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mercoledì 18 settembre 2024
GIOCO PUBBLICO: FORUM ACADI 2024, “IL SETTORE VALE 12 MILIARDI GETTITO E CHIEDE UNANIMEMENTE IL RIORDINO URGENTE”
Al Forum Acadi 2024, tenutosi a Roma alla presenza di importanti rappresentanti delle Istituzioni e del settore, è stato presentato il Bilancio di Sostenibilità 2023 del Comparto del Gioco Pubblico, nel quale è stata evidenziata la crescita del settore e la necessità di una gestione regolamentata e responsabile.
Nel Bilancio sono stati evidenziati alcuni dati e concetti fondamentali: tra il 2019 e il 2023, il settore del gioco pubblico ha visto un notevole aumento della raccolta, da 1 10 miliardi di euro a 147,5 miliardi di euro, e delle somme nette spese dai giocatori, da 18 miliardi a 20,9 miliardi di euro. Questo incremento è stato sostenuto dalla lotta al gioco illegale e dal consolidamento del gioco regolamentato. Il gettito fiscale del comparto è passato da 10 miliardi di euro nel 2019 a 12 miliardi di euro nel 2023, rafforzando il ruolo del settore come uno dei principali contributori alle entrate dello Stato.
Il settore supporta circa 150.000 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (FTE), mantenendo una stabilità occupazionale. La rete di distribuzione fisica comprende oltre 85.000 punti vendita, tra cui più di 10.000 punti specializzati come sale scommesse e bingo. Circa il 90% del gettito erariale è generato dalla rete fisica. Il gioco a distanza continua a crescere, gestito da oltre 80 concessionari con 449 siti e app dedicate.
Tra il 2018 e il 2023, la spesa degli utenti è salita da 18,9 a 20,9 miliardi di euro, ma i dati indicano un calo della spesa per Apparecchi AWP e VL T, da 10,3 a 8,5 miliardi, e l'importanza della rete generalista nel presidiare la legalità su gran parte del territorio italiano.
Il comparto garantisce la legalità e la protezione dei giocatori rispetto alla minaccia del gioco illegale. Il settore è impegnato nella promozione del gioco responsabile e nella prevenzione del gioco d'azzardo patologico, con misure come la tutela dei minori e il contrasto alle attività illecite.
Le aziende aderiscono a standard di qualità e sicurezza anche attraverso le certificazioni ISO. Il comparto del territorio affronta sfide legate alla regolamentazione territoriale,
come le limitazioni imposte dai distanziometri o dai regolamenti orari, che impediscono di svolgere le gare e che potrebbero compromettere la sostenibilità delle attività. È atteso un riordino normativo che armonizzi e renda sostenibili le regolamentazioni locali, e la tassazione dei diversi giochi per garantire una gestione equilibrata tra responsabilità, legalità, fiscalità e occupazione e che tenga conto dell'importanza strategica della distribuzione territoriale e della rete generalista. Il Forum ha sottolineato l'importanza di un approccio regolamentato e sostenibile per garantire che il gioco pubblico continui a operare in modo sicuro, trasparente e con benefici per l'economia e la società italiana.
Al Forum Acadi 2024, Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE Confcommercio, ha evidenziato la necessità di un riordino del mercato dei giochi pubblici per garantire la tutela dei consumatori attraverso il gioco regolamentato, contrastando l'illegalità e le infiltrazioni criminali. Ha criticato la "questione territoriale" sulle restrizioni degli apparecchi da gioco, che ha portato alla chiusura di molte attività, soprattutto in regioni come Trentino Alto Adige ed Emilia-Romagna, riducendo di 35.000 i punti vendita dal 2017. Stoppani ha chiesto di estendere il "Registro di autoesclusione" ai punti vendita per prevenire il gioco compulsivo e di identificare chiaramente i punti autorizzati, simili ai rivenditori di generi di monopolio. Ha proposto un Patto con le autorità locali per migliorare la protezione dei consumatori e ha suggerito di utilizzare la Consulta Permanente dei Giochi Pubblici per sviluppare strategie contro il gioco patologico.
