Io non sono contro il Movimento 5 stelle. Io lo temo.
Il processo di crisi della nostra democrazia parlamentare è iniziato dopo tangentopoli.
La personalizzazione della politica è iniziata con Berlusconi.
Il Renzismo è stata la risposta caricaturale che ha mandato in frantumi il partito democratico che ormai da tempo possiamo descrivere come una sorta di DC contemporanea, avendo perso le connotazioni di provenienza social-comunista ha perso anche la sua identità di sinistra.
Renzi è stato un disastro. Punto. Ma la personalizzazione della politica prosegue con Grillo.
E Grillo è un qualunquista, un distruttore.
Negli anni '90 spaccava i computer durante i suoi spettacoli comici per poi diventare un asso della comunicazione digitale insieme a quel genio del male di Casaleggio sr.
Grillo non propone. Rade al suolo.
Grillo ha cavalcato la rabbia del popolo verso la mala politica ma non ha costruito un nuovo partito.
Il m5s esiste da anni ma non è cresciuto, non si è strutturato, non ha espresso dei leader rappresentativi e capaci.
Giggetto Di Maio è un pischellone cresciuto. La Raggi il nulla cosmico.
Il m5s senza Grillo - pure se lui "formalmente" ne è uscito - non ha alcuna visione politica.
Non è conservatore, non è progressista. Non è europeista, non è nazionalista. Non è statalista, non è liberista.
Il m5s non ha ideali sociali è infatti è trasversale senza però rappresentare nessuno.
Il m5s dà voce a qualsiasi istanza contro il sistema sociale.
Il m5s fa propaganda cavalcando le fake news.
Dà voce a gente improponibile che crede alla pericolosità dei vaccini e alle scie chimiche...
Il m5s fa dell'incompetenza e ignoranza un vanto.
La piattaforma Rousseau oltre ad essere una macchina da soldi, un meccanismo che ha moltissime ombre pericolosamente non democratiche al suo interno.
Il m5s è rabbia popolare.
Più la rabbia popolare prende il potere, più il popolo è disposto a rinunciare a liberta individuali e diritti civici pur di poter urlare "adesso basta, vogliamo ordine".
Mussolini e Hitler arrivarono al potere per volontà del popolo.
"In How Democracies Die Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, politologi e professori di Scienze del governo all’Università di Harvard, analizzano questo processo di erosione endogena di queste forme di governo, individuando quattro indicatori chiave per l’identificazione di un politico o di partiti antidemocratici: è il caso di preoccuparsi se questi rigettano, a parole o nei fatti, le regole di funzionamento di un sistema democratico; se negano la legittimità degli avversari; se tollerano o incoraggiano l’utilizzo della violenza; se mostrano la volontà di limitare la libertà e i diritti civili degli avversari, media inclusi."
"Quando si pensa alla morte di una democrazia è facile cadere automaticamente nell’immagine di un golpe; un colpo di Stato quasi teatrale nella sua messa in atto, il cui impatto emotivo è talmente forte sulla psiche pubblica da finire per rappresentare l’unica modalità di sovversione di un ordine democratico.
Questi eventi epocali però non capitano improvvisamente, senza essere giustificati e preparati da dinamiche politiche antecedenti: molte volte sono la conseguenza, più o meno spettacolarizzata, di un lungo processo di erosione delle istituzioni democratiche, che si verifica all’interno dell’ambito della legalità.
Non sono i colpi di Stato che uccidono le democrazie. Semmai, le democrazie si logorano da sé, aprendo le porte a istanze e figure che, piegando a poco a poco le regole del sistema a proprio favore, ne stravolgono completamente il volto".
http://thevision.com/politica/morte-democrazie/
Dà voce a gente improponibile che crede alla pericolosità dei vaccini e alle scie chimiche...
Il m5s fa dell'incompetenza e ignoranza un vanto.
La piattaforma Rousseau oltre ad essere una macchina da soldi, un meccanismo che ha moltissime ombre pericolosamente non democratiche al suo interno.
Il m5s è rabbia popolare.
Più la rabbia popolare prende il potere, più il popolo è disposto a rinunciare a liberta individuali e diritti civici pur di poter urlare "adesso basta, vogliamo ordine".
Mussolini e Hitler arrivarono al potere per volontà del popolo.
"In How Democracies Die Steven Levitsky e Daniel Ziblatt, politologi e professori di Scienze del governo all’Università di Harvard, analizzano questo processo di erosione endogena di queste forme di governo, individuando quattro indicatori chiave per l’identificazione di un politico o di partiti antidemocratici: è il caso di preoccuparsi se questi rigettano, a parole o nei fatti, le regole di funzionamento di un sistema democratico; se negano la legittimità degli avversari; se tollerano o incoraggiano l’utilizzo della violenza; se mostrano la volontà di limitare la libertà e i diritti civili degli avversari, media inclusi."
"Quando si pensa alla morte di una democrazia è facile cadere automaticamente nell’immagine di un golpe; un colpo di Stato quasi teatrale nella sua messa in atto, il cui impatto emotivo è talmente forte sulla psiche pubblica da finire per rappresentare l’unica modalità di sovversione di un ordine democratico.
Questi eventi epocali però non capitano improvvisamente, senza essere giustificati e preparati da dinamiche politiche antecedenti: molte volte sono la conseguenza, più o meno spettacolarizzata, di un lungo processo di erosione delle istituzioni democratiche, che si verifica all’interno dell’ambito della legalità.
Non sono i colpi di Stato che uccidono le democrazie. Semmai, le democrazie si logorano da sé, aprendo le porte a istanze e figure che, piegando a poco a poco le regole del sistema a proprio favore, ne stravolgono completamente il volto".
http://thevision.com/politica/morte-democrazie/
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