Domani sera comincia il Festival di
Sanremo 2013, la sessantatreesima edizione di una kermesse nazional-popolare
che resta fedele al proprio cliché nonostante l’Italia sia cambiata. Da tempo
immemorabile sto alla larga dalla maratona televisiva della Rai e anche
quest’anno non guarderò nessuna delle cinque serate dedicate al Festival. Mi
voglio bene. Ecco perché ignorerò il Festival, lo boicotterò. Come? Evitando di
parlarne. Faccio un’eccezione prima che abbia inizio perché desidero esternare
un pensiero comune e condivisibile. È nell’aria che quest’anno, sul palco
dell’Ariston di Sanremo non andrà in scena il Festival della Canzone Italiana
ma un lungo comizio elettorale contro Berlusconi e in misura minore Monti. Il
Festival avrà infatti due presentatori di sinistra, tanti ospiti di sinistra e
un convitato di pietra di sinistra – Gargamella Bersani – che godrà i benefici di
cinque giorni all’insegna del “profondo rosso” alla faccia della pluralità e
della par condicio. Il Festival 2013 sarà uno strumento di propaganda per il PD
e farà il paio alle manifestazioni del 1° Maggio (come ha dichiarato Anna Oxa,
esclusa perché non allineata) e ai vecchi Festival dell’Unità. Tutto ciò a pochi
giorni dalle elezioni politiche più importanti degli ultimi sessant’anni. Vi
sembra giusto? E vi sembra normale?
Non guardate il Festival di Sanremo, pende
spudoratamente da una parte. So che la tentazione di sbirciare è forte; siamo voyeurs
attirati dal sacco della
spazzatura. Ma il Festival non si limita a incuriosirci, nuoce alla
salute
mentale. Fate uno sforzo, astenetevi dall’esporvi alle radiazioni perché
quest’anno il Festival rilascerà sostanze tossiche. È tossico per tanti
motivi
e la canzone c’entra poco. Anche se fa specie che l’elenco dei cantanti
in gara
sia indegno persino del vecchio Castrocaro o di una serata canora
versiliana. Ma
cominciamo coi numeri, cioè i soldini. Dicono che il Carrozzone sarà
all’insegna dell’austerity. Costerà “solo” 19 milioni di euro e i due
conduttori percepiranno “solo” 1 milione di euro. A parte il fatto che
mi
chiedo quanto nero si farà, mi disturba pensare che a pagare siano gli
italiani, vessati da un canone Rai che andrebbe abolito perché è
anticostituzionale. Poi mi disturba il fatto che la Rai (che è di tutti
gli
italiani) usi il denaro pubblico per mettersi al servizio del PD e degli
intellettualoidi di una sinistra imbellettata che fa rivoltare lo
stomaco da
quanto è ipocrita, supponente e subdola. A cominciare dai suoi lacchè:
Fabio Fazio
e Luciana Littizzetto, che facendosi cantore l’uno e vestale l’altra del
principio “castigat ridendo mores” amano atteggiarsi a depositari della
verità.
Una verità che da sempre è appannaggio esclusivo dei progressisti
radical-chic. Pur tuttavia mi domando con l’ingenuità dell’uomo comune:
come si fa ad essere di
sinistra e guadagnare una montagna di soldi parlando male sempre e solo
di chi
non la pensa come te? Il primo lo fa con quell’aria da ragazzo per bene,
ironico
al punto giusto e falsamente timido, che è una maschera perfetta per
ingannare
la moglie mentre vai con l’amante. La seconda si finge intelligente,
arguta (e
in fondo lo è) ma ricorre alla sua bruttezza e a una volgarità
insopportabile per
strappare sorrisi da caserma. Sono due ottimi professionisti ma degni
del
teatro plebeo di Plauto. Sono due maschere dell’arte che hanno capito
come va
il mondo e leccano i magnanimi lombi del PD, che ha paura d’essere
beffato sul
filo di lana, visto che ormai sente il fiato del centrodestra sul collo,
e prova
a rilanciarsi con un blitz televisivo-canoro fortemente politicizzato.
Bersani
spera che i suoi commandos (oltre al duo Fazio-Litizzetto manda
all’attacco
ospiti di chiara fede sinistroide come Serena Dandini, Neri Marcoré,
Claudio
Bisio e Maurizio Crozza) mettano KO il nemico. Sarà una parata militare
come
quelle che una volta riempivano la piazza del Cremlino. Solo che al
posto dei
carri armati ci saranno i guitti. Si ha l’impressione che il fine
recondito
del Festival di quest’anno non sia premiare il cantante e la canzone
migliore
ma ridicolizzare Berlusconi e i suoi alleati, convincere gli indecisi a
votare
Bersani, illudere i poveri di spirito che solo il PD può togliere
l’Italia
dalle secche e trasformarla in un paese “giusto”. Come se i politici
degli
schieramenti di sinistra fossero innocenti, non c’entrassero nulla con
lo
sfacelo. MPS docet.
Questa volta Berlusconi ha ragione. Il Festival andava spostato perché
è politicamente allineato, monocorde, e perciò rischia di falsare il voto. Non
si può approfittare di un servizio pubblico e di un evento mediatico eclatante
per fare propaganda politica a senso unico. Perché è esattamente ciò che
accadrà. Attraverso il riso e il sorriso l’armata rossa del cabaret cercherà di
accalappiare gli incerti, di spostare alcune decine di migliaia di preferenze,
di inquinare le menti con battute venefiche e ragionamenti capziosi. E meno
male che Benigni ha declinato l’invito. Nel suo caso ha prevalso il pudore.
Esagero?
Vedo rosso per idiosincrasia? Vedremo. O meglio, sapremo, perché io non vedrò il
Festival. Rinnovo l’invito alle persone di buona volontà: scegliete un qualsiasi
altro programma televisivo o leggete un buon libro. Contribuite a far scendere
l’audience e lo share della Rai (che è un feudo della sinistra, come la scuola,
l’università, il cinema e la cultura in generale) nei giorni in cui gli
apostoli della sinistrocrazia faranno spudoratamente proselitismo. Lanciate un
segnale forte a chi vuole farvi il lavaggio del cervello con un mix di canzonette
intercalate dal sarcasmo becero e unilaterale.
È probabile che Bersani vincerà
la grande contesa elettorale nonostante le cattive intenzioni dei suoi compagni
di merenda Vendola e Camusso (che serbano nel cuore le scorie del comunismo), malgrado
lo scandalo delle cooperative rosse e l’incresciosa vicenda del Monte dei
Paschi di Siena, sebbene l’ultima cosa di cui l’Italia abbia bisogno per
risollevarsi sia un governo populista. Ci sta che accada, miseri noi! Temo dunque
che finirà male: Gargamella ci imporrà il suo maleficio e per i Puffi saranno
tempi duri. Ma finché godremo di un briciolo di libertà rifiutiamoci di bere la
pozione velenosa che sarà servita su Rai1.
www.giuseppebresciani.com
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