· La dieta mediterranea perde colpi considerando la significativa contrazione dei consumi di frutta e verdura.
· Aumentano gli occupati nel settore mentre le ore lavorate restano ancora al di sotto dei livelli pre-crisi del 2008.
· I voucher rappresentano appena l’1,1% del costo del lavoro complessivo del settore. "Uno strumento valido e necessario che introduce un nuovo elemento di flessibilità e aiuta a regolarizzare il lavoro irregolare" dichiara il presidente di Fipe Stoppani.
· Si conferma il trend che nei centri storici vede l’aumento di take away (+41,6%) contrapposto al calo dei bar (-9,5%).
· Dall'avvento dell'euro il costo di una tazzina di caffè è aumentato in media del 29%.
· La giornata fuori casa degli italiani: a colazione le donne preferiscono i bar/pasticceria (65%), le trattorie e le osterie scalano le preferenze degli italiani nel week end e battono le pizzerie. Solo un consumatore su cento è disposto a pagare più di 50 euro per una cena.
L’impatto della crisi sui consumi alimentari in casa (-12% pari a una flessione di 18,4 miliardi di euro tra il 2007 ed il 2015) ha fatto sì che il peso della ristorazione sul totale dei consumi alimentari guadagnasse qualche posizione smentendo così le suggestive ipotesi che vorrebbero un ritorno ai consumi in casa a scapito di quelli fuori le mura domestiche.
Sono infatti 39 milioni gli italiani che hanno dichiarato di aver consumato pasti fuori casa nel 2016 confermando l’immagine di un’Italia in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove al contrario i consumi alimentari fuori casa hanno registrato una significativa contrazione: nel nostro Paese nel 2016 è proseguito, secondo le stime dell’ufficio studi di Fipe, da un lato il calo dei consumi alimentari domestici (-0,3%), dall’altro l’incremento di quelli fuori casa (+1,1%).
“I dati relativi al 2016 emersi dal Rapporto confermano la ripresa dei consumi per il settore del fuori casa e la centralità del lavoro nel settore, dimostrata dal forte aumento dell’occupazione, ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, Presidente Fipe –. L'incremento occupazionale è stato inoltre favorito dallo strumento dei voucher, una risorsa vitale per un settore caratterizzato da stagionalità e picchi di lavoro imprevedibili. Una scelta all'insegna della trasparenza che ha contribuito a far emergere il lavoro irregolare e creare nuove opportunità occupazionali per i giovani, garantendo i contributi INPS e copertura assicurativa. Una guerra contro i voucher nella ristorazione è totalmente sbagliata, anche se condividiamo la necessità di alcuni correttivi per contrastare gli abusi". “Nel 2016 inoltre - prosegue Stoppani - si è registrata un’elevata mortalità di imprese e un abbassamento della qualità, soprattutto a causa di un eccesso di offerta nel settore, dimostrata dall’elevato numero di esercizi take away, per nulla legati alle tradizioni gastronomiche delle nostra città, che spesso mettono a rischio anche l’identità e l’attrattività dei nostri centri storici”.
Interessante da questo punto di vista risulta la fotografia del settore dei pubblici esercizi scattata dal Rapporto: se da un lato, infatti, la rete nel 2016 si è ampliata grazie all’apertura di 20.184 nuove attività (+8,1% rispetto al 2008), dall’altro il livello qualitativo dell’offerta si è abbassato soprattutto nei centri storici italiani, dove si è acuita la contrapposizione tra l’incremento di attività di ristorazione take away del 41,6% e la riduzione dei bar del -9,5%.
A differenza di quanto emerso nelle ultime settimane, durante le quali prodotti di punta del consumo alimentare fuori casa come la tazzina di caffè al bar sono diventati i bersagli principali della denuncia di aumenti straordinari ed ingiustificati, un’attenta analisi dei dati porta a conclusioni assai diverse.
Nel 2002 la rilevazione del prezzo della tazzina di caffè al bar effettuata sui listini dei bar in diverse città campione forniva un prezzo medio di 1.533 lire, che convertite in euro davano 0,79. I prezzi rilevati dall'Osservatorio Prezzi a novembre 2016 sulle stesse città indicano un valore medio di 0,98 euro: il risultato è un incremento del 24%.
Si conferma, inoltre, il trend che vede un’Italia in controtendenza rispetto al resto d’Europa, dove al contrario i consumi alimentari fuori casa hanno registrato una significativa contrazione: guardando all’Europa nel suo complesso, infatti, i consumi alimentari valgono 1.541 miliardi di euro suddivisi tra il 64,2% nel canale domestico e per il 35,8% nella ristorazione, con differenze notevoli tra Paesi.
Si spazia dalla Germania, dove i consumi alimentari nella ristorazione rappresentano meno del 30% del totale, al Regno Unito (47%), alla Spagna (52%) e all’Irlanda (57%). Nel complesso in Europa tra il 2007 ed il 2015 si è registrata una flessione dei consumi pari a circa 22 miliardi di euro ma nel nostro Paese la contrazione degli alimentari ha riguardato quasi del tutto il canale domestico, a differenza di quanto successo ad esempio in Spagna (-14,3 miliardi di euro) o nel Regno Unito (-7 miliardi di euro).
