L’INEVITABILE CRISI DELLA DESTRA ITALIANA.
di: Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Sono passati solo tre mesi dallo scontro in Direzione del Partito delle Libertà tra Fini e Berlusconi e si è consumata la rottura definitiva.
Era il 22 Aprile 2010, quando davanti alla platea del partito ed alle televisioni di tutto il mondo, si evidenziavano le profonde divergenze tra i due fondatori del PdL. Uno scontro senza precedenti, che ha avuto come epilogo l’espulsione dal Partito di Fini, insieme alla sfiducia che gli verrà posta in aula, al suo ruolo di presidente della Camera.
Quali considerazioni trarre da questa vicenda? La prima è che il PdL, così come era Forza Italia, è il partito impresa di Berlusconi e decide lui chi ci deve stare. Come Marchionni, Berlusconi nella sua azienda non ammette dissensi e posizioni diverse non autorizzate. La seconda considerazione e che il partito nato sul predellino di un auto in Piazza San Babila nella sera del 18 Novembre del 2007 , non era una vera e propria ipotesi politica di riorganizzazione della destra italiana, ma una semplice trovata mediatica del cavaliere, che subiva l’iniziativa di prodi che spingeva per la fondazione del PD. Molti ricorderanno, che appena lanciata quella ipotesi, partì l’attacco contro il Governo di centro sinistra, che cadde nel gennaio successivo, portando il Pdl nella primavera del 2008, di nuovo al Governo. Sono passati solo due anni da quelle elezioni e la coalizione di Governo è in grave difficoltà. Una crisi tutta interna alla destra italiana, seguita con stupore da tutto il paese e non determinata ne dalla minoranza , ne da altri poteri dello Stato. Alla coalizione di Centro Destra non mancavano certo i numeri, che sia alla Camera che al Senato erano più che sufficienti a garantire un tranquillo cammino fino alla fine della legislatura. D’altra parte, la suddivisione delle cariche politiche ed istituzionali all’interno della coalizione, non aveva lasciato ne scontenti, ne delusi. Fini saliva sul più alto scranno della Camera dei Deputati, un risultato politico eccezionale per l’ex delfino di Almirante. Tutti avevano trovato la propria soddisfazione, allora, che cosa è successo perché si arrivasse a questo punto? E mai possibile che in 17 anni di convivenza politica Fini non si era mai accorto di che pasta fosse Berlusconi? Solo ora, è stata sollevata una questione morale, ritenuta tanto grave da ch iedere le dimissioni di tutti coloro che in un modo o nell’altro fossero coinvolti in vicende giudiziarie? Queste domande aspettano una risposta, perché è bene che in questa vicenda non ci siano dubbi: Gianfranco Fini è di destra e tale rimarrà. Questa sua condizione è la sua forza e la sua debolezza al tempo stesso.
I dubbi sono legittimi, perché Fini conosceva bene chi era Marcello Dell’Utri, chi era cesare Previti, quali fossero le attività di Verdini e l’amicizia antica di Verdini per Brancher. Bocchino conosceva bene Cosentino ed i suoi legami con la camorra dei “casalesi”, lo sapeva bene, perché il suo amico di partito Landolfi, era incriminato insieme al coordinatore del PdL della Campania. Quando Cosentino era stato eletto coordinatore del PdL, nessuno aveva posto dei problemi, infatti, fu eletto alla unanimità. In questi ultimi mesi, quindi, il gruppo dei Finiani, ha ritenuto talmente insopportabile l’immoralità politica di una parte importante del PdL, da aprire uno scontro senza precedenti? Se qualcuno pensa questo, non è certo per la morale che questo scontro si sta sviluppando. Quello che è in gioco è il futuro della destra italiana dopo Berlusconi. Quello ch e si sta giocando è la guerra tra Tremonti sostenuto da Bossi e il gruppo di Fini che rivendica la leadership al termine della esperienza politica del cavaliere, che appare, non molto lontana. E’ evidente che con la decisione del 29 Luglio scorso, Berlusconi abbia scelto Tremonti e il federalismo fiscale e politico che vuole Bossi e la Lega. Piace molto al nostro premier l’ipotesi di una sua elezione a presidente di una repubblica Federale, in cui si deve occupare solo di politica economica nazionale, di politica estera e di sicurezza, lasciando ai Governi locali tutte le incombenze di una quotidianità politica, tanto complicata, quanto noiosa.
Non va avanti, invece, l’ipotesi di una repubblica presidenziale alla francese che piace tanto a Fini ed ai suoi amici, vecchio sogno irrealizzato di Almirante. In questo momento Fini, posto fuori dal partito può solo distruggere la casa che ha contribuito a costruire, ma non ha nessuna possibilità di diventarne il referente.
Qualcuno ipotizza, addirittura, che in caso di crisi politica del Governo, la Lega proporrebbe Tremonti come Presidente del Consiglio per arrivare alla fine della legislatura, perlomeno con il federalismo fiscale applicato.
E’ la politica della Lega che spacca il PdL, che acutizza lo scontro tra le forze moderate,impedendo lo svilupparsi di un percorso politico di risanamento economico da una parte e di riforme istituzionali dall’altra. E’ emblematica la rottura tra Berlusconi e Casini, che aveva le stesse caratteristiche di quella che si sta consumando ora con Fini.
E’ la politica della lega che spacca il PdL insieme al paese, che porta come conseguenza la rottura della coesione sociale e della solidarietà nazionale. La gravità di questa situazione è dovuta soprattutto alla estrema debolezza del premier, la cui immagine è molto compromessa, sia per gli scandali delle sue frequentazioni con prostitute, sia perché i suoi più stretti collaboratori sono coinvolti ogni giorno di più in processi per corruzione.
Stranamente in questa fase non si avverte la crescita di un grande movimento di massa che si erga a difendere la democrazia innanzi tutto, che sia baluardo alla disgregazione sociale e politica del nostro paese e che spieghi agli italiani che è finito il tempo degli spot in politica.
Berlusconi è un fallimento, un bluff che sta portando il nostro paese verso una crisi senza precedenti. Occorre immediatamente una nuova politica, sociale e solidale, una nuova classe dirigente, morale e trasparente, l’Italia merita molto di più di quanto non riceve in questa fase. Il destino che avrà Fini, sinceramente non ci interessa, avrebbe potuto fare meglio e di più quando era nelle grazie del cavaliere, non pensiamo che abbia cambiato le sue convinzioni politiche, ne che sarà mai un alleato del centro sinistra.
Aspettiamo con la pazienza dei forti, che le contraddizioni scoppino definitivamente e portino alla fine di questa dolorosa esperienza del potere di Berlusconi e della lega in Italia.
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