Al Forum Acadi 2024, Geronimo Cardia, Presidente di ACADI Confcommercio, ha illustrato l'importanza del Bilancio di Sostenibilità 2023 del Comparto del Gioco Pubblico, che evidenzia un contributo economico significativo con un valore aggiunto di 1 1,8 miliardi di euro e un gettito erariale di 12 miliardi di euro, sostenendo 150.000 posti di lavoro. Ha sottolineato la necessità di un riordino normativo per superare le limitazioni locali che penalizzano l'offerta regolamentata, auspicando un'armonizzazione fiscale per evitare aumenti di tassazione che potrebbero compromettere la sostenibilità del comparto.
Emilio Zamparelli, Presidente, STS-FIT Confcommercio, ha parlato del fatto che in passato la tutela del giocatore e del sistema in generale è passata attraverso l'affidamento del gioco a reti qualificate e professionali. Ha precisato come oggi il legislatore abbia il delicato compito di ridisegnare l'assetto del gioco pubblico nel nostro Paese, e risulta fondamentale seguire la stessa linea guida, garantendo il buon funzionamento del sistema, tra trasparenza, legalità, entrate erariali e salute dei cittadini. Zamparelli si è augurato che il riordino porti finalmente chiarezza e regole certe, e rappresenti la fine di quelle polemiche, a volte pretestuose e troppo ideologiche, che
nell'ultimo decennio hanno infangato l'intero settore.
Emmanuele Cangianelli, Presidente di EGP-FIPE (Confcommercio), ha sottolineato l'urgenza di un riordino normativo e fiscale per il gioco pubblico, evidenziando come le normative locali espulsive e le limitazioni orarie penalizzino le sale specializzate, compromettendo investimenti e occupazione. Ha ribadito la necessità di un quadro stabile per permettere investimenti in innovazione tecnologica, come i controlli di accesso e il Registro di autoesclusione, fondamentali per la prevenzione del gioco compulsivo e la protezione dei soggetti vulnerabili. Cangianelli ha anche richiesto un riequilibrio fiscale per il comparto degli apparecchi da gioco, che ha visto un calo del 18% nella spesa dei giocatori tra il 2019 e il 2023 a causa di un payout non più attraente.
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martedì 17 settembre 2024
Energia, Alleanza Fotovoltaico: “Evitare incertezze nel riordino rinnovabili. Necessario chiarire portata retroattiva norme su progetti presentati”
"Il Testo Unico Autorizzazioni disciplina i procedimenti autorizzativi distinguendo tra "interventi di nuova autorizzazione" ed "interventi su impianti esistenti". Tuttavia, non viene specificato quale sia il regime autorizzativo applicabile alle modifiche eseguite sui progetti già in possesso dei titoli abilitativi ma non ancora realizzati. Sarebbe opportuno chiarire questo aspetto con una clausola di portata generale, per evitare sin da subito incertezze normative". Lo ha detto il portavoce dell'Alleanza per il fotovoltaico in Italia, Alessandro Ceschiat, intervenendo in audizione nella Commissione Ambiente ed Energia del Senato sull'AG 187 sui regimi amministrativi per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
"Nonostante la delega legislativa fosse orientata a semplificare i regimi autorizzativi vigenti, il Testo ha aggravato le procedure relative agli interventi sugli impianti esistenti, stabilendo che la potenza complessiva risultante dai lavori non può mai superare le soglie di potenza previste per ciascuna tipologia di impianto oggetto di intervento. Riteniamo, al contrario, che la mera modifica della potenza degli impianti debba sempre essere considerata neutrale ai fini dell'individuazione del regime autorizzativo applicabile" ha aggiunto Ceschiat. "Auspichiamo che il dialogo con le istituzioni e il legislatore possa continuare ad essere produttivo al fine di mettere a disposizione l'esperienza maturata dagli operatori nell'ambito del processo legislativo in materia".
"È necessario chiarire la portata retroattiva delle nuove norme e, in particolare, stabilire espressamente se le modifiche introdotte nel Testo Unico Autorizzazioni si applicheranno solo ai progetti presentati successivamente all'entrata in vigore della legge o se saranno applicabili anche agli iter autorizzativi pendenti. Si auspica che il predetto chiarimento interpretativo intervenga anche sugli eventuali conflitti di competenza tra amministrazioni qualora, a seguito delle modifiche apportate dal Testo, l'iter pendente debba proseguire presso un'amministrazione diversa da quella che era titolare del procedimento autorizzativo ai sensi della normativa previgente. Infine, con riferimento alle procedure autorizzative che riguardano elettrolizzatori e impianti di accumulo, andrebbero dettagliate le soglie fissate specificando anche se quelle soglie siano riferite ad impianti stand alone o ad impianti combinati oppure ad entrambe le tipologie" ha spiegato il portavoce dell'Alleanza per il fotovoltaico in Italia.
