SATURA Associazione Culturale centro per la promozione e la diffusione delle arti
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COMUNICATO STAMPA
sabato 12 gennaio 2008 ore 17:00
palazzo stella - inaugurazione
< SEI MOSTRE A SATURA >
aperte fino al 30 gennaio 2008
dal martedì al sabato ore 16:30 – 19:00
chiuso lunedì e festivo
Genova, SATURA Associazione Culturale
GABRIELLA PASTORINO ANDREA ARANCIO ARMELLE PINDON JAE HYUNG CHANG SCULTURA inSATURA GABRIELLA SOLDATINI
Sala Gabriella Pastorino Maggiore
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra personale < Contaminazioni > di Gabriella Pastorino. A cura di Gianluigi Gentile.
Gabriella Pastorino è senza dubbio depositaria di un processo d'assimilazione culturale in linea col clima intellettuale europeo, ha attraversato idealmente le esperienze del cubismo sintetico, con riferimenti al futurismo di Depero, alle scenografie che negli anni venti del secolo scorso ambientavano le coreografie di Diaghilev, musicate da Stravinskij.
L'Artista mette in scena in modo allusivo e coinvolgente la tensione tra spazio reale e dimensione del subconscio. Le tele della Pastorino accolgono e delimitano soprattutto le emozioni del vissuto, che prendono forma e dimensione modulando gli equilibri di una texture cromatica, densa e luminosa, di segni e colori prevalentemente caldi, di giallo, rosso, arancio, riequilibrati ritmicamente da campiture azzurre e verdi. Di fronte a queste composizioni si avverte l'eco della lezione di Kandinskij, in cui " I contrasti possono anche avere un carattere disarmonico, e nondimeno il loro giusto uso non agirà negativamente, ma positivamente sull'armonia generale ed eleverà l'opera alla sua più alta essenza armonica".
Pittura scenografica e narrativa che rende oggettiva la materia dell'immaginario, mentre la chiave interpretativa del racconto è da ricercare nel rapporto fra il colore e la geometria, nella ricerca d'espressività diverse in uno spettro policromo articolato su sequenze geometriche in continua dialettica.
Sono pagine pittoriche d'ascendenza futurista, in cui si riscontrano anche tracce di alcune figure dell'arte decorativa precolombiana, per il modo in cui il colore si diffonde, puro e genuino, con impulso spontaneo, conferendo immediatezza al linguaggio. Il discorso si apre in profondità e ci rivela un processo di metamorfosi graduale di forme e sagome dialoganti, in cui i colori assumono il ruolo di simbolo dei sentimenti, mentre la composizione geometrica esprime volontà di controllo e di difesa
Gabriella Pastorino colloca le sue figure in un tempo sospeso al di qua d'ogni angoscia, un tempo che ognuno di noi segretamente desidera e che immaginiamo si trovi all'inizio della vita, una dimensione atemporale espressa talvolta dalla tecnica del bricolage pittorico in cui un quadro preesistente assume il ruolo di scenario per una narrazione condotta sull'onda lieve del gioco di colori che ci narrano la presenza dei frutti e dei fiori, intrecci che non appartengono al quotidiano, ma formano le tracce leggere di un sogno felice.
In ogni colore si nasconde un sentimento, una nostalgia, una memoria, traspare la fiducia nella capacità dell'arte di trasmettere l'incomunicabile, del proporre un messaggio libero, soggettivo e disinteressato, in cui l'astrazione è la sublimazione dell'essenziale.
Sala Andrea Arancio Prima
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra personale di Andrea Arancio. A cura di Mario Napoli.
Nato nel 1959 Architetto vive e lavora a Genova. Di formazione artistica (diplomato al Civico Liceo Artistico di Genova nel 1978) da sempre appassionato al mondo dell'espressione artistica specialmente nel campo figurativo ha conservato la pratica del "raffigurare" sperimentando tutte le maggiori tecniche .
Appartiene a quella cerchia di Architetti genovesi che espongono alle mostre " ART-ARCH" organizzate dall'Ordine degli Architetti di Genova.
