Lettera inviata a:
Franco Frattini Ministro degli Affari Esteri
Luca Zaia, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali
Adolfo Urso, Sottosegretario allo Sviluppo economico
NIENTE FIRMA DELL'ITALIA SULLA CHIUSURA DEI NEGOZIATI DI DOHA!
L'Italia guidi invece la protesta in Europa
Ricordiamo ai Ministri che partecipano alla conferenza dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) a Ginevra che:
1) la chiusura dei negoziati lanciati a Doha nel 2001 non recherà alcuna opportunità ai paesi più poveri (definiti "Sud del mondo") che già oggi cedono le loro più preziose risorse - naturali e umane - per consentire la crescita dei fatturati delle transnazionali agroalimentari, chimiche e dell'industria (appartenenti al "Nord del mondo") senza che ad essi stessi venga alcun beneficio.
2) Il pacchetto di accordi sulle liberalizzazioni commerciali, che oggi i paesi ricchi vorrebbero concludere imponendo la "legge del più forte", rappresenta un gravissimo pericolo anche per la nostra industria e la nostra agricoltura. Il malcontento cresce del resto in tutta Europa e il nostro paese dovrebbe riconoscere nella crisi che sta vivendo gli stessi problemi che hanno messo in ginocchio tante economie fragili tra i paesi in via sviluppo.
Chiediamo pressantemente ai Rappresentanti del nostro Governo di sollevare a Ginevra la preoccupazione sugli impatti ormai ben noti di questi accordi, e di non firmare alcun accordo che possa danneggiare ulteriormente i paesi più poveri del mondo, come pure il nostro.
Le trattative sul nuovo Doha Round dovrebbero cedere il posto a quelle ben più urgenti per risolvere le reali emergenze del pianeta: la crisi alimentare, i prezzi dell'energia, i cambiamenti climatici e la crescita della povertà globale. Tutte emergenze che verrebbero aggravate dalla chiusura dei negoziati di Doha.
Le nuove trattative dovrebbero prevedere, inoltre, un passo indietro rispetto alla Liberalizzazione del Commercio Mondiale dei Servizi (GATS). Il GATS mina, infatti, il sistema di diritti costruito in Europa a partire dall'inizio del secolo scorso (assistenza, pensioni, istruzione, trasporti, energia, acqua, ecc …) con un attacco inimmaginabile al welfare (anche di quei paesi che devono ancora costruirlo) e con la privatizzazione dei beni comuni. Esso riduce lo stato sociale ad una lista di merci cui potranno accedere soltanto i più ricchi.
Se il Doha Round venisse concluso, le uniche beneficiarie della liberalizzazione sarebbero le grandi imprese, mentre l'ambiente, i lavoratori e i cittadini del mondo intero subirebbero peggioramenti ancora più drammatici di quelli oggi in corso.
L'ulteriore privatizzazione e deregolamentazione dei servizi comprometterebbe ancora più la sovranità alimentare e la sopravvivenza di vaste fasce della popolazione.
Una maggiore capacità di intervento del WTO metterebbe, ancora più di oggi, il profitto delle aziende al primo posto rispetto alla tutela della nostra salute, come dimostrano i milioni di euro in sanzioni commerciali che ogni anno l'UE paga agli USA per avere rifiutato la carne (cancerogena) agli ormoni.
I maggiori perdenti sarebbero i paesi più poveri - o quelli in crisi come il nostro - in una progressiva perdita di posti di lavoro.
Non possiamo permetterci il rischio di una conclusione del Doha Round, dobbiamo tutti insieme opporci, dobbiamo fare in modo che l'incontro di Ginevra costituisca non solo un momento di arresto all'agenda del WTO e delle transnazionali, ma anche il momento di una svolta e di una iniziale e profonda riforma dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).
Il WTO era infatti nato per favorire lo sviluppo e il benessere dei paesi poveri, mentre oggi agisce in senso diametralmente opposto.
Comitato Scientifico EQUIVITA
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