Per agevolare gli automobilisti che, dopo aver acquistato al supermercato una nuova batteria per la loro automobile, provvedono in proprio alla sostituzione di quella esausta e poi non sanno dove portarla, il COBAT ha stipulato una serie di accordi con le maggiori catene della Grande Distribuzione Organizzata. In questo modo i clienti degli oltre 200 ipermercati tra Coop, Carrefour, Auchan, Bricocenter ed Iper, al momento dell’acquisto di una nuova batteria possono lasciare direttamente nel punto vendita quella vecchia, senza ulteriori costi o scomodità.
Prima di queste convenzioni, per l’automobilista fai-da-te, coscienzioso e rispettoso della legge, l’unica possibilità era portare la batteria esausta alla più vicina stazione ecologica del proprio Comune. Le batterie esauste, infatti, sono rifiuti pericolosi, per via del loro contenuto di acido solforico e piombo, sostanze tossiche e nocive. Non è quindi possibile abbandonarle lungo le strade, nelle campane o nei cassonetti urbani atti alla raccolta differenziata di carta, plastica, alluminio, vetro e farmaci.
Proprio per questo motivo per offrire un servizio aggiuntivo ai propri clienti, oggi, sempre più ipermercati si dotano degli appositi contenitori forniti gratuitamente dal COBAT, dove le batterie esauste vengono temporaneamente depositate in attesa del periodico ritiro gratuito da parte degli operatori incaricati alla raccolta.
Il COBAT attualmente recupera una percentuale prossima alla totalità delle batterie d’avviamento immesse al consumo, risultato che ne sancisce la leadership internazionale. Gli studi condotti dal Consorzio hanno appurato che la piccola percentuale che sfugge alla raccolta è comunque numero assoluto rilevante.
E questa parte mancante, che forse resta per anni nei garage o peggio viene dispersa nell’ambiente, risulta provenire proprio dalle attività del fai-da-te in ambito urbano, nautico e agricolo.
Attraverso gli accordi con la GDO il COBAT intende, dunque, risolvere il problema della dispersione delle batterie esauste, favorendo un corretto ed anche comodo smaltimento delle batterie esauste anche da parte di chi preferisce il fai-da-te alla sostituzione effettuata dagli elettrauto.
Andrea Pietrarota
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martedì 26 aprile 2005
L’impegno ambientale del Cobat
Raccolta differenziata e campagne di comunicazione per tutelare l’ambiente
L’impegno ambientale del Cobat appartiene al suo stesso codice genetico.
Infatti il Cobat, Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste, è stato istituito dal Parlamento Italiano con la legge n. 475 del 1988 per assicurare la raccolta gratuita ed il corretto riciclaggio delle batterie al piombo esauste su tutto il territorio italiano e, così facendo, proteggere l’ambiente.
Operativo dalla fine del 1991, in 14 anni di attività, il Cobat ha riciclato più di 2 milioni di tonnellate di batterie esauste, recuperato oltre 1 milione di tonnellate di piombo, 100.000 tonnellate di plastica e neutralizzato 360 milioni di litri di acido solforico. Si tratta di sostanze altamente inquinanti contenute nelle batterie esauste che recuperate diventano una preziosa risorsa energetica ed economica per il nostro paese (76 milioni di euro risparmiati sull’importazione di piombo nel 2004).
Grazie a questi risultati il Cobat ha raggiunto l’avanguardia europea per l’alto tasso di recupero sulle batterie esauste d’avviamento (prossimo al 100% sull'immesso al consumo) e si è distinto fra i Consorzi più attivi nella salvaguardia ambientale.
Un impegno, quello per l’ambiente, che il Cobat ha dimostrato anche attraverso campagne ed iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini e agli operatori del settore.
Le campagne per la tutela del mare…,
Da sempre il Cobat ha dedicato un’attenzione particolare alla tutela del nostro mare, ed è attivo per sensibilizzare i cittadini e gli operatori nautici sui pericoli ambientali dovuti alla dispersione delle batterie esauste utilizzate dai natanti per l’avviamento dei motori. Le principali campagne in difesa del mare nelle quali si è impegnato il Cobat sono quella delle “Bandiere Blu”, rilasciate dalla Fondazione Internazionale per l’Educazione Ambientale (FEE) ai comuni costieri che rispondono a specifici criteri turistico-ambientali, e la campagna “L’isola nel Porto” che, anche attraverso la collaborazione con le Autorità Marittime e le Autorità Portuali, ha portato alla realizzazione di 59 isole ecologiche per il conferimento delle batterie esauste in 31 dei principali porti turistici italiani.
… quelle per la montagna…,
Ma il COBAT si è impegnato concretamente anche per la tutela della montagna, infatti, l’anno scorso ha organizzato il 1°MOUNTAIN TOUR, iniziativa nata dalla volontà di contribuire alla salvaguardia di un ambiente dagli equilibri ecologici estremamente delicati: i territori montani delle Alpi e degli Appennini. Ha, inoltre, recuperando a 3.609 metri s.l.m. gli accumulatori utilizzati dal rifugio “Marco Rosa De Marchi” a Forcola Di Cresta Guzza nel gruppo del Bernina e nel 2002, con la “Missione Piramide”, ha recuperato le batterie esauste servite ad alimentare il sistema fotovoltaico del laboratorio-osservatorio più alto al mondo, la Piramide dell’EV-K2 CNR, installata a 5.050 metri di quota, sulla vetta dell’Himalaya.
… e quelle per abbattere l’inquinamento atmosferico ed acustico
Per contribuire ad abbattere l’inquinamento atmosferico ed acustico il Cobat, dal 2002, partecipa alla campagna Treno Verde di Legambiente. Inoltre, nel febbraio di quest’anno, il Consorzio ha intrapreso un serio percorso verso la sostenibilità dei tutte le sue attività e si è impegnato a concorrere alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dovute alle proprie attività, aderendo all’iniziativa di AzzeroCO2 .
Andrea Pietrarota
L’impegno ambientale del Cobat appartiene al suo stesso codice genetico.
Infatti il Cobat, Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste, è stato istituito dal Parlamento Italiano con la legge n. 475 del 1988 per assicurare la raccolta gratuita ed il corretto riciclaggio delle batterie al piombo esauste su tutto il territorio italiano e, così facendo, proteggere l’ambiente.
Operativo dalla fine del 1991, in 14 anni di attività, il Cobat ha riciclato più di 2 milioni di tonnellate di batterie esauste, recuperato oltre 1 milione di tonnellate di piombo, 100.000 tonnellate di plastica e neutralizzato 360 milioni di litri di acido solforico. Si tratta di sostanze altamente inquinanti contenute nelle batterie esauste che recuperate diventano una preziosa risorsa energetica ed economica per il nostro paese (76 milioni di euro risparmiati sull’importazione di piombo nel 2004).