Chi sono gli avventori dei pubblici esercizi in Italia
La giornata degli italiani, dalla colazione alla cena
Il locale per eccellenza dove gli italiani consumano la colazione è il bar/caffè, senza alcuna distinzione di genere, età o area geografica. Il bar/pasticceria è secondo in classifica per preferenza, preferito soprattutto dalle donne (65% contro il 57% degli uomini), e nel Nord Est (64%). Le alternative restano esigue, come i distributori automatici, scelti dal 17% dei consumatori.
A colazione gli italiani spendono in media 2-3 euro; solo l'1,5% spende meno di un euro e in questo caso si tratta di heavy consumer.
Passando al pranzo, la tipologia di consumo e prezzo relativo dipende in larga misura di giorni della settimana. Al 67% degli italiani, pari a poco meno di 34 milioni, capita di consumare il pranzo fuori casa durante la settimana, e per cinque milioni si tratta di un'occasione abituale (3-4 volte alla settimana).
I tre profili di consumatori si caratterizzano per evidenti differenze: gli "heavy" consumano il pranzo soprattutto al bar, mangiando un panino o un primo piatto, gli "average" e i "low" scelgono sia il bar che il ristorante preferendo la pizza. La spesa durante la settimana si concentra prevalentemente nella fascia 5-10 euro (45,5%).
Nel week end luoghi, prodotti e spesa cambiano significativamente: ristoranti/trattorie e pizzerie scalano la classifica, preferiti rispettivamente dal 56,2% e dal 39,5% degli intervistati. La spesa sale nella fascia 10-20 euro con il 42,2% delle risposte.
Arrivando a sera, l'analisi Fipe rileva che il 61,7% degli intervistati ha consumato almeno una cena fuori casa con riferimento ad un mese tipo. Poco meno di due milioni hanno cenato fuori casa almeno tre volte alla settimana, prediligendo soprattutto le osterie e, in seconda scelta le pizzerie. La fascia di prezzo di una cena tipo è tra i 10 e i 20 euro, anche se più di un terzo degli italiani riserva ad una singola cena dai 20 ai 30 euro.
Solo un intervistato su cento è disposto a pagare più di 50 euro per consumare l'ultimo pasto del giorno. La disponibilità a pagare degli heavy consumer risulta significativamente differente rispetto ai "low": i primi pagano in media tra i 20 e i 30 euro, mentre più del 50% dei low consumer si accontenta di una cena compresa nella fascia 10-20 euro. I residenti nel Nord Ovest si dimostrano più propensi a spendere: il 13,2% paga più di 30 euro per una cena tipo, percentuale che nel Sud e nelle Isole è inferiore al 5%.
La “demografia” dei pubblici esercizi
Puntando l’attenzione sui centri storici, si è confermata inoltre la tendenza, emersa negli ultimi anni, ad una dequalificazione dell’offerta commerciale, con il rischio concreto di vedere depotenziata la forza competitiva dell’Italia nel mercato turistico internazionale: fortemente rafforzata, infatti, risulta la presenza di esercizi take away (+41,6%), cui fa da contraltare il calo dei bar (-9,5%).
Le dinamiche dell’occupazione
La produttività delle imprese della ristorazione non solo risulta bassa, ma anziché crescere è diminuita risultando inferiore di quattro punti percentuali rispetto al 2009 anche se nel corso del 2015 si sono registrati segnali di recupero.
I prezzi
Prendendo in esame l’andamento dei prezzi di alcuni prodotti di punta del consumo alimentare fuori casa, negli ultimi giorni è stata dedicata grande attenzione alla variazione dei prezzi nei quindici anni che intercorrono dall'introduzione dell'euro: prodotti di punta del consumo alimentare fuori casa, dalla pizza alla tazzina di caffè, sono diventati i principali bersagli della denuncia di aumenti straordinari e ingiustificati.
Ad un’attenta analisi dei dati, invece, si giunge a conclusioni assai diverse. Nel 2002 la rilevazione del prezzo della tazzina di caffè al bar effettuata sui listini dei bar in diverse città campione forniva un prezzo medio di 1.533 lire, che convertite in euro davano 0,79. I prezzi rilevati dall'Osservatorio Prezzi a novembre 2016 sulle stesse città indicano un valore medio di 0,98 euro: il risultato è un incremento del 24%".