E' fondamentalmente legato alla tradizione figurativa. Il centro della sua esperienza è il "disegno" unito alla suggestione del colore che accentua le visioni. Il suo segno grafico è veloce e la pennelllata rilvela una istintiva vocazione al dipingere.
Non disdegna nessuna forma espressiva, adotta linguaggi informali , figurativo-espressivi, astratti, ma la sua predilezione è il figurativo fino a spingersi al ritratto.
Si presenta con alcune esperienze visive concentrate sul paesaggio urbano , specialmente quello della sua città : Genova. Ed ancora in particolare su quella linea di confine tra il mare e la città che è il porto , il "Waterfront". Le sue opere sono quasi intese come appunti di viaggio tracciati con velocità su un taccuino. Nelle sue vedute niente rappresenta lo stabile, tutto appartiene alla mutevolezza del quotidiano: le automobili, le gru, l'acqua, le luci, persino due nomadi orientali colti in momenti di stasi ma che fanno intuire che arrivano e ripartono non si sà dove.
Sala Armelle Pindon Pozzo
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra personale di Armelle Pindon. A cura di Mario Pepe.
La scultura moderna, liberata definitivamente dai rigidi postulati ottocenteschi, si sviluppa seguendo soluzioni innovative sia per il superamento del concetto di forma che per la libera disposizione degli oggetti nello spazio. La materia lavorata accoglie le vibrazioni della luce fino ad annullare i valori plastico-volumetrici per esprimere attraverso le incertezze formali le vibrazioni dell'animo, le insicurezze interiori, l'instabilità dei sentimenti. Nel disfacimento della materialità operata per esempio da Giacometti, che distrugge fisicamente la figura umana riducendola ad una sagoma filiforme, Sartre riconosce la presenza emblematica della condizione esistenziale dell'uomo moderno.
Anche Armelle Pindon è interessata al corpo umano come unica e minimale certezza su cui sviluppare le inquietudini e le sofferenze dell'animo. Un corpo quasi sempre isolato, prigioniero dello spazio marmoreo che ne immobilizza i gesti, come nelle opere Separation e in The Letter oppure, se libero di muoversi nello spazio, presenta aspetti ambigui come in Double Face, dove il drammatico tormento della donna che si dilania è accompagnato da un simultaneo atteggiamento di rassegnata passività del suo doppio. Nella più complessa composizione dove gli scienziati lottano per ottenere una molecola di sintesi, la drammaticità dei volti e dei corpi non testimonia soltanto la tensione intellettuale e l'emergere della ragione dall'informità della materia e dagli abissi del tempo, ma anche la solitudine e l'impotenza che caratterizza ormai il nostro vivere quotidiano. L'opera Man Under Reconstruction rappresenta con efficacia il precario equilibrio dell'uomo contemporaneo corroso dai dubbi e dilaniato dai comportamenti contradditori, sorpreso ad assemblare la propria immagine dissestata come i pezzi di un robot. Anche la sostanza di cui è fatto, resina colorata che mima il bronzo, dà l'idea della fragilità umana che si traveste da ingannevole fermezza.
Dal punto di vista formale, Armelle è coerente con i contenuti della sua poetica, elaborando le opere attraverso una tendenziale riduzione della massa volumetrica, una specie di semplificazione della forma, che s' impoverisce e si smaterializza quasi a volersi ridurre alla sua interiorità. Lavora la terracotta, sia delle opere definitive sia di quelle da fondere nel metallo, con gestualità essenziale quasi brusca, senza curarsi delle rifiniture e lasciando alle forme corporee quella asprezza esteriore che ne rivela gli interni travagli.
Sala Scultura inSatura Cisterna
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra collettiva < Scultura inSatura >. A cura di Mario Napoli.
A tredici anni dall'apertura (19 febbraio 1994) SATURA, dedica uno spazio interamente alla scultura con il proposito di farne una vetrina dove gli appassionati possono trovare e trovarsi con l'importante disciplina. Lo spazio dedicato, affiancherà i cinque spazi già attivi permettendo una maggiore fruibilità tra le tematiche contemporanee, gli autori affermati, i giovani talenti ed i maestri storici italiani ed internazionali.
In questa occasione verranno proposte opere uniche di Song Hyun – Ho, Kim Joo – Hyok, Jeong De Kyo, Le Bon Gyu, Sylvia Loew, Byun Jaebong, Rosy Maccaronio, Choi Dae Sung, Jan Sae Wook.
Sala Jae Hyung Chang Colonna
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra personale di Jae Hyung Chang. A cura di Susanna Ragionieri .
Jae Hyung Chang, giovane artista coreana stabilitasi da alcuni anni a Firenze dove ha frequentato l'Accademia di Belle Arti, predilige fin dai suoi esordi il linguaggio dell'informale. È una scelta dell'intelligenza e insieme dell'istinto che deve far riflettere: a distanza di più di mezzo secolo dal suo primo manifestarsi, Jae Hyung sembra dirci, ancora oggi il linguaggio informale può serbare intatte le sue energie liberatorie, pronte a sondare interi serbatoi di combinazioni poetiche ancora sommerse; così come, per chi sa intenderla, è ben lontana dall'esaurirsi quella misteriosa forza sincretica, in grado cioè di coniugare pensiero occidentale e gestualità orientale, che già artisti come Rothko, Tobey, e lo stesso Pollock avevano sperimentato decenni addietro. Quella misteriosa forza Jae Hyung la conosce molto bene e direi che negli ultimi tempi ha fatto un grande passo per portarla alla superficie: lo dimostrano i suoi lavori recenti, tutti del 2006, con i quali ha scelto di presentarsi a questa mostra.
In essi affiora ancora il suo antico amore per l'incisione e per la grafica, ma combinato ora con la pittura; così la materia duttile e la grana stessa della carta si sono intrise di colore e di luce suscitando risultati di sorprendente naturalezza e finezza. Ora più che mai, stregati dal sortilegio delle trasparenze, è dolce addentrarsi in un universo palpitante e sospeso dove isolate forme ancestrali, più spesso colte nel lento mutarsi conseguente ad una loro singolare compenetrazione, rimandano ai ritmi cosmici della natura ed alle ineluttabili orbite del tempo. Jae Hyung ha voluto che tutto fosse visibile attraverso i veli sovrapposti, aprendosi così, in modo solo apparentemente cifrato, all'accettazione della vita multiforme che lentamente si rapprende sulla tela.
Sala Gabriella Soldatini Portico
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 12 gennaio 2008 alle ore 17:00, la mostra personale di Gabriella Soldatini. A cura di Laura Mascardi .
L'incontro con Gabriella Soldatini è nella casa-studio dove il suo mondo si è svelato lentamente e le opere, appoggiate distrattamente a terra, hanno incominciato a raccontarsi.
Si nota subito la tela, un tessuto solido e resistente, originariamente era un antico lino, diventato trama, pensiero cui si dà inizio e fine, è da questo tessuto poetico e compatto col suo ordito che separa e al tempo stesso tiene insieme che emerge la pittura di Gabriella Soldatini. Per trovare il linguaggio pittorico bisogna seguire un filo disegnato tra le campiture di colore che compongono l'immagine su queste grandi tele antiche che formano il supporto prezioso di memorie a cui la pittrice affida il suo racconto.
La sua espressione porta verso il cuore degli elementi primordiali: acqua, aria, terra, fuoco.
Credo che nessun altro strumento mi consenta di seguire la complessa evoluzione dell'identità culturale dell'artista se non farmi guidare da questo filo tenue filato senza cercare inizio né fine lungo il percorso pittorico che lascia parlare il colore. Così i profili delle campiture cromatiche creano una rete di contrasti armonici che disegnano l'immagine per cogliere le distanze di tempo e spazio nella memoria.
Qui la varietà infinita del mondo sensibile deriva dal diverso combinarsi dei quattro elementi fondamentali che si congiungono e si separano sotto l'azione dell'amore e dell'odio.
Nell'opera di Gabriella Soldatini il magma dei colori spesso dà origine ad una confusione ostentata, violenta degli elementi che si mescolano nel Caos per raggiungere l'equilibrio nella creazione di una Natura complice dell'Anima.
Acqua in pioggia di grandi gocce, aria nel vento che ulula tra gli alberi, terra di frutti in ricchi grappoli della vite, fuoