia e il passaggio a rinnovabili e a fonti pulite.
Gran parte di questo aiuto servirà a ridurre il rischio degli investimenti e
incoraggiare il settore privato. Guardare all’insieme dei piani nazionali
dovrebbe significare avere una mappa di opportunità di investimento perché
ciascun paese agirà per raggiungere i target in termini di mitigazione o di
capacità in rinnovabili. L’accordo si basa, inoltre, su strumenti multilaterali
già in essere e tesi a stimolare investimenti in energia pulita. Questi
permarranno per aumentare il livello dei finanziamenti. Per esempio, il Clean
Development Mechanism funziona oggi come garanzia imparziale di riduzioni di emissioni
per il mercato dei green bond. Ciò aiuta gli investitori ad assicurarsi del
ritorno delle risorse stanziate ma anche delle riduzioni di emissioni che
rendono attraente l’investimento. Il Green Climate Fund è un altro strumento
con alto potenziale di leva per gli investimenti e il suo modello di business
dà priorità ai progetti che promuovono cambiamenti importanti. Questo cambio
sistemico muove intere economie verso modelli di sviluppo alimentati da energia
pulita e potrà aprire a ulteriori investimenti”.
Gilberto Dialuce, Direttore generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e per le energetiche al Ministero dello Sviluppo Economico, parlando del suo specifico ha sottolineato che: “l'Italia celebra una storia di successo nelle rinnovabili, questo però non significa che le fonti fossili siano definitivamente uscite di scena, anzi. Ad esempio il gas può (e forse deve) diventare la dorsale di un sistema elettrico che si affidi a un largo impiego delle fonti rinnovabili, ma sia mantenuto in equilibrio dal termoelettrico a gas. Il metano, infatti, potrà avere un ruolo importante anche nel rendere più sostenibili i trasporti su gomma, vera croce italiana, sia con il classico metano compresso per le auto ma ancor di più con l'uso del gas naturale liquefatto (Gnl) - quello che arriva sulle gasiere via nave e poi viene rigassificato per immetterlo nella rete - nella sua forma 'tal quale'. Tema, quest'ultimo, visto come il più grande scenario dell'Energy union nell'agenda dell'Unione europea”.
Anne Houtman, Consigliera della Direzione Energia della Commissione Europea, si è soffermata sulle strategie
dell’Ue, dicendo che: “le reti intelligenti sono una delle quattro
priorità di ricerca e innovazione previste dalla strategia dell’Unione
dell’energia. Ci sono inoltre tre progetti di reti intelligenti tra i progetti
infrastrutturali chiave selezionati nell’ultimo aggiornamento dei “Progetti di
interesse comune”. Questi godranno dei vantaggi previsti dal regolamento TEN-e:
maggiore trasparenza, procedure più rapide per l’assegnazione dei fondi,
valutazioni ambientali più spedite, un trattamento regolatorio ad hoc e
migliore. I progetti potranno ricevere assistenza finanziaria nell’ambito del
Connecting Europe Facility (CEF). L’attuale quadro regolatorio europeo promuove
l’introduzione di reti intelligenti come strumento per migliorare l’efficienza
energetica, e il futuro disegno del mercato elettrico garantirà il contesto
adatto per il loro sviluppo. In particolare, saranno incoraggiati schemi di
remunerazione che incentivino gli investimenti in tecnologie per le reti
intelligenti. Infine nel 2016, un “New Deal per i consumatori di energia”, darà
ai consumatori la possibilità di diventare soggetti attivi, garantendo loro
l’accesso alle offerte sul mercato, assicurando la sicurezza, la riservatezza
dei dati e l’interoperabilità dei dispositivi e degli elettrodomestici”.
Houtman ha poi concluso
dichiarando che: “con una maggiore
penetrazione delle rinnovabili e di nuovi carichi sui sistemi di distribuzione,
i gestori delle reti dovranno assumere un ruolo più attivo. Per fare ciò
dovranno essere attori neutrali sul mercato. Un’ulteriore separazione è una
possibilità che valuteremo se si dimostrasse il modo più efficiente per
raggiungere tale obiettivo”.
Completano
il numero 37 di Elementi:
- L’editoriale di Andrea Peruzy Ad e Presidente di AU, sull’evoluzione del sistema elettrico italiano
- Un articolo di Stefano Besseghini, Ad di RSE, sul senso di RSE per l’Europa
- La rubrica “Virgolette” di Romolo Paradiso, sull’importanza di ritornare a rispettare e proteggere la natura per ritrovare ritmi e dimensioni di vita e pensiero più confacenti all’uomo
- Un articolo con i dati delle verifiche e delle ispezioni del GSE e l’intervista al Generale di GdF Gennaro Vecchione
- Lo Speciale RAEE
- Un confronto con Riccardo Maria Monti, Presidente Ice, sul dinamismo crescente delle aziende “green italiane.
- Un’intervista ad Alberto Angela sull’importanza di divulgare l’energia della conoscenza
- Una conversazione con Vittorio Sgarbi che elogia l’operato di Elementi per la diffusione della cultura in Italia
- Un faccia a faccia con Claudio Spinaci, Presidente dell’Unione Petrolifera, che evidenzia come il petrolio sia e ancora sarà per molto la prima fonte di energia
- Un dialogo con Ivan Faiella, Senior Economist del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, secondo il quale sul sistema EU-ETS serve un segnale di prezzo coerente con gli obiettivi Ue.
- Una riflessione di Luca Barberis ed Emanuele Del Buono sui meccanismi di incentivazione
- Un articolo di Liliana Fracassi sul prezzo dell’energia quale centro del sistema economico
- La rubrica “Elementi Normativi”, che riporta i più importanti provvedimenti in materia energetica.
- “Il Punto” di Jacopo Giliberto, su come operare per essere competitivi nel mercato elettrico.
- Una conversazione di Romolo Paradiso sui temi dell’uomo, del lavoro e della società con padre Enzo Fortunato, responsabile della comunicazione del Sacro Convento di Assisi e direttore delle rivista “San Francesco”.
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