Grazie a questi risultati il Cobat ha raggiunto l’avanguardia europea per l’alto tasso di recupero sulle batterie esauste d’avviamento (prossimo al 100% sull'immesso al consumo) e si è distinto fra i Consorzi più attivi nella salvaguardia ambientale.
Un impegno, quello per l’ambiente, che il Cobat ha dimostrato anche attraverso campagne ed iniziative di informazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini e agli operatori del settore.
Le campagne per la tutela del mare…,
Da sempre il Cobat ha dedicato un’attenzione particolare alla tutela del nostro mare, ed è attivo per sensibilizzare i cittadini e gli operatori nautici sui pericoli ambientali dovuti alla dispersione delle batterie esauste utilizzate dai natanti per l’avviamento dei motori. Le principali campagne in difesa del mare nelle quali si è impegnato il Cobat sono quella delle “Bandiere Blu”, rilasciate dalla Fondazione Internazionale per l’Educazione Ambientale (FEE) ai comuni costieri che rispondono a specifici criteri turistico-ambientali, e la campagna “L’isola nel Porto” che, anche attraverso la collaborazione con le Autorità Marittime e le Autorità Portuali, ha portato alla realizzazione di 59 isole ecologiche per il conferimento delle batterie esauste in 31 dei principali porti turistici italiani.
… quelle per la montagna…,
Ma il COBAT si è impegnato concretamente anche per la tutela della montagna, infatti, l’anno scorso ha organizzato il 1°MOUNTAIN TOUR, iniziativa nata dalla volontà di contribuire alla salvaguardia di un ambiente dagli equilibri ecologici estremamente delicati: i territori montani delle Alpi e degli Appennini. Ha, inoltre, recuperando a 3.609 metri s.l.m. gli accumulatori utilizzati dal rifugio “Marco Rosa De Marchi” a Forcola Di Cresta Guzza nel gruppo del Bernina e nel 2002, con la “Missione Piramide”, ha recuperato le batterie esauste servite ad alimentare il sistema fotovoltaico del laboratorio-osservatorio più alto al mondo, la Piramide dell’EV-K2 CNR, installata a 5.050 metri di quota, sulla vetta dell’Himalaya.
… e quelle per abbattere l’inquinamento atmosferico ed acustico
Per contribuire ad abbattere l’inquinamento atmosferico ed acustico il Cobat, dal 2002, partecipa alla campagna Treno Verde di Legambiente. Inoltre, nel febbraio di quest’anno, il Consorzio ha intrapreso un serio percorso verso la sostenibilità dei tutte le sue attività e si è impegnato a concorrere alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dovute alle proprie attività, aderendo all’iniziativa di AzzeroCO2 .
Andrea Pietrarota
martedì 19 aprile 2005
A MILANO MAMME A SCUOLA DI COMPUTER
Il progetto di Microsoft per le donne, in collaborazione con Hewlett Packard e Intel A MILANO MAMME A SCUOLA DI COMPUTER Corsi di informatica gratuiti per mamme e giochi per i bambini il 30 aprile a Segrate presso la sede di Microsoft
Milano inaugura Mamme@web
Sei una mamma e vuoi imparare ad usare il pc e a navigare in Internet, ma non sai dove lasciare il tuo bambino?
Iscriviti a Mamme@web, un seminario gratuito che si terrà il 30 aprile presso la sede di Microsoft Italia a Segrate in via Rivoltana 13 dalle ore 15.00 alle 18.30, realizzato in collaborazione con la testata femminile Grazia. Il corso è pensato per le mamme, lavoratrici e non, per far conoscere loro le opportunità offerte dalla tecnologia e dalla rete per la gestione della vita quotidiana e degli impegni familiari.
Potrai portare con te il tuo bambino, che giocherà nell’asilo di Microsoft mentre tu sarai al corso.
Iscrizioni
Per iscriversi al corso, è possibile chiamare la segreteria organizzativa al numero di telefono 02.49983.353, mandare un fax al numero 02.49983.354 o inviare un’ e-mail all’indirizzo http://www.blogger.com/mammeweb@plannersgrp.net.
Informatizzazione di base per le mamme…
Mamme@web vuole diffondere una conoscenza pratica ed essenziale delle tecnologie come supporto alla sfera personale.
Le docenti sono tutte donne che lavorano presso le aziende promotrici del progetto, che si sono rese disponibili ad impiegare il loro tempo libero per insegnare al corso.
I contenuti, semplici e diretti, avranno come oggetto gli strumenti base di videoscrittura e dei fogli di calcolo (impaginazione dei documenti, gestione del bilancio familiare); la consultazione del web, per l’informazione, l’accesso a servizi on line, l’organizzazione del tempo libero (come utilizzare i motori di ricerca, consultare giornali on line, come prenotare le vacanze, un posto a teatro o al ristorante, come scegliere la ludoteca o la palestra per il proprio bambino, come fare la spesa, pagare le bollette, gestire il proprio conto bancario attraverso i servizi on line).
Al termine della giornata le mamme saranno invitate a proseguire il corso navigando in www.winniethepooh.it. Un modo semplice e divertente per sperimentare subito ciò che avranno appreso e conoscere un sito pensato per l’utilizzo della mamma con i propri bambini.
… e per i bimbi, Winnie the Pooh!
Per tutte le mamme che parteciperanno al corso è previsto un servizio di assistenza ed intrattenimento per i bambini che le accompagneranno.
A Milano, i bambini saranno accolti nell’asilo di Microsoft, dove sono previste attività di animazione e assistenza grazie ad operatrici specializzate per l’infanzia, che utilizzeranno anche i videogiochi e riviste educative di Winnie The Pooh.
Dopo Milano, altre otto città italiane
Mamme@web è un “tour formativo”, che avrà luogo in nove città italiane. Dopo Milano infatti sarà la volta di Bologna (7 maggio), Torino (14 maggio), Padova (21 maggio), Firenze (28 maggio), Roma (4 giugno), Napoli (11 giugno), Bari (18 giugno) e Catania (25 giugno).
In ogni sede, sarà allestita un’aula didattica attrezzata con 40 computer, ognuno con accesso ad Internet.
Futuro@lfemminile: Microsoft, Hewlett Packard ed Intel al servizio delle donne
Mamme@web rientra nel piano di attività di futuro@lfemminile, progetto di Microsoft Italia per le donne, realizzato in collaborazione con Hewlett-Packard Italiana ed Intel.
