Cadica, azienda italiana leader nella realizzazione di etichette, cartellini, patch, badges per i più importanti brand internazionali di moda, ha realizzato una ricerca socio-culturale sul percepito dell'universo "labelling" ed sul rapporto degli italiani con il mondo dell'abbigliamento.
Oggi, ai tempi dei social, più che di etichette si sente spesso parlare di "tag", strumenti attraverso i quali le aziende rimarcano fortemente la propria brand identity sul web, instaurando un rapporto diretto con i propri "followers" che quasi sicuramente diventeranno i loro acquirenti.
Ma che cos'è un tag se non un'"etichetta 2.0"? Il parallelismo che sussiste tra tag ed etichette non è legato soltanto al rafforzamento dell'identità del marchio, ma anche a quella del consumatore che acquista un capo e, grazie all'etichetta, entra in contatto con il mondo iconico e immaginario del brand.
Dunque, l'etichetta non è soltanto un simbolo che rimanda a un mondo di informazioni sul prodotto, ma è soprattutto un segno che parla di chi indossa il capo e, così come il tag, comunica il nostro mondo, lo status sociale e lo stile di vita.
Così il 42% degli intervistati afferma: "Il logo ben visibile può parlare di me, del mio stile".
E ancora, il 25% degli intervistati associa l'etichetta al logo: se esso si trova all'interno del capo è garanzia della sua originalità, mentre se è all'esterno, conferisce al brand un elemento di distintività.
Infine il 57% degli intervistati NON acquisterebbe un capo privo di etichetta.
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