Capitoli di spesa
|
mln.
di euro
|
alimentari e bevande non alcoliche
|
-18.367
|
bevande alcoliche, tabacco, narcotici
|
-4.696
|
vestiario e calzature
|
-3.625
|
abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri
combustibili
|
4.712
|
mobili, elettrodomestici e manutenzione della casa
|
-11.427
|
sanità
|
-699
|
trasporti
|
-26.914
|
comunicazioni
|
2.128
|
ricreazione e cultura
|
-1.014
|
istruzione
|
-589
|
alberghi e ristoranti
|
436
|
-
servizi di ristorazione
|
-344
|
beni e servizi vari
|
2.298
|
Totale
|
-57.298
|
Alimentari
e bevande non alcoliche
|
Ristorazione
|
Totale
alimentari
|
|
Unione Europea
(28 Paesi)
|
-318
|
-21.639
|
-21.957
|
Area Euro (19 Paesi)
|
-7.897
|
-15.378
|
-23.275
|
Belgio
|
2.109
|
402
|
2.511
|
Bulgaria*
|
-145
|
145
|
1
|
Repubblica Ceca
|
1.385
|
-90
|
1.295
|
Danimarca
|
385
|
381
|
766
|
Germania
|
-4.728
|
2.575
|
-2.152
|
Estonia
|
225
|
-65
|
160
|
Irlanda
|
-200
|
581
|
381
|
Grecia
|
-4.686
|
-3.879
|
-8.565
|
Spagna
|
-2.095
|
-14.340
|
-16.435
|
Francia
|
10.042
|
-696
|
9.346
|
Italia
|
-18.367
|
-344
|
-18.711
|
Cipro
|
258
|
16
|
274
|
Croazia
|
n.d.
|
n.d.
|
n.d.
|
Lettonia
|
-313
|
-141
|
-454
|
Lituania
|
-549
|
145
|
-405
|
Lussemburgo
|
94
|
80
|
174
|
Ungheria
|
-418
|
573
|
154
|
Malta
|
-90
|
143
|
53
|
Olanda
|
1.628
|
-1.463
|
165
|
Austria
|
-335
|
676
|
342
|
Polonia
|
-1.044
|
889
|
-155
|
Portogallo
|
1.278
|
-1.344
|
-66
|
Romania
|
4.170
|
-1.220
|
2.951
|
Slovenia
|
-99
|
16
|
-84
|
Slovacchia
|
327
|
-387
|
-61
|
Finlandia
|
736
|
-590
|
146
|
Svezia
|
1.870
|
2.015
|
3.885
|
Regno Unito
|
-443
|
-7.124
|
-7.567
|
n. imprese
|
2016/2008
|
||||
2008
|
2016
|
var. ass.
|
var. %
|
||
ristorazione con servizio
|
88.260
|
103.804
|
15.544
|
17,6
|
|
ristorazione take away
|
23.894
|
32.261
|
8.367
|
35,0
|
|
gelaterie e pasticcerie
|
11.927
|
13.134
|
1.207
|
10,1
|
|
bar
|
126.378
|
121.444
|
- 4.934
|
-3,9
|
|
Italia
|
250.459
|
270.643
|
20.184
|
8,1
|
|
CS
|
NCS
|
|||||
2016
|
2016/2008
|
2016
|
2016/2008
|
|||
n.
|
var. ass.
|
var. %
|
n.
|
var. ass.
|
var. %
|
|
ristorazione con servizio
|
6.178
|
1.244
|
25,2
|
12.779
|
3.325
|
35,2
|
ristorazione take away
|
1.528
|
449
|
41,6
|
4.670
|
1.244
|
36,3
|
gelaterie e pasticcerie
|
505
|
83
|
19,7
|
1.569
|
185
|
13,4
|
bar
|
5.317
|
-560
|
-9,5
|
15.189
|
-972
|
-6,0
|
Italia
|
6.178
|
1.244
|
25,2
|
12.779
|
3.325
|
35,2
|
Anno 2002
|
Novembre 2016
|
||
Provincia
|
lire
|
euro
|
|
Biella
|
1.600
|
0,83
|
0,94
|
Cuneo
|
1.500
|
0,77
|
1,02
|
Torino
|
1.600
|
0,83
|
1,04
|
Aosta
|
1.700
|
0,88
|
1,02
|
Cremona
|
1.600
|
0,83
|
1,04
|
Lecco
|
1.700
|
0,88
|
0,98
|
Lodi
|
1.600
|
0,83
|
1,01
|
Milano
|
1.700
|
0,88
|
1,00
|
Genova
|
1.600
|
0,83
|
1,00
|
Trento
|
1.600
|
0,83
|
1,06
|
Pordenone
|
1.600
|
0,83
|
1,02
|
Udine
|
1.500
|
0,77
|
1,03
|
Padova
|
1.700
|
0,88
|
1,06
|
Venezia
|
1.600
|
0,83
|
1,01
|
Verona
|
1.600
|
0,83
|
1,01
|
Bologna
|
1.600
|
0,83
|
1,08
|
Firenze
|
1.500
|
0,77
|
1,01
|
Pistoia
|
1.500
|
0,77
|
0,98
|
Pesaro e Urbino
|
1.500
|
0,77
|
n.d.
|
Roma
|
1.200
|
0,62
|
0,87
|
Pescara
|
1.600
|
0,83
|
n.d.
|
Napoli
|
1.200
|
0,62
|
0,86
|
Bari
|
1.300
|
0,67
|
0,76
|
Vibo valentia
|
1.200
|
0,62
|
n.d.
|
Media semplice
|
1.533
|
0,79
|
0,98
|
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