L’obiettivo di futuro@lfemminile è valorizzare il contributo che la tecnologia può dare nell’aiutare le donne ad esprimere il loro potenziale, una tecnologia non più solo territorio maschile, ma alleata e al servizio delle donne nei loro molteplici ruoli di studentesse, lavoratrici e madri.
Ulteriori informazioni sul progetto sono disponibili sul sito http://www.futuroalfemminile.it/.
Per informazioni
Ufficio stampa Hill & Knowlton Gaia
Letizia Cenci 06441640305 uffstampa@hkgaia.com
Nicoletta Vulpetti 06441640306 – 3473359814 vulpettin@hkgaia.com
Alessia Calvanese 06441640328 – 3351309390 calvanesea@hkgaia.com
sabato 16 aprile 2005
Rifiuti elettronici, anche in Italia partirà la raccolta?
Entro l’estate di quest’anno anche l’Italia dovrà aver messo a punto un efficiente sistema di recupero e riciclaggio dei rifiuti elettrici ed elettronici, un sistema che al contempo sia ambientalmente efficace ed economicamente sostenibile. A sancirlo sono le tre direttive europee approvate all’inizio dell’anno scorso 3 direttive comunitarie sulla gestione, il recupero e l'avvio al riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici (2002/95/CE, 2002/96/CE, 2003/108/CE). Mentre in altri Paesi come la Germania, dove a breve sarà approvato dal governo tedesco un programma per avviare al recupero e riciclo questa tipologia di rifiuti, l’Italia è in affanno se pensiamo che i tempi fissati dall’UE entro i quali dovranno essere raggiunti gli obiettivi di recupero degli apparecchi dismessi sono estremamente brevi. Per questo è auspicabile che anche in Italia si giunga ad una definizione al più presto di un idoneo modello di recupero: quale che sia, questo sistema di raccolta e riciclo dovrà anche nel nostro Paese evitare che radio, monitor e computer, così come frigoriferi e congelatori, finiscano in discarica o negli inceneritori senza essere stati privati dei diversi componenti pericolosi. Oggi, invece, secondo indagini della Commissione europea, fa questa fine circa il 90% dei rifiuti elettrici ed elettronici dismessi. È proprio per questo che l’UE ha promosso e approvato le tre direttive del 2003 che puntano sull’obbligo della raccolta differenziata dei beni “provenienti dai nuclei domestici”, stabilendo che entro il 13 agosto del 2005 “l’onere dell’organizzazione dei servizi di raccolta, trattamento, recupero, reimpiego, riciclaggio e smaltimento” sia posto in capo ai produttori e agli importatori.
La forma più idonea per organizzare il recupero e il riciclo sarà molto probabilmente quella consortile, che ha già dato buoni frutti nel settore dei rifiuti pericolosi e degli imballaggi, come dimostrano rispettivamente i primati del COBAT (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo Esauste) e del Consorzio degli Oli Usati, così come le buone performance raggiunte dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) e dai suoi consorzi di filiera (carta, plastica, alluminio, vetro, legno e acciaio).
E così, il Governo, ha approvato in prima lettura, il 13 maggio scorso, il decreto legislativo che recepisce le tre direttive comunitarie sulla gestione, il recupero e l'avvio al riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il provvedimento dovrà ora passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari. Tra le finalità principali del decreto ci sono la prevenzione della produzione di scarti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, la realizzazione di un sistema di raccolta differenziata, recupero e riciclaggio di questi rifiuti, la progettazione di nuove apparecchiature che facilitino il riuso, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti da esse prodotte. È prevista l’introduzione di un marchio per queste apparecchiature che indichi ai cittadini la necessità della raccolta differenziata. Le operazioni di trasporto, trattamento, recupero e smaltimento finale della spazzatura elettronica saranno a carico dei produttori, che assicureranno anche il ritiro gratuito delle apparecchiature dismesse al momento dell’acquisto di oggetti elettrici ed elettronici nuovi. L’obiettivo di raccolta del provvedimento è fissato in 4 chili l’anno in media per abitante entro il 31 dicembre 2006. In questo modo verrebbe finalmente data attuazione alla norma contenuta già nel Decreto Ronchi del 1997 che prevedeva il ritiro degli elettrodomestici a cura dei produttori e che non ha mai preso piede nel nostro Paese.
Andrea Pietrarota
La forma più idonea per organizzare il recupero e il riciclo sarà molto probabilmente quella consortile, che ha già dato buoni frutti nel settore dei rifiuti pericolosi e degli imballaggi, come dimostrano rispettivamente i primati del COBAT (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo Esauste) e del Consorzio degli Oli Usati, così come le buone performance raggiunte dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) e dai suoi consorzi di filiera (carta, plastica, alluminio, vetro, legno e acciaio).
E così, il Governo, ha approvato in prima lettura, il 13 maggio scorso, il decreto legislativo che recepisce le tre direttive comunitarie sulla gestione, il recupero e l'avvio al riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici. Il provvedimento dovrà ora passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni e delle Commissioni parlamentari. Tra le finalità principali del decreto ci sono la prevenzione della produzione di scarti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, la realizzazione di un sistema di raccolta differenziata, recupero e riciclaggio di questi rifiuti, la progettazione di nuove apparecchiature che facilitino il riuso, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti da esse prodotte. È prevista l’introduzione di un marchio per queste apparecchiature che indichi ai cittadini la necessità della raccolta differenziata. Le operazioni di trasporto, trattamento, recupero e smaltimento finale della spazzatura elettronica saranno a carico dei produttori, che assicureranno anche il ritiro gratuito delle apparecchiature dismesse al momento dell’acquisto di oggetti elettrici ed elettronici nuovi. L’obiettivo di raccolta del provvedimento è fissato in 4 chili l’anno in media per abitante entro il 31 dicembre 2006. In questo modo verrebbe finalmente data attuazione alla norma contenuta già nel Decreto Ronchi del 1997 che prevedeva il ritiro degli elettrodomestici a cura dei produttori e che non ha mai preso piede nel nostro Paese.
Andrea Pietrarota
IL FANTABOSCO DELLA MELEVISIONE ENTRA NEGLI ASILI “GIOCA&CREA”
Rai Trade S.p.a. – La Melevisione e La Nuova Infanzia S.a.s – Gioca&Crea in partnerhip per favorire lo sviluppo della dimensione fantastica dei bambini
È stata presentata oggi, in occasione della 41ª edizione della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna (14/17 aprile), l’inizio della partnership tra il programma La Melevisione della Rai e gli asili “Gioca&Crea” di proprietà de La Nuova Infanzia S.a.s.
L’accordo, nato da una profonda condivisione di una stessa filosofia educativa, prevede che le future strutture per l’infanzia Gioca&Crea proporranno un percorso interdisciplinare utilizzando gli strumenti tipici della nota trasmissione di RaiTre “La Melevisone”, ormai entrata con grande successo nelle case di tutti i bimbi.
L’ingresso del Fantabosco negli asili Gioca&Crea favorirà lo sviluppo delle attività didattiche, attraverso l’utilizzo della globalità dei linguaggi e della dimensione fantastica.
Manualità, filastrocche, canzoni e giochi faranno da contorno alle fiabe raccontate dando la possibilità ai bambini di interagire ed approfondire ogni argomento trattato.
La programmazione delle attività ludiche ed educative terrà conto dei bisogni, degli interessi e delle attitudini che i bambini manifestano nelle varie fasce d’età e sarà direttamente condotta da educatori di comprovata esperienza, competenza e professionalità selezionati e formati da Gioca&Crea.
La Nuova Infanzia sas ha al suo attivo 13 strutture per l’infanzia avviate sull’intero territorio nazionale di cui ben 11 a marchio Gioca&Crea (asili nido, scuole materne e ludoteche).
La società, inoltre, gestisce direttamente 2 centri di formazione professionale per operatori d’infanzia su Roma e Bari e fornisce personale preparato e qualificato in grado di rispondere alle esigenze di famiglie, strutture per l’infanzia, villaggi turistici, centri estivi ecc..
Dal 1995 ad oggi oltre 20.000 famiglie hanno usufruito dei servizi offerti da “La Nuova Infanzia – Gioca&Crea” e hanno collaborato dopo l’adeguata formazione, più di 1.000 tra operatori, educatori, animatori e baby-sitter.
Gli asili d’infanzia Gioca&Crea sono strutture di minimo 250 mq. con ampie aree esterne, offrono un servizio dalle 7,30 alle 19,00 per 12 mesi l’anno, proponendo inoltre spazi-gioco extrascolastici, centri ricreativi e seminari con i genitori.
L’obiettivo principale è quello di favorire un armonico sviluppo psico-fisico del bambino attraverso un rapporto costante con la famiglia.
Il progetto educativo tiene conto dei bisogni del piccolo e del suo diritto di essere accompagnato nella crescita. Fornisce occasioni adeguate alle potenzialità individuali di apprendimento, di esplorazione e confronto di esperienze, di affettività e solidarietà relazionale valorizzando l’identità personale.
Ufficio stampa
La Nuova Infanzia - Gioca&Crea: Paolo Pietrarota
È stata presentata oggi, in occasione della 41ª edizione della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna (14/17 aprile), l’inizio della partnership tra il programma La Melevisione della Rai e gli asili “Gioca&Crea” di proprietà de La Nuova Infanzia S.a.s.
L’accordo, nato da una profonda condivisione di una stessa filosofia educativa, prevede che le future strutture per l’infanzia Gioca&Crea proporranno un percorso interdisciplinare utilizzando gli strumenti tipici della nota trasmissione di RaiTre “La Melevisone”, ormai entrata con grande successo nelle case di tutti i bimbi.
L’ingresso del Fantabosco negli asili Gioca&Crea favorirà lo sviluppo delle attività didattiche, attraverso l’utilizzo della globalità dei linguaggi e della dimensione fantastica.
Manualità, filastrocche, canzoni e giochi faranno da contorno alle fiabe raccontate dando la possibilità ai bambini di interagire ed approfondire ogni argomento trattato.
La programmazione delle attività ludiche ed educative terrà conto dei bisogni, degli interessi e delle attitudini che i bambini manifestano nelle varie fasce d’età e sarà direttamente condotta da educatori di comprovata esperienza, competenza e professionalità selezionati e formati da Gioca&Crea.
La Nuova Infanzia sas ha al suo attivo 13 strutture per l’infanzia avviate sull’intero territorio nazionale di cui ben 11 a marchio Gioca&Crea (asili nido, scuole materne e ludoteche).
La società, inoltre, gestisce direttamente 2 centri di formazione professionale per operatori d’infanzia su Roma e Bari e fornisce personale preparato e qualificato in grado di rispondere alle esigenze di famiglie, strutture per l’infanzia, villaggi turistici, centri estivi ecc..
Dal 1995 ad oggi oltre 20.000 famiglie hanno usufruito dei servizi offerti da “La Nuova Infanzia – Gioca&Crea” e hanno collaborato dopo l’adeguata formazione, più di 1.000 tra operatori, educatori, animatori e baby-sitter.
Gli asili d’infanzia Gioca&Crea sono strutture di minimo 250 mq. con ampie aree esterne, offrono un servizio dalle 7,30 alle 19,00 per 12 mesi l’anno, proponendo inoltre spazi-gioco extrascolastici, centri ricreativi e seminari con i genitori.
L’obiettivo principale è quello di favorire un armonico sviluppo psico-fisico del bambino attraverso un rapporto costante con la famiglia.
Il progetto educativo tiene conto dei bisogni del piccolo e del suo diritto di essere accompagnato nella crescita. Fornisce occasioni adeguate alle potenzialità individuali di apprendimento, di esplorazione e confronto di esperienze, di affettività e solidarietà relazionale valorizzando l’identità personale.
Ufficio stampa
La Nuova Infanzia - Gioca&Crea: Paolo Pietrarota
giovedì 14 aprile 2005
Basta la raccolta di 1 chilo di avanzi a tavola, per ridurre i rifiuti di un terzo
La raccolta differenziata in ogni famiglia di poco più di un chilo di avanzi della tavola prodotti al giorno farebbe ridurre i rifiuti urbani di un terzo e renderebbe disponibili sostanze organiche da restituire al suolo come compost per migliorare la fertilità dei terreni agricoli e la crescita delle piante ed evitare i problemi ambientali determinati dall’abbandono in discarica. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti. In Italia vengono prodotti circa 30 milioni di rifiuti urbani all’anno, il 30% dei quali è composto da scarti alimentari e verdi che possono essere recuperati con il compostaggio per ottenere soprattutto ammendanti per l’agricoltura e la floricoltura. Nonostante la quantità di rifiuti organici trattati negli impianti sia cresciuta dal 2000 al 2003 del 45% e la produzione nazionale di compost abbia raggiunto le 900 mila tonnellate, esiste ancora una grande potenzialità di crescita negli oltre 200 impianti attivi nel nostro Paese. Il fatto che dal 2000 ad oggi sia quasi raddoppiata la raccolta differenziata di prodotti biodegradabili dimostra la crescente disponibilità dei cittadini e della amministrazioni verso questa opportunità che richiede però anche una grande responsabilità – ha precisato la Coldiretti - nell’offrire un prodotto finale di effettiva qualità sul piano agronomico (in collegamento alla natura della sostanza organica ed al suo grado di maturità e stabilità) e sul piano ambientale (in relazione al basso contenuto di sostanze inquinanti). Nonostante siano passati diversi anni dalle prime esperienze in agricoltura, l’utilizzo del compost risulta essere limitato anche perché ad ostacolarne la diffusione è stata certamente la diffusione iniziale di prodotti di bassa qualità. La Coldiretti lamenta, infine, una carenza di impianti per la produzione di compost di qualità e la totale assenza di regole in grado di diffondere l’impiego esclusivo di matrici nobili provenienti da scarti agroalimentari e frazione umide di rifiuti urbani. Per questo è auspicabile l’avvio di un sistema di rintracciabilità del sistema di compostaggio.
martedì 12 aprile 2005
4 parole con Roberto Della Seta di Legambiente: le 4 “R” per l’Ambiente
Emergenza smog, raccolte differenziate che stentano a decollare, discariche abusive: sono solo alcuni dei temi emergenti che destano la preoccupazione di tutti noi per l'ambiente.
Scambiamo quattro chiacchiere con Roberto Della Seta, Presidente di Legambiente. "Ridurre, raccogliere, riciclare e recuperare. Sono le 4 'r' per preservare l'ambiente dall'inquinamento. Dietro questo slogan si nasconde la 'semplice' soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti in discarica. I rifiuti sono una delle più gravi emergenze ambientali con cui l'Italia (e non solo) deve fare i conti. La produzione è in costante aumento e la raccolta differenziata in alcune aree del Paese è ancora lontana dall'obiettivo del 35% previsto per il 2003. Solo alcune regioni del Nord e del Centro del Paese hanno raggiunto livelli di gestione avanzati, grazie anche all'operato dei consorzi obbligatori, come nel caso di Cobat per le batterie al piombo esauste". Come uscirne allora? "Anche i piccoli gesti che ognuno di noi compie durante l'arco della giornata possono rivelarsi molto utili per affrontare in maniera più compatibile il problema dei rifiuti: acquistare beni con pochi imballaggi o dividere i rifiuti in casa sono solo due esempi". Dal piccolo al grande, è questa la strada da percorrere? "La crucialità del problema dei rifiuti è soprattutto di ordine culturale. La conoscenza degli elementi di base per risolvere il problema è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per richiedere servizi e sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate".
Andrea Pietrarota
Scambiamo quattro chiacchiere con Roberto Della Seta, Presidente di Legambiente. "Ridurre, raccogliere, riciclare e recuperare. Sono le 4 'r' per preservare l'ambiente dall'inquinamento. Dietro questo slogan si nasconde la 'semplice' soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti in discarica. I rifiuti sono una delle più gravi emergenze ambientali con cui l'Italia (e non solo) deve fare i conti. La produzione è in costante aumento e la raccolta differenziata in alcune aree del Paese è ancora lontana dall'obiettivo del 35% previsto per il 2003. Solo alcune regioni del Nord e del Centro del Paese hanno raggiunto livelli di gestione avanzati, grazie anche all'operato dei consorzi obbligatori, come nel caso di Cobat per le batterie al piombo esauste". Come uscirne allora? "Anche i piccoli gesti che ognuno di noi compie durante l'arco della giornata possono rivelarsi molto utili per affrontare in maniera più compatibile il problema dei rifiuti: acquistare beni con pochi imballaggi o dividere i rifiuti in casa sono solo due esempi". Dal piccolo al grande, è questa la strada da percorrere? "La crucialità del problema dei rifiuti è soprattutto di ordine culturale. La conoscenza degli elementi di base per risolvere il problema è necessaria non solo per promuovere una indispensabile coscienza civica, ma anche per richiedere servizi e sostenere lo sviluppo di tecnologie appropriate".
Andrea Pietrarota
Cobat, in Europa nessuno ricicla così
Il Presidente Giancarlo Morandi: “Grazie al nostro Consorzio sono state recuperate più di due milioni di tonnellate di batterie al piombo esauste”.
Toglie di mezzo alcuni dei killer più pericolosi per la tutela dell’ambiente: ha neutralizzato più di 360 milioni di litri di acido solforico, recuperando oltre 2 milioni e mezzo di tonnellate di piombo e circa di 100 mila di plastica. Come un bravo amministratore riesce persino a fare incontrare tutela dell’ambiente e risparmio economico. E dall’alto delle sue cifre è diventato uno dei casi d’eccellenza del riciclaggio in Italia, anzi in tutta Europa. Per una volta il nostro Paese si gode il successo in un campo, quello della raccolta e del riciclaggio, che ha ancora molte zone d’ombra e che deve fare ancora passi da gigante per affrontare il corretto smaltimento dei rifiuti. L’esperienza del Cobat, il Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi, invece, è un trionfo che porta l’Italia come esempio d’avanguardia nel riciclo degli accumulatori al piombo.
Il Consorzio raccoglie le batterie al piombo che forniscono energia a una moltitudine di mezzi di trasporto e di apparecchi: auto, moto, camion, trattori, aeroplani ad elica, navi, treni, sommergibili. Senza contare quanto le batterie siano indispensabili lì dove la corrente elettrica non può mai mancare - ospedali, centrali elettriche e telefoniche, antifurti - e ovunque non sia possibile portare un “filo” per alimentare tutte quelle strumentazioni necessarie alla vita moderna.
“Grazie al Cobat, consorzio senza fini di lucro istituito per legge dal Parlamento, dal 1992, primo anno di piena operatività, sono stati recuperati quasi due milioni e mezzo di tonnellate di batterie esauste. Solo nel 2004 ne sono state raccolte più di 190 mila tonnellate, pari a circa 16 milioni di pezzi, e sono state recuperate circa 110 mila tonnellate di piombo con un risparmio di 76 milioni di euro sulle importazioni di tale metallo”, spiega Giancarlo Morandi, Presidente del Cobat. “Il recupero avviene tramite raccoglitori incaricati che ritirano gratuitamente le batterie presso gli auto-riparatori, i punti di raccolta delle aziende di igiene urbana, le imprese. Il tasso di raccolta è altissimo: supera il 97%”.
