Sei ore di interrogatorio, soddisfatto il pm Saviotti: "Per la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa il gip si è riservato di decidere"
All'ex consulente della Mithrokin, in isolamento, non viene fornito cibo dalla mensa. La direzione del carcere ai poliziotti preoccupati: "Nessun rischio di contaminazione"
ROMA - Mario Scaramella, interrogato per sei ore, fornisce ai pm romani la sua versione e parla tra l'altro di un mandante politico dietro i presunti attentati a lui e al senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti. Quegli attentati che secondo la procura di Roma sono soltanto un'invenzione di Scaramella per accreditarsi come consulente della commissione Mitrokhin. Al termine del lungo confronto a Regina Coeli, il pm Pietro Saviotti si mostra soddisfatto: "E' stato un interrogatorio nel corso del quale ritengo di aver acquisito buoni elementi su cui lavorare. Per quanto riguarda la richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa, il gip si è riservato di decidere".
L'ex consulente della Mitrokhin deve difendersi dalle accuse di calunnia aggravata e continuata, traffico di armi e violazione del segreto d'ufficio. "Il quadro accusatorio non si è affatto indebolito - dicono i magistrati - Le risposte fornite da Mario Scaramella nel corso dell'interrogatorio hanno confermato quanto era oggetto di contestazione".
Durante il confronto con i magistrati, è stato toccato anche il tema dei presunti attentati a Guzzanti, ex presidente della commissione, e allo stesso Scaramella, che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare. L'ex consulente della Mitrokhin ha indicato in un personaggio politico la mente del complotto (secondo la procura di Roma falso) che doveva essere portato a termine dall'agente russo del Kgb Aleksander Talik. Scaramella avrebbe confermato di aver raccolto anche il nome del 'regista' degli attentati, dopo la sua denuncia da cui scaturì il ritrovamento delle armi.
"E' stato un confronto estremamente lungo, serio e collaborativo", ha detto alla fine l'avvocato di Scaramella, Sergio Rastrelli. "Riteniamo che abbia apportato tutta la propria conoscenza dei fatti in termini estremamente puntuali e in funzione di questo rimaniamo profondamente ottimisti", ha aggiunto il legale, dicendosi "molto fiducioso" sull'istanza di scarcerazione.
Il pm Saviotti, però, ha espresso parere contrario, ritenendo doveroso procedere con gli accertamenti e i dovuti riscontri a quanto emerso oggi nel corso dell'interrogatorio. Il giudice ha cinque giorni di tempo per pronunciarsi sull'istanza presentata dalla difesa.
Intanto si apprendono dettagli sulla vita da detenuto di Scaramella. All'ex esperto della Mithrokin, in isolamento dal 24 dicembre in una cella della VII sezione del carcere romano e sorvegliato a vista da agenti della Polizia penitenziaria, non viene fornito il cibo preparato nella mensa del penitenziario per i detenuti comuni. Una misura, quella del vitto separato, adottata in casi particolari come ad esempio per i detenuti per i quali si teme l'avvelenamento.
Inoltre la direzione del carcere ha anche dovuto rassicurare gli stessi agenti, che sono quotidianamente a contatto con Scaramella: escluso il rischio di contaminazione da polonio. Tra gli operatori penitenziari, infatti, secondo quanto si è appreso, si era diffuso il timore che la presenza del discusso esperto, potesse rappresentare un pericolo per la salute.
Origine: Repubblica
L'ex consulente della Mitrokhin deve difendersi dalle accuse di calunnia aggravata e continuata, traffico di armi e violazione del segreto d'ufficio. "Il quadro accusatorio non si è affatto indebolito - dicono i magistrati - Le risposte fornite da Mario Scaramella nel corso dell'interrogatorio hanno confermato quanto era oggetto di contestazione".
Durante il confronto con i magistrati, è stato toccato anche il tema dei presunti attentati a Guzzanti, ex presidente della commissione, e allo stesso Scaramella, che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare. L'ex consulente della Mitrokhin ha indicato in un personaggio politico la mente del complotto (secondo la procura di Roma falso) che doveva essere portato a termine dall'agente russo del Kgb Aleksander Talik. Scaramella avrebbe confermato di aver raccolto anche il nome del 'regista' degli attentati, dopo la sua denuncia da cui scaturì il ritrovamento delle armi.
"E' stato un confronto estremamente lungo, serio e collaborativo", ha detto alla fine l'avvocato di Scaramella, Sergio Rastrelli. "Riteniamo che abbia apportato tutta la propria conoscenza dei fatti in termini estremamente puntuali e in funzione di questo rimaniamo profondamente ottimisti", ha aggiunto il legale, dicendosi "molto fiducioso" sull'istanza di scarcerazione.
Il pm Saviotti, però, ha espresso parere contrario, ritenendo doveroso procedere con gli accertamenti e i dovuti riscontri a quanto emerso oggi nel corso dell'interrogatorio. Il giudice ha cinque giorni di tempo per pronunciarsi sull'istanza presentata dalla difesa.
Intanto si apprendono dettagli sulla vita da detenuto di Scaramella. All'ex esperto della Mithrokin, in isolamento dal 24 dicembre in una cella della VII sezione del carcere romano e sorvegliato a vista da agenti della Polizia penitenziaria, non viene fornito il cibo preparato nella mensa del penitenziario per i detenuti comuni. Una misura, quella del vitto separato, adottata in casi particolari come ad esempio per i detenuti per i quali si teme l'avvelenamento.
Inoltre la direzione del carcere ha anche dovuto rassicurare gli stessi agenti, che sono quotidianamente a contatto con Scaramella: escluso il rischio di contaminazione da polonio. Tra gli operatori penitenziari, infatti, secondo quanto si è appreso, si era diffuso il timore che la presenza del discusso esperto, potesse rappresentare un pericolo per la salute.
Origine: Repubblica
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