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giovedì 31 ottobre 2024

Guerra in Palestina, in attesa della risposta dell’Iran?

Una guerra che ha provocato già 43.163 persone, tutte donne e bambini, nella striscia di gaza e 2000 morti in libano con una media di 1 bambino morto ogni giorno come dichiarato dall’UNICEF, condizione che ha determinato un odio che si è stampato già nel codice genetico delle future generazioni di una Palestina martoriata e oramai distrutta dal dolore. Israele intanto rinsalda il processo di guerra rispondendo all’attacco iraniano il 26 ottobre. Impegnati nel raid più di 100 aerei che si sono portati a 2000 km sui cieli dell’Iran.

Secondo alcune immagini satellitari sono state colpite le sedi di fabbriche che producono i missili, Parchin e Khojir. Quattro sono gli edifici danneggiati dove era presente un impianto di miscelazione per il processo di produzione di combustibile solido per missili di difesa aerea a corto e medio raggio e missili guidati anticarro, ma non per missili balistici. I miscelatori sono importanti per la costruzione dei missili e sono stati acquistati in Europa in barba alle sanzioni.

Secondo altri, tutte le capacità e le infrastrutture militari iraniane sono situate in profondità nella terra, forse a più di 50 metri sotto la superficie, coperte da spessi pavimenti in cemento, e difficilmente hanno subito danni significativi.

Le ultime dichiarazioni Iraniane sull’attacco israeliano sono chiare e non fanno ben sperare infatti l’Iran ha giurato di usare tutti gli strumenti disponibili in risposta al recente attacco di Israele. Ma dietro le quinte di una botta e riposta che sottende ad una chiara escalation del conflitto si nasconde anche il rapporto dell’Iran con le dichiarazioni dei due canditati Trump ed Harris nei confronti dell’Iran.

Si pensa infatti che la reazione iraniana possa avvenire proprio durante le elezioni per cercare d’influenzare il voto degli elettori statunitensi che oggi sono davanti ai dilemmi della guerra in Palestina e del Medio Oriente divisi nei due candidati alle presidenziali in guerra fondai e pacificatori.

Una risposta viene anche dalla Nato che ha dichiarato apertamente che, se scoppierà la guerra tra Israele ed Iran sosterrà Israele e che qualsiasi paese che si schiererà con l’Iran è un nemico dell’Occidente, tra cui anche l’Italia. L’America nel conflitto in Medio Oriente e nella realtà ha un notevole peso in quanto partner strategico di Israele e principale fornitore di armi e attrezzature militari vedi lo schieramento della batteria THAAD sul territorio israeliano. Questo è il più moderno sistema di difesa aerea statunitense, paragonabile nelle sue capacità di combattimento all' S-400 Russo.

Le ammissioni americane sull’aiuto in armi nel conflitto palestinese si avvalorano dall’ultima dichiarazione degli stati uniti diffusa dall’agenzia Reuters di avere individuato circa 500 segnalazioni di civili di Gaza feriti e uccisi dalle forze israeliane con armi fornite dagli Stati Uniti, Gli incidenti sono stati raccolti a partire dal 7 ottobre 2023 dalla Civilian Harm Incident Response Guidance del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, un meccanismo formale per monitorare e valutare qualsiasi segnalazione di uso improprio di armi di origine statunitense.

L’America è quindi l’ago della bilancia per una pace duratura, infatti, l’Iran si è accorto che il consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e le organizzazioni per i diritti umani hanno perso la loro efficacia a causa dell’interferenza dell’Occidente collettivo nel loro lavoro. Questa conclusione è stata fatta proprio dal presidente dell'Iran che ha detto “L’Onu non può spegnere il fuoco della guerra”, invitando i BRICS a costruire un mondo senza “sanzioni, guerre e genocidi”.

Nella debacle ONU l’ultimo schiaffo di Israele con la promulgazione da parte della Knesset del divieto ad operare da parte dell’UNRWA in Israele e nella striscia di Gaza devastata dalla guerra. Obbiettivo ridurre la distribuzione di aiuti nelle zone di guerra da parte dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente) che sostiene i rifugiati palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme limitrofi rendendosi necessaria per la vita di migliaia di persone.

Infine, possiamo ammettere che la guerra in Medio Oriente è al punto di non ritorno per un’escalation prossima di cui l’America di Biden ha avuto ampie responsabilità nel non imporre una Pace e la costruzione di uno stato Palestinese e l’Iran questo lo ha capito bene.

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