31/03/2008. Il nostro Paese si è sempre caratterizzato per l'arretrato sistema di gestione dei rifiuti. In Italia, infatti, la discarica è ancora oggi la modalità predominante di smaltimento. La produzione dei rifiuti sembra poi inarrestabile: se nel 1996 i rifiuti urbani prodotti erano poco meno di 26 milioni di tonnellate, nel 2005 sfioravano i 32 milioni
Negli ultimi 4 anni la novità negativa più importante nella gestione dei rifiuti è stata l'approvazione del decreto legislativo 152/2006, il Codice ambientale che ha abrogato il Ronchi. Il Codice nella sua versione originaria - in corso di modifica da parte dell'attuale Governo -, tra le altre cose, punta di fatto a ridurre il ricorso alla discarica con l'incenerimento, che viene addirittura equiparato al riciclaggio, ridicolizza il concetto di raccolta differenziata - contabilizzando nella percentuale addirittura il rifiuto umido ottenuto dalla selezione meccanica dell'indifferenziato, anche se avviato a recupero energetico, minaccia il modello dei consorzi sugli imballaggi e sui rifiuti pericolosi rilevatosi assolutamente vincente, contiene semplificazioni eccessive che facilitano il mondo industriale ma che rischiano di alimentare i già imponenti traffici illegali dell'ecomafia.
Anche se è stato approvato il decreto legislativo 151/2005 sulla corretta gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), il nuovo sistema non è ancora operativo a seguito di numerose proroghe dovute alla mancata emanazione di fondamentali decreti attuativi. Puntuali sono arrivate anche le ripetute incomprensibili proroghe sul divieto allo smaltimento dei rifiuti indifferenziati non pretrattati in discarica previsto inizialmente dal decreto Ronchi a partire dal 1 gennaio 2000.
Incuranti delle tante incertezze normative sono sempre più numerosi i comuni ricicloni, premiati da Legambiente ormai da qualche anno con il cosiddetto "indice di buona gestione", che tiene conto della percentuale di raccolta differenziata, ma anche di altri parametri importanti come ad esempio la produzione dei rifiuti, l'attivazione della tariffa, gli acquisti verdi o l'uso dei isole ecologiche.
Nell'edizione 2007 abbiamo premiato 1.150 comuni - erano circa 300 nel 2000 - per aver superato almeno il 35% di raccolta differenziata, soglia minima aumentata al 50% per i comuni al di sotto dei 10mila abitanti del Nord Italia. Novità incoraggianti emergono anche dal Centro sud: 41 sono stati i comuni ricicloni della disastrata Campania, mentre sono 20 le amministrazioni della Sardegna premiate.
Per la corretta gestione dei rifiuti vale la pena sottolineare la storica vittoria dell'ambientalismo italiano a proposito dell'impossibilità per i futuri impianti di godere degli incentivi economici previsti dal cosiddetto CIP6 per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ma estesi anche a fonti assimilate inquinanti, come il gas derivante dalla gassificazione dei residui di raffineria o la parte non biodegradabile dei rifiuti, sancita dalla legge finanziaria 2007. Grazie a questa importante novità normativa auspicata da Legambiente da diversi anni, ora bruciare i rifiuti sarà meno conveniente.
Per promuovere la gestione sostenibile dei rifiuti Legambiente ha continuato a lavorare su diversi fronti, con le consulenze gratuite, la newsletter quindicinale e i corsi a cura di Ecosportello, con la pubblicazione di Rifiuti oggi - il nostro trimestrale storico, aggiornato recentemente nella grafica e nei contenuti -, l'organizzazione delle sempre più numerose edizioni regionali di comuni ricicloni - diventate 10 nel 2006 -.
Per Legambiente la soluzione all'emergenza sta nella gestione integrata dei rifiuti basata sul principio delle 4 R. E allora la prima azione da praticare è la riduzione delle quantità prodotte e della loro pericolosità. Quindi il riuso, il riciclaggio da raccolta differenziata, che riesce a raggiungere ottime performance solo con i sistemi domiciliari, e il compostaggio di qualità, che permette di fissare al suolo il carbonio che altrimenti verrebbe emesso in atmosfera.
Solo alla fine le due opzioni di smaltimento: e quindi il recupero energetico dalla frazione residuale dei rifiuti non altrimenti riciclabile, in impianti industriali adeguatamente ambientalizzati o, in alternativa, in impianti dedicati, ma senza sovradimensionarne il numero e la taglia, lasciando alla discarica lo smaltimento dei materiali che davvero non possono avere altra destinazione possibile.
Per realizzare questo modello Legambiente fa le seguenti proposte:
- occorre modificare sostanzialmente il Codice ambientale, recuperando i principi ispiratori del decreto Ronchi e soprattutto della normativa europea approvata o in cantiere;
- devono aumentare i costi dello smaltimento in discarica dei rifiuti. Ad oggi l'auspicato aumento del costo di conferimento conseguente all'implementazione della nuova normativa sulle discariche in vigore dal 2003 non si è ancora concretizzato. è per questo che le Regioni devono utilizzare al meglio lo strumento disponibile dal lontano 1995, e cioè l'ecotassa regionale, il sovrapprezzo al conferimento in discarica nato per disincentivare lo smaltimento finale, premiando i comuni più virtuosi con uno sconto sull'imposta regionale.
Contemporaneamente il Parlamento italiano dovrebbe riaggiornare la legge che ha istituito l'ecotassa aumentando il sovrapprezzo e finalizzando i proventi della tassa sulla promozione delle azioni di riduzione, raccolta differenziata e riciclaggio molto di più di quanto sia previsto oggi;
- per aumentare la resa quantitativa e qualitativa della differenziata i Comuni italiani devono reimpostare il nuovo servizio di raccolta sui sistemi domiciliari. A tal proposito i finanziamenti regionali e provinciali vanno utilizzati in via prioritaria per finanziare il passaggio dal sistema di raccolta stradale a quello domiciliare;
- da una parte i Comuni devono praticare al meglio gli strumenti attivati in una piccola parte delle oltre ottomila amministrazioni italiane per ridurre i quantitativi di rifiuti prodotti e smaltiti in discarica: vanno diffusi i sistemi di tariffazione puntuale, gli acquisti verdi previsti da una legge nazionale del 2003, ampiamente disattesa anche perché difficilmente applicabile, e i programmi di compostaggio domestico, che permettono immediatamente di ridurre le quantità di organico conferite in discarica; dall'altra vanno incentivate, anche economicamente, quelle pratiche industriali che riducono l'uso di imballaggi o di materiali difficilmente riciclabili, mentre occorre sensibilizzare gli operatori commerciali e gli utenti finali ad una oculata scelta dei prodotti e degli acquisti, evitando spese spesso inutili, come nel caso delle acque minerali;
- nelle regioni ancora commissariate per l'emergenza rifiuti, occorre tornare in tempi brevi al regime ordinario per superare la fase commissariale che non ha risolto il problema, ha sperperato risorse pubbliche, ha deresponsabilizzato gli enti locali e non ha coinvolto le comunità locali nelle scelte, acuendo le tensioni sociali e rallentando la necessaria costruzione degli impianti;
- visto il rilevante contributo al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, il Parlamento italiano deve trovare lo strumento per riconoscere un premio economico all'attività dei consorzi per il riciclaggio dei rifiuti (imballaggi, rifiuti pericolosi come oli usati e batterie esauste, raee, etc.) e soprattutto per la produzione del compost di qualità.
Stefano Ciafani
responsabile scientifico di legambiente
fonte http://www.socialnews.it/ARTICOLI%20MARZO2008/marzo2008CiafaniBis_1.htm