Ma anche per la piccola percentuale, che sfugge alla raccolta, il Consorzio non si dà per vinto: “Abbiamo intrapreso una serie di iniziative e accordi con le Amministrazioni Pubbliche ed Enti privati, realtà fattivamente operative sul territorio, per aumentare il numero dei punti di raccolta fruibili dal privato cittadino. E convenzioni con oltre 200 ipermercati delle maggiori catene della grande distribuzione organizzata per soddisfare anche le esigenze degli automobilisti fa-da-te. Sono inoltre operative 60 “isole ecologiche” in 30 porti per la raccolta delle batterie di barche e gommoni. E ancora, abbiamo lanciato moltissime campagne di sensibilizzazione ambientale”.
Il sistema Cobat è dunque un esempio lampante di sviluppo sostenibile. Il piombo viene rivenduto, la plastica ripulita e riutilizzata: “Dalla vendita del metallo non riusciamo ad autofinanziarci e, come previsto dalla legge, utilizziamo i proventi del sovrapprezzo sulla vendita di nuove batterie al piombo, solo 83 centesimi per una batteria d’automobile (il più basso in Europa!) ”, prosegue Morandi. Un meccanismo che ci mette alla pari con Paesi di grande tradizione ecologica come Danimarca, Norvegia e Svezia.
Guerra aperta quindi all’inquinamento: “Abbiamo persino raccolto una batteria di sommergibile, grande quanto mezza stanza e dal costo di più di un miliardo delle vecchie lire”, racconta soddisfatto Morandi. Vi sembra troppo? Nel 2002, su richiesta dell’ONU per l’Anno Internazionale delle Montagne, il Cobat ha effettuato la “Missione Piramide” per recuperare le batterie esauste utilizzate dal laboratorio di ricerca dell’EV-K2 CNR e ha mandato i suoi uomini a scarpinare a 5.050 metri di quota fin sulla cima dell’Himalaya. Cosa non si fa per lo sviluppo sostenibile…
Andrea Pietrarota
Toglie di mezzo alcuni dei killer più pericolosi per la tutela dell’ambiente: ha neutralizzato più di 360 milioni di litri di acido solforico, recuperando oltre 2 milioni e mezzo di tonnellate di piombo e circa di 100 mila di plastica. Come un bravo amministratore riesce persino a fare incontrare tutela dell’ambiente e risparmio economico. E dall’alto delle sue cifre è diventato uno dei casi d’eccellenza del riciclaggio in Italia, anzi in tutta Europa. Per una volta il nostro Paese si gode il successo in un campo, quello della raccolta e del riciclaggio, che ha ancora molte zone d’ombra e che deve fare ancora passi da gigante per affrontare il corretto smaltimento dei rifiuti. L’esperienza del Cobat, il Consorzio obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi, invece, è un trionfo che porta l’Italia come esempio d’avanguardia nel riciclo degli accumulatori al piombo.
Il Consorzio raccoglie le batterie al piombo che forniscono energia a una moltitudine di mezzi di trasporto e di apparecchi: auto, moto, camion, trattori, aeroplani ad elica, navi, treni, sommergibili. Senza contare quanto le batterie siano indispensabili lì dove la corrente elettrica non può mai mancare - ospedali, centrali elettriche e telefoniche, antifurti - e ovunque non sia possibile portare un “filo” per alimentare tutte quelle strumentazioni necessarie alla vita moderna.
“Grazie al Cobat, consorzio senza fini di lucro istituito per legge dal Parlamento, dal 1992, primo anno di piena operatività, sono stati recuperati quasi due milioni e mezzo di tonnellate di batterie esauste. Solo nel 2004 ne sono state raccolte più di 190 mila tonnellate, pari a circa 16 milioni di pezzi, e sono state recuperate circa 110 mila tonnellate di piombo con un risparmio di 76 milioni di euro sulle importazioni di tale metallo”, spiega Giancarlo Morandi, Presidente del Cobat. “Il recupero avviene tramite raccoglitori incaricati che ritirano gratuitamente le batterie presso gli auto-riparatori, i punti di raccolta delle aziende di igiene urbana, le imprese. Il tasso di raccolta è altissimo: supera il 97%”.
Ma anche per la piccola percentuale, che sfugge alla raccolta, il Consorzio non si dà per vinto: “Abbiamo intrapreso una serie di iniziative e accordi con le Amministrazioni Pubbliche ed Enti privati, realtà fattivamente operative sul territorio, per aumentare il numero dei punti di raccolta fruibili dal privato cittadino. E convenzioni con oltre 200 ipermercati delle maggiori catene della grande distribuzione organizzata per soddisfare anche le esigenze degli automobilisti fa-da-te. Sono inoltre operative 60 “isole ecologiche” in 30 porti per la raccolta delle batterie di barche e gommoni. E ancora, abbiamo lanciato moltissime campagne di sensibilizzazione ambientale”.
Il sistema Cobat è dunque un esempio lampante di sviluppo sostenibile. Il piombo viene rivenduto, la plastica ripulita e riutilizzata: “Dalla vendita del metallo non riusciamo ad autofinanziarci e, come previsto dalla legge, utilizziamo i proventi del sovrapprezzo sulla vendita di nuove batterie al piombo, solo 83 centesimi per una batteria d’automobile (il più basso in Europa!) ”, prosegue Morandi. Un meccanismo che ci mette alla pari con Paesi di grande tradizione ecologica come Danimarca, Norvegia e Svezia.
