Le tanto sbandierate sanzioni alla Russia, attuate in seguito all’aggressione militare in Ucraina hanno provocato un presumibile effetto boomerang specie dal punto di vista economico. Nonostante le sanzioni il Pil della Russia continua a galoppare e secondo il FMI nel 2024 si attesta al 3,2% superando le economie occidentali: dagli Stati Uniti (+2,7%), al Regno Unito (+0,5%), alla Germania (+0,2%), alla Francia (+0,7%), all’Italia (+0,7%) e alla Spagna (+1,9%). Cina e India si attestano rispettivamente a +4,6% e +6.8%. Sempre il FMI conferma che la Russia a gennaio si attesta al un + 2,6 %. Sono stime e valori che nel corso del 2024 possono variare in relazione agli investimenti ed all’aumento del costo dei salari che la Russia oggi sostiene. Le basi della sua forza economica restano le riserve naturali che la Russia possiede e che possiamo stimare in termini di ricchezza del paese in 75000 miliardi di dollari. Il paese rappresenta per il mondo una importante riserva di nichel che si attesta come terza al mondo in termini di produzione, la quarta per le riserve di uranio e rame. Nel totale la Russia rappresenta il 14% della produzione di metalli globale. Molte nazioni oggi non possono far funzionare le proprie centrali nucleari senza l’uranio russo. La società mineraria russa Beloye Zoloto ha la concessione di una miniera d’oro a Kyucus situato vicino Tiksi, miniera che ha una riserva di 175 tonnellate di oro. La Russia assieme a Perù e Venezuela rappresentano il 57% della produzione globale. Ma il vero sistema economico basato sulle risorse naturali e rappresentato dal BRICS che oggi annovera il Brasile, la Russia, la Cina, il Sud Africa a cui nell’ultimo periodo si sono associati Emirati Arabi e Arabia Saudita, un gruppo di paesi che rappresentano una cifra superiore ai 3 miliardi di persone su una popolazione globale di 8 miliardi. Altro settore è quello dei Diamanti dove la Russia con Rostec ed affiliate acquista e vende alla grande sede Europea che si trova in Belgio. La stessa controlla il Kimberley Process su mandato ONU che certifica i diamanti grezzi prima della lavorazione e commercializzazione. Dobbiamo ricordare in tal senso che la mente di Putin è stata forgiata proprio da un Master in economia presso l’Istituto Minerario di San Pietroburgo ed è per questo che lui dà valore e ricchezza alle riserve del sottosuolo per aumentare i proventi economici in regime di guerra. La sua rinata influenza nel sud dell’Africa vede il Congo, paese tra i primi produttori al mondo di Cobalto. La Russia sta recuperando il tempo perduto anche nell’Artico per un interesse verso l’estrazione di metalli rari la Russia. Naturalmente non possiamo dimenticare la vendita di metano e petrolio che hanno trasformato le perdite della guerra in una grande occasione economica deviando i flussi verso i paesi asiatici, tra cui l’India che acquista il greggio a basso costo dalla Russia (+134%) per poi raffinarlo e venderlo a paesi UE. Il prezzo del petrolio oggi è stabilito dai maggiori produttori che guarda caso fanno parte del BRICS. Le regole vengono eluse anche dagli stessi Stati europei: è il caso della Bulgaria, dove la raffineria Neftochim Burgas, di proprietà del gigante petrolifero russo Lukoil, che ha infranto il divieto di importazione del greggio russo, deciso da Bruxelles, acquistandone per oltre 1,1 miliardi di euro. Passando all’agricoltura e nella specificità al grano le forniture di grano duro dalla Russia verso l’Italia si sono attestate al 1164% in più rispetto lo scorso anno (è quindi più che decuplicato). Lo riferiscono i deputati del Parlamento europeo (PE) del partito "Rinnovare l'Europa" in un appello alla Commissione europea. L'UE ha adottato 13 pacchetti di sanzioni dal 2022 per limitare le forniture di merci dalla Russia, scrivono i deputati: "Tuttavia, alcune merci riescono ancora a entrare nel nostro mercato interno aggirando le sanzioni o perché non sono presenti nell'elenco delle merci vietate. Tra questi c'è il grano duro russo, che entra ancora nel mercato dell'UE, soprattutto attraverso l'Italia". Le sanzioni hanno coinvolto molte aziende globali che facevano affari in Russia, le quali a causa dei mancati profitti hanno perso 107 miliardi di dollari (fonte Reuters). L’economia di guerra ha riconfigurato l’economia Russa e le imprese esistenti che sono diventate più efficienti nella produzione o nella riparazione di attrezzature, consentendo alla Russia di aumentare le proprie armi e le munizioni. Le truppe russe hanno preso l'iniziativa in Ucraina, dove ora possono sparare con l'artiglieria e schierare droni a un ritmo molto più rapido di quello ucraino. Il generale Christopher J. Cavoli, il massimo comandante americano in Europa, ha dichiarato al Congresso che Mosca ora ha più truppe rispetto all’inizio dell’invasione e che i suoi militari hanno “dimostrato una crescente capacità di apprendere e adattarsi alle nuove condizioni”. Il complesso militare-industriale ha aumentato di 4 volte la produzione di veicoli corazzati, di 5 volte la fornitura di carri armati, di quasi 2 volte la produzione di droni e di 17 volte di proiettili di artiglieria. Possiamo dire paradossalmente che per la Russia si è aperta una nuova era economica rappresentata dalla via Asiatica, secondo bloomberg: “La Russia sta costruendo nuove rotte commerciali in Asia per allentare le sanzioni di guerra", nuove ferrovie e le spedizioni collegheranno la parte europea della Russia con l’India attraverso l’Iran, e la Russia creerà anche l’infrastruttura della rotta marittima artica. Le reti marittime e ferroviarie attraverso l’Iran e il Corridoio del Mar Artico potrebbero rafforzare il perno di Mosca nei confronti delle potenze asiatiche Cina e India. Renderebbe inoltre la Russia un hub per il commercio internazionale. Queste rotte ridurranno i tempi di transito del 30-50% rispetto al Canale di Suez e contribuiranno a evitare problemi di sicurezza nel Mar Rosso. Molte le premesse date dai fatti che propongono per la Russia una netta crescita in termini economici a discapito delle sanzioni.
MCV
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