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sabato 14 settembre 2024
Guerra Russia - Ucraina: Missili a Lungo raggio un’autorizzazione pericolosa per l’allargamento della guerra in Europa.
L’ultimo dibattito TV tra i due contendenti alla Casa Bianca alle elezioni del 05 novembre 2024 ha posto chiarezza sulle posizioni USA dei Democratici: La stessa Kamala Harris ha detto chiaramente: “Non permetteremo mai che Putin si vada a sedere a Kiev”, una road map di continuità netta di Guerra con l’amministrazione Biden.
Un contrappeso importante per il maggior azionista della Nato che ha scelto la guerra come atto dovuto per la campagna elettorale delle presidenziali americane. Dall’altro lato il perdente Trump perdente dell’incontro di martedì a Philadelphia ha le idee chiare sulla guerra e dice: “che se lui fosse stato presidente la Russia non avrebbe invaso l’Ucraina”. Un concetto chiaro che non allarma le politiche di Guerra di alcuni paesi Europei ha adottato.
Una questione chiave è l’autorizzazione a Kiev ad utilizzare i missili Atacms per colpire in profondità sul territorio russo. Lo sostiene il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo cui la risposta di Mosca sarà “appropriata”. A buttare acqua sul fuoco la visita di Blinken e del ministro degli esteri britannico a Kiev.
Gli Usa sono disposti a colpire in territorio russo? L’Ucraina, infatti, ha già fornito agli Stati Uniti un elenco di obiettivi in Russia che vuole colpire con i missili ATACMS" (vedi mappa), ma gli Stati Uniti si sono rifiutati ammettendo che ha pochi di questi missili da fornire e quelli già forniti all’ucraina sono finiti l’ultimo è stato abbattuto a Sebastopoli. La soluzione arriva dalle armi europee ed in special modo del Regno Unito e della Francia.
Secondo quanto si legge nella testata Times gli americani non intendono permettere a Kiev di utilizzare i missili americani ATACMS per attacchi in profondità sul territorio russo, temendo un ulteriore escalation e la reazione russa con armi atomiche favorendo però l’uso dei razzi inglesi Storm Shadow (560 Km) e i Francesi Scalp.
Le dichiarazioni del segretario per gli affari esteri della Gran Bretagna David Lemmy sono preoccupanti in merito in quanto vuole convincere gli Americani a fornire le armi di cui ha bisogno per “vincere” all’Ucraina senza considerare la risposta Russa. Il rappresentante permanente Russo all’ONU ha detto chiaramente che la Nato vuole iniziare una "Guerra diretta con la Russia" se daranno con il via libera all'uso di armi a lungo raggio a Kiev. In Russia già si parla di guerra con la Nato e di utilizzare armi nucleari per la difesa del territorio.
La Russia, infatti, inizierà i test nucleari per la prima volta dal 1990 in risposta al permesso all’ Ucraina di utilizzare missili occidentali a lungo raggio per colpire il territorio russo, (fonte Reuters). La pubblicazione afferma che la Russia potrebbe far esplodere un’arma nucleare tattica “da qualche parte nell’est del paese”, per dimostrare cosa si intende con la frase “prima o poi ricorreremo alle armi nucleari”.
Un conflitto a cadenza nucleare è una decisione difficile ma la testardaggine di una ipotetica vittoria sulla Russia potrà portare ad una distruzione del vecchio continente per colpa di chi? Credo che non possiamo permetterci tutto questo per la nostra esistenza come stato Italiano e non possiamo cadere nel tranello di una guerra che non è la nostra.
venerdì 13 settembre 2024
CANAPA: COLDIRETTI, LA CAMERA AFFOSSA LA SOPRAVVIVENZA DEL SETTORE
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giovedì 12 settembre 2024
Canapa: Cia, ok Camera non ferma battaglia. Misura ingiusta in Ddl Sicurezza
Avanti lavoro per esito diverso al Senato. Tutelare filiera ed evitare ad agricoltori costosi ricorsi in sede giuridica
Roma, 12 set – Non si ferma l'accanimento verso la canapa industriale italiana. Oggi la Camera ha approvato, con 157 sì e 109 no, l'articolo 18 del Ddl Sicurezza che, di fatto, alla fine del percorso legislativo, renderà illegale la coltivazione, la lavorazione e la vendita delle infiorescenze della canapa e dei suoi derivati. Lo dichiara Cia-Agricoltori Italiani, ribadendo ancora una volta che si tratta di un intervento puramente ideologico, che rischia di annientare una filiera ad alto valore aggiunto guidata da giovani.