Guerra aperta quindi all’inquinamento: “Abbiamo persino raccolto una batteria di sommergibile, grande quanto mezza stanza e dal costo di più di un miliardo delle vecchie lire”, racconta soddisfatto Morandi. Vi sembra troppo? Nel 2002, su richiesta dell’ONU per l’Anno Internazionale delle Montagne, il Cobat ha effettuato la “Missione Piramide” per recuperare le batterie esauste utilizzate dal laboratorio di ricerca dell’EV-K2 CNR e ha mandato i suoi uomini a scarpinare a 5.050 metri di quota fin sulla cima dell’Himalaya. Cosa non si fa per lo sviluppo sostenibile…
Andrea Pietrarota
sabato 9 aprile 2005
DALLA BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO
Napoli 9 aprile 2005 Comunicato stampa
DALLA BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO
Riparte il business dall’estero con Usa e Giappone
ma delude l’atteso “sbarco” cinese che pretende prezzi fuori mercato
Annunciato da ENIT un piano straordinario di rilancio del settore con investimenti iniziali da 20 milioni e i primi effetti già da questa stagione invernale
Riparte il business dall’estero con Usa e Giappone
ma delude l’atteso “sbarco” cinese che pretende prezzi fuori mercato
Annunciato da ENIT un piano straordinario di rilancio del settore con investimenti iniziali da 20 milioni e i primi effetti già da questa stagione invernale
“Comprano” l’Italia i buyer cinesi ma vogliono pagarla a poco prezzo
Il tanto atteso turista cinese per il suo tour nel Bel Paese i soldi nel caso preferisce lasciarli per lo shopping. Malgrado la crescita dei flussi turistici dalla Cina segni un trend in ascesa del 41 per cento rispetto al 2003 e il fatto che l’89 per cento degli operatori abbia in catalogo destinazioni italiane, lo sbarco del turista cinese si preannuncia meno interessante del previsto per il mercato dell’incoming vero e proprio, che si troverà a gestire un cliente che privilegia prevalentemente tour guidati nelle grandi città d’arte, da visitare in pullman ma con budget di poco più di 30 euro al giorno e un tetto di 2000 euro per un tour di 15 giorni tutto compreso. Questi i dati delle prime contrattazioni in corso alla IX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo che ha ospitato per la prima volta una delegazione dei maggiori operatori cinesi giunti in Italia per incontrare l’offerta italiana. Da questo grande “Salone degli Affari” B2B che è la Borsa Mediterranea del Turismo, oggi seconda fiera nazionale del settore in corso alla Mostra d’Oltremare di Napoli fino a domani, arriva la conferma che la tanto attesa svolta data dall’arrivo in massa del turismo cinese è ancora tutta da cogliere ed intercettare.
Per l’Enit, che lancia un piano straordinario di rilancio, raggiunti volumi di ricavi per 28,4 miliardi di euro
Il mercato riunito a BMT, che a poco meno di 2 mesi dall’inizio della stagione estiva rappresenta un momento attendibile dello stato di salute del business, concorda comunque su una ripresa in particolare per quanto riguarda le presenze straniere e in linea con i dati resi noti dall’Enit. Secondo l’Ente, il mese scorso trasformato per decreto in Agenzia Nazionale per il Turismo, il turismo estero in Italia ha definitivamente invertito il trend prodotto dall’11 settembre, registrando un volume di ricavi valutari di 28,4 miliardi di euro con un incremento del 3% e nel 2005 si potranno ulteriormente consolidare questi risultati.
Di rilievo anche il ritorno degli americani dopo il tracollo degli ultimi tre anni e la ripresa del turismo nipponico, dove si stima un aumento del 10-15%. Per sostenere questa ripresa e rilanciare il turismo l’ENIT ha annunciato un Piano straordinario da 20 milioni di euro da concordare con le regioni e le categorie che punterà al rafforzamento della promozione della “marca Italia” da implementare anche attraverso il partenariato con altri soggetti pubblici e privati. Gli effetti dovrebbero farsi sentire già agli inizi della prossima stagione invernale.
Il monito di BMT: al più presto una strategia di gestione dei flussi e della qualità per battere i mercati emergenti
Tuttavia, mette in guardia Angelo De Negri Presidente della BMT e della società organizzatrice Progecta, “La concorrenza di nuove mete emergenti vicine al nostro Paese, dagli Stati della ex Jugoslavia come Croazia o Slovenia alle Repubbliche Baltiche ormai in grado di offrire pacchetti diversificati e di buon profilo sta diventando sempre più pericolosa, senza contare la capacità di attrazione di tante altre mete del Mediterraneo, dall’Egitto alla Grecia. Diventa quindi decisiva una strategia che punti anche al sostegno della domanda al di fuori del periodo estivo, soprattutto per il Mezzogiorno, e il miglioramento del rapporto qualità-prezzo.”
Per informazioni:
Alessia Calvanese, Hill & Knowlton Gaia, 335 1309390 – 335 5640823
Cristina Cennamo, BMT, 3405135781
martedì 5 aprile 2005
Un nuovo modello di sviluppo per un futuro sostenibile per l’umanità e per il Pianeta
Secondo la definizione contenuta nel Rapporto conclusivo della Commissione Brundtland del 1987 e ripresa dalla Conferenza di Rio de Janeiro, per sviluppo sostenibile si intende lo sviluppo che soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare i loro. I 3 principali indicatori che permettono di valutare se un processo di sviluppo sia sostenibile sono l’uso delle risorse rinnovabili, delle risorse non rinnovabili e i livelli di inquinamento. Per quanto riguarda le risorse rinnovabili, i tassi di consumo non devono superare i tassi di rigenerazione. Per esempio, la raccolta di legname è sostenibile solo se la quantità di alberi abbattuti non supera quella rimpiazzata naturalmente o artificialmente. Relativamente alle risorse non rinnovabili, i tassi di consumo non devono superare i tassi di sviluppo di risorse sostitutive rinnovabili. Il che significa che se si consuma una certa quantità di combustibile non rinnovabile occorre investire in impianti ad energia rinnovabile in modo da ottenere una quantità di energia rinnovabile equivalente a quella non rinnovabile che è stata persa per sempre. Per quanto riguarda, infine, il tasso d’inquinamento, i tassi di emissione degli agenti inquinanti non devono superare la capacità di assorbimento e rigenerazione da parte dell’ambiente. In questo ambito diviene assolutamente strategica ad esempio, una corretta gestione del ciclo dei rifiuti che deve puntare sul riciclaggio dei materiali e non andare a gravare sui sistemi naturali. Cambiare il modello di sviluppo tradizionale, ispirato al criterio della crescita illimitata, in favore di uno sviluppo sostenibile non comporta una rinuncia a priori alla crescita, ma implica semplicemente che si misuri il benessere non soltanto con il criterio del profitto.
Vanessa Pallucchi, Legambiente
Vanessa Pallucchi, Legambiente
Italia leader europea nel riciclo delle batterie esauste
Un esempio di sviluppo sostenibile: dalle batterie esauste nuova energia per l’ambiente
In Italia, il COBAT - Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste - ente senza fini di lucro istituito con legge dello Stato, può essere considerato a pieno titolo come precursore del sistema integrato nella gestione dei rifiuti e la giusta soluzione al problema delle batterie al piombo esauste, che sono quelle utilizzate per tutti i tipi di automezzi. Il più importante risultato del Consorzio è la percentuale di raccolta delle batterie esauste: l’Italia in questo settore si pone al primo posto in Europa con un tasso superiore al 96% sull’immesso al consumo, una posizione che ci allinea ai Paesi europei di alta tradizione ambientale come Svezia, Norvegia e Danimarca.
Il secondo primato è rappresentato dai bassi costi applicati per effettuare la raccolta e il riciclo degli accumulatori esausti. In Italia, infatti, vige il più basso sovrapprezzo sulla vendita delle batterie nuove, notevolmente inferiore a quello applicato nei Paesi nordici: solo 83 centesimi di euro su una media batteria d’avviamento d’automobile.
Il merito del COBAT è un successo dell’opera del Parlamento italiano, ma soprattutto degli imprenditori grandi e piccoli che hanno saputo rinunciare agli egoismi d’impresa per l’interesse generale del Paese. A loro non può che andare il riconoscimento per le intelligenti politiche ambientali intraprese di cui il COBAT è il braccio operativo.
L’anno scorso in Italia sono state raccolte oltre 191 mila tonnellate di batterie, pari a circa 16 milioni di singoli pezzi.
Da un punto di vista regionale, la Lombardia, con più di 33 mila tonnellate, è la regione che in assoluto ha raccolto le maggiori quantità di batterie esauste, seguita subito dopo dal Veneto (più di 20mila ton.), e dal Piemonte (più di 19mila ton). Al centro è stato il Lazio la regione con la maggiore raccolta (quasi 16mila ton.), mentre al sud sono state la Campania (circa 15mila ton) e la Sicilia (quasi 13mila.). Tra le regioni più “virtuose”, che vantano le migliori raccolte pro-capite si segnalano l’Emilia Romagna con quasi 5 kg raccolti per abitante, quindi il Friuli V. Giulia e le Marche , con più 4 kg/abitante, risultati superiori alla raccolta nazionale che si attesta a 3,36 kg/abit.
Grazie al riciclo di questa “montagna” di batterie è stato evitato lo sversamento nell’ambiente di oltre 30 milioni di acido solforico, si sono recuperate 10 mila tonnellate di plastica polipropilene e ben 110 mila tonnellate di piombo, metallo che per lo più l’Italia importa dall’estero. Per l’economia nazionale ciò ha significato un risparmio pari a oltre 76 milioni di euro.
Oggi il COBAT si segnala, nel mondo, tra i consorzi più attivi sul fronte della salvaguardia ambientale. Basti pensare che il Consorzio italiano ha recentemente conseguito sia la Certificazione per la Qualità dei servizi offerti la UNI EN ISO 9001:2000, sia la certificazione, del Sistema di Gestione Ambientale secondo lo standard internazionale, UNI EN ISO 14001:1996 (International Organization for Standardization). Concludendo, con le parole dell’ing. Giancarlo Morandi, Presidente del COBAT, possiamo affermare che “ il COBAT realizza un circolo virtuoso in cui la tutela dell’ambiente s’incontra con il recupero di risorse, la salvaguardia della salute collettiva e con il risparmio economico. Possiamo dire - ha concluso l’ing. Morandi - che il nostro Consorzio rappresenta un esempio concreto di sviluppo compatibile, tanto che oggi veniamo presi d’esempio da numerosi Paesi esteri”.
Andrea Pietrarota
In Italia, il COBAT - Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste - ente senza fini di lucro istituito con legge dello Stato, può essere considerato a pieno titolo come precursore del sistema integrato nella gestione dei rifiuti e la giusta soluzione al problema delle batterie al piombo esauste, che sono quelle utilizzate per tutti i tipi di automezzi. Il più importante risultato del Consorzio è la percentuale di raccolta delle batterie esauste: l’Italia in questo settore si pone al primo posto in Europa con un tasso superiore al 96% sull’immesso al consumo, una posizione che ci allinea ai Paesi europei di alta tradizione ambientale come Svezia, Norvegia e Danimarca.
Il secondo primato è rappresentato dai bassi costi applicati per effettuare la raccolta e il riciclo degli accumulatori esausti. In Italia, infatti, vige il più basso sovrapprezzo sulla vendita delle batterie nuove, notevolmente inferiore a quello applicato nei Paesi nordici: solo 83 centesimi di euro su una media batteria d’avviamento d’automobile.
Il merito del COBAT è un successo dell’opera del Parlamento italiano, ma soprattutto degli imprenditori grandi e piccoli che hanno saputo rinunciare agli egoismi d’impresa per l’interesse generale del Paese. A loro non può che andare il riconoscimento per le intelligenti politiche ambientali intraprese di cui il COBAT è il braccio operativo.
L’anno scorso in Italia sono state raccolte oltre 191 mila tonnellate di batterie, pari a circa 16 milioni di singoli pezzi.
Da un punto di vista regionale, la Lombardia, con più di 33 mila tonnellate, è la regione che in assoluto ha raccolto le maggiori quantità di batterie esauste, seguita subito dopo dal Veneto (più di 20mila ton.), e dal Piemonte (più di 19mila ton). Al centro è stato il Lazio la regione con la maggiore raccolta (quasi 16mila ton.), mentre al sud sono state la Campania (circa 15mila ton) e la Sicilia (quasi 13mila.). Tra le regioni più “virtuose”, che vantano le migliori raccolte pro-capite si segnalano l’Emilia Romagna con quasi 5 kg raccolti per abitante, quindi il Friuli V. Giulia e le Marche , con più 4 kg/abitante, risultati superiori alla raccolta nazionale che si attesta a 3,36 kg/abit.
Grazie al riciclo di questa “montagna” di batterie è stato evitato lo sversamento nell’ambiente di oltre 30 milioni di acido solforico, si sono recuperate 10 mila tonnellate di plastica polipropilene e ben 110 mila tonnellate di piombo, metallo che per lo più l’Italia importa dall’estero. Per l’economia nazionale ciò ha significato un risparmio pari a oltre 76 milioni di euro.
Oggi il COBAT si segnala, nel mondo, tra i consorzi più attivi sul fronte della salvaguardia ambientale. Basti pensare che il Consorzio italiano ha recentemente conseguito sia la Certificazione per la Qualità dei servizi offerti la UNI EN ISO 9001:2000, sia la certificazione, del Sistema di Gestione Ambientale secondo lo standard internazionale, UNI EN ISO 14001:1996 (International Organization for Standardization). Concludendo, con le parole dell’ing. Giancarlo Morandi, Presidente del COBAT, possiamo affermare che “ il COBAT realizza un circolo virtuoso in cui la tutela dell’ambiente s’incontra con il recupero di risorse, la salvaguardia della salute collettiva e con il risparmio economico. Possiamo dire - ha concluso l’ing. Morandi - che il nostro Consorzio rappresenta un esempio concreto di sviluppo compatibile, tanto che oggi veniamo presi d’esempio da numerosi Paesi esteri”.
Andrea Pietrarota