La nostra società è cambiata in riferimento all’uso delle droghe ed oggi ci troviamo di fronte ad un vero problema di salute pubblica e di azioni e comportamenti anomali all’interno della nostra società. Il nostro cervello ha delle funzioni di controllo delle situazioni di rabbia e delle reazioni violente che si accumulano nel corso della nostra vita attraverso informazioni e comportamenti.
Nel 2021 secondo OMS, il 5,8% della popolazione mondiale - pari a 296 milioni di persone - ha fatto uso di stupefacenti, con un aumento di circa il 23% rispetto a 10 anni prima. Sono circa 500 mila, invece, le persone decedute per overdose o altre ragioni riconducibili all'uso di droga. Questi alcuni dei dati contenuti nel 'World Drug Report 2023' pubblicato oggi dall'Office on Drugs and Crime dell’Onu in occasione della Giornata internazionale contro l'abuso e il traffico di droga.
Tra le droghe usate troviamo la cannabis è la droga più usata, con una stima di 219 milioni di consumatori (4,3% della popolazione adulta globale) nel 2021. Sono 36 milioni le persone che fanno uso di anfetamine, 22 milioni di cocaina e 20 milioni quelli che fanno uso di sostanza sintetiche 'del tipo ecstasy', afferma il rapporto.
Secondo il rapporto, nel 2021, 39,5 milioni di persone in tutto il mondo era affetto da dipendenza da droghe. Sono in crescita i decessi correlati alla droga che, nel 2019, hanno toccato quota mezzo milione, il 17,5% in più rispetto al 2009. Gran parte dei decessi sono dovuti a collaterali di malattie di fegato mentre altre a semplice overdose.
Ma il dato preoccupante che nel 2021 il 5,3% dei giovani di 15-16 anni in tutto il mondo (13,5 milioni) aveva fatto uso di cannabis. Un processo quello dell’uso facilitato di cannabinoidi che colpisce il cervello degli adolescenti con veri effetti negativi a lungo termine. In Europa l’uso è del 12% ed il consumo maggiore è proprio fra i giovani che associano alla cannabis delle sostanze psicoattive. In Europa di questi giovani solo il 4,4% è in trattamento.
In Italia con legge del 2 dicembre 2016 n.42 si è voluta legalizzare la vendita di Cannabis Sativa che ha una concentrazione inferiore al 02% di THC. Il legislatore nel suo buonismo però non ha considerato l’effetto dipendenza che nella normalità permette il passaggio a cannabinoidi più pesanti per raggiugere gli effetti desiderati come quelli della Gorilla Glue, per un inizio di un percorso a maggiore soddisfazione personale.
La differenza è naturalmente collegata al contenuto di DHC che in dosaggio 0,2% di TCH non altera le attività motorie e sensoriali mentre la seconda è uno stupefacente a tutti gli effetti con manifestazioni psicotrope che fanno perdere l’aderenza alla realtà. In tal senso si acquisisce la sindrome del super -io capace di comandare il mondo ma anche tutti i comportamenti correlati vedi la velocità in auto non percepita o la sedazione del pericolo in quanto non reale, ma possiamo anche parlare di azioni violente paranoidi quando con molta franchezza non ci si accorge che stiamo uccidendo una persona.
Molte malattie psichiatriche tra cui la depressione e la schizofrenia possono crearsi proprio dall’uso eccessivo di cannabinoidi ad alto contenuto di THC. Il consumo di cannabis è stato infatti associato ad un aumento del rischio di insorgenza di disturbi psichiatrici. In uno studio longitudinale condotto in Svezia su 50.465 maschi svedesi, ad un follow up condotto dopo 15 anni, si è rilevato che coloro che avevano cominciato a consumare cannabis a 18 anni avevano una probabilità due volte e mezzo maggiore, rispetto ai non consumatori, di essere diagnosticati schizofrenici (Andreasson et al., 1987).
Addentrandoci nelle Neuroscienze dobbiamo valutare le varie tipologie di cervello che interagiscono con le nostre azioni e comportamenti e da cosa possono essere influenzati. Partiamo dal Cervello rettiliano caratterizzato dal Cut – Off istinto - reazione senza passare per il cervello limbico di evoluzione che caratterizzante la socialità e le emozioni, mentre la neuro corteccia che rappresenta il terzo cervello legato alle emozioni ed alla coscienza nei processi di tossicità viene alterato.
I Cannabinoidi possono fungere da promotori della neurogenesi, riducendo potenzialmente il danno alle funzioni cognitive causato da età, malattia e traumi. Infine, si può influenzare l'apoptosi, ossia la morte cellulare programmata. In questo caso il tempo e l’uso cronico fanno la sua parte. Il paziente diventa antisociale conosce il significato giuridico delle azioni che ha commesso ma non il significato morale, la capacità di provare pentimento per i comportamenti agiti è sostanzialmente alterata da un Super-io danneggiato.
Usare la marijuana anche solo una o due volte alla settimana basta provocare alterazioni significative a livello cerebrale, in particolare del nucleo accumbense dell’amigdala, due regioni coinvolte nella gestione delle emozioni e della spinta motivazionale.
Lo studio - frutto della collaborazione fra ricercatori della Northwestern University, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, e pubblicato su “The Journal of Neuroscience” - ha valutato con tecniche di brain imaging la forma, il volume e la densità delle strutture cerebrali di venti soggetti che non facevano uso della sostanza o ne avevano fatto un uso assolutamente sporadico, e di 20 soggetti che ne facevano un uso occasionale ma con una frequenza di almeno una o due volte alla settimana. Prima dell'inizio degli esami, questi ultimi sono stati sottoposti a un controllo psichiatrico, per garantire l'assenza di uno stato di dipendenza. I soggetti erano tutti studenti di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
In pratica l’uso di cannabinoidi attua un processo di contro bilanciamento delle normali azioni di vita come il sesso, l’interazione sociale l’attività comportamentale, dovuti ad un minore rilascio di dopamina (ricompensa) rispetto all’uso di cannabinoidi. Tra gli effetti comportamentali importanti ricordiamo quelli potenzialmente rischiosi per sé stessi e per gli altri, provocati principalmente da stati di ansia e euforia che possono variare a seconda della quantità della sostanza assunta e dallo stato psicofisico della persona. Cefalee improvvise dovute al cortisolo, manie, allucinazioni, disturbi deliranti di persecuzione, schizofrenie paranoidi. Ricordiamo che anche l’uso occasionale può determinare crisi di panico o di pericolo, disturbi depressivi, disturbi bipolari.
Uno dei segnali che occorre valutare sempre è il comportamento legato al Super-Io, il soggetto diventa la centralità all’interno di un mondo parallelo dove lui e la cannabis sono è il gestore principale. In questi casi è molto importante l’aiuto che i Sert territoriali possono dare al soggetto ed alle stesse famiglie che hanno l’obbligo di chiedere aiuto per non trovarsi in situazioni critiche e pericolose per tutti.
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