"Non gettiamo la spugna. L'iter non è finito -spiega il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- e continueremo a lavorare con i parlamentari e con tutte le associazioni per un esito differente al Senato. È inaccettabile e ingiusto bloccare in questo modo una delle filiere di eccellenza del Made in Italy agroindustriale, che già oggi vale 500 milioni di fatturato annuo e conta più di 10 mila posti di lavoro in tutta Italia, vantando un enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, bioedilizia, florovivaismo, tessile, tutti settori che non c'entrano nulla con il mercato delle sostanze stupefacenti".
Piuttosto "c'è bisogno di intraprendere un confronto approfondito con gli operatori del settore, partendo dalla convocazione del Tavolo di filiera dedicato presso il Ministero dell'Agricoltura, per garantire finalmente un quadro normativo chiaro ed equo -continua Fini-. Se il provvedimento non verrà stoppato, infatti, non solo chiuderanno migliaia di imprese con effetti diretti anche sull'export, in un mercato che vale più di 2 miliardi solo in Europa, ma gli agricoltori, di concerto con gli altri segmenti della filiera, saranno costretti a faticosi e costosi ricorsi in sede giuridica, pur di vedersi riconosciuti diritti previsti dalle normative comunitarie". Basti pensare alla sentenza del Tar del Lazio, che proprio ieri ha sospeso il decreto del Ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (CBD) nella tabella delle sostanze stupefacenti.
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Canapa, Confagricoltura Bologna: Ritirare l’emendamento al DDL Sicurezza. A rischio aziende, lavoratori e investimenti
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domenica 8 settembre 2024
Cannabinoidi, la sindrome del Super Io
Nel 2021 secondo OMS, il 5,8% della popolazione mondiale - pari a 296 milioni di persone - ha fatto uso di stupefacenti, con un aumento di circa il 23% rispetto a 10 anni prima. Sono circa 500 mila, invece, le persone decedute per overdose o altre ragioni riconducibili all'uso di droga. Questi alcuni dei dati contenuti nel 'World Drug Report 2023' pubblicato oggi dall'Office on Drugs and Crime dell’Onu in occasione della Giornata internazionale contro l'abuso e il traffico di droga.
Tra le droghe usate troviamo la cannabis è la droga più usata, con una stima di 219 milioni di consumatori (4,3% della popolazione adulta globale) nel 2021. Sono 36 milioni le persone che fanno uso di anfetamine, 22 milioni di cocaina e 20 milioni quelli che fanno uso di sostanza sintetiche 'del tipo ecstasy', afferma il rapporto.
Secondo il rapporto, nel 2021, 39,5 milioni di persone in tutto il mondo era affetto da dipendenza da droghe. Sono in crescita i decessi correlati alla droga che, nel 2019, hanno toccato quota mezzo milione, il 17,5% in più rispetto al 2009. Gran parte dei decessi sono dovuti a collaterali di malattie di fegato mentre altre a semplice overdose.
Ma il dato preoccupante che nel 2021 il 5,3% dei giovani di 15-16 anni in tutto il mondo (13,5 milioni) aveva fatto uso di cannabis. Un processo quello dell’uso facilitato di cannabinoidi che colpisce il cervello degli adolescenti con veri effetti negativi a lungo termine. In Europa l’uso è del 12% ed il consumo maggiore è proprio fra i giovani che associano alla cannabis delle sostanze psicoattive. In Europa di questi giovani solo il 4,4% è in trattamento.
In Italia con legge del 2 dicembre 2016 n.42 si è voluta legalizzare la vendita di Cannabis Sativa che ha una concentrazione inferiore al 02% di THC. Il legislatore nel suo buonismo però non ha considerato l’effetto dipendenza che nella normalità permette il passaggio a cannabinoidi più pesanti per raggiugere gli effetti desiderati come quelli della Gorilla Glue, per un inizio di un percorso a maggiore soddisfazione personale.
La differenza è naturalmente collegata al contenuto di DHC che in dosaggio 0,2% di TCH non altera le attività motorie e sensoriali mentre la seconda è uno stupefacente a tutti gli effetti con manifestazioni psicotrope che fanno perdere l’aderenza alla realtà. In tal senso si acquisisce la sindrome del super -io capace di comandare il mondo ma anche tutti i comportamenti correlati vedi la velocità in auto non percepita o la sedazione del pericolo in quanto non reale, ma possiamo anche parlare di azioni violente paranoidi quando con molta franchezza non ci si accorge che stiamo uccidendo una persona.
Molte malattie psichiatriche tra cui la depressione e la schizofrenia possono crearsi proprio dall’uso eccessivo di cannabinoidi ad alto contenuto di THC. Il consumo di cannabis è stato infatti associato ad un aumento del rischio di insorgenza di disturbi psichiatrici. In uno studio longitudinale condotto in Svezia su 50.465 maschi svedesi, ad un follow up condotto dopo 15 anni, si è rilevato che coloro che avevano cominciato a consumare cannabis a 18 anni avevano una probabilità due volte e mezzo maggiore, rispetto ai non consumatori, di essere diagnosticati schizofrenici (Andreasson et al., 1987).
Addentrandoci nelle Neuroscienze dobbiamo valutare le varie tipologie di cervello che interagiscono con le nostre azioni e comportamenti e da cosa possono essere influenzati. Partiamo dal Cervello rettiliano caratterizzato dal Cut – Off istinto - reazione senza passare per il cervello limbico di evoluzione che caratterizzante la socialità e le emozioni, mentre la neuro corteccia che rappresenta il terzo cervello legato alle emozioni ed alla coscienza nei processi di tossicità viene alterato.
I Cannabinoidi possono fungere da promotori della neurogenesi, riducendo potenzialmente il danno alle funzioni cognitive causato da età, malattia e traumi. Infine, si può influenzare l'apoptosi, ossia la morte cellulare programmata. In questo caso il tempo e l’uso cronico fanno la sua parte. Il paziente diventa antisociale conosce il significato giuridico delle azioni che ha commesso ma non il significato morale, la capacità di provare pentimento per i comportamenti agiti è sostanzialmente alterata da un Super-io danneggiato.
Usare la marijuana anche solo una o due volte alla settimana basta provocare alterazioni significative a livello cerebrale, in particolare del nucleo accumbense dell’amigdala, due regioni coinvolte nella gestione delle emozioni e della spinta motivazionale.
Lo studio - frutto della collaborazione fra ricercatori della Northwestern University, del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, e pubblicato su “The Journal of Neuroscience” - ha valutato con tecniche di brain imaging la forma, il volume e la densità delle strutture cerebrali di venti soggetti che non facevano uso della sostanza o ne avevano fatto un uso assolutamente sporadico, e di 20 soggetti che ne facevano un uso occasionale ma con una frequenza di almeno una o due volte alla settimana. Prima dell'inizio degli esami, questi ultimi sono stati sottoposti a un controllo psichiatrico, per garantire l'assenza di uno stato di dipendenza. I soggetti erano tutti studenti di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
In pratica l’uso di cannabinoidi attua un processo di contro bilanciamento delle normali azioni di vita come il sesso, l’interazione sociale l’attività comportamentale, dovuti ad un minore rilascio di dopamina (ricompensa) rispetto all’uso di cannabinoidi. Tra gli effetti comportamentali importanti ricordiamo quelli potenzialmente rischiosi per sé stessi e per gli altri, provocati principalmente da stati di ansia e euforia che possono variare a seconda della quantità della sostanza assunta e dallo stato psicofisico della persona. Cefalee improvvise dovute al cortisolo, manie, allucinazioni, disturbi deliranti di persecuzione, schizofrenie paranoidi. Ricordiamo che anche l’uso occasionale può determinare crisi di panico o di pericolo, disturbi depressivi, disturbi bipolari.
Uno dei segnali che occorre valutare sempre è il comportamento legato al Super-Io, il soggetto diventa la centralità all’interno di un mondo parallelo dove lui e la cannabis sono è il gestore principale. In questi casi è molto importante l’aiuto che i Sert territoriali possono dare al soggetto ed alle stesse famiglie che hanno l’obbligo di chiedere aiuto per non trovarsi in situazioni critiche e pericolose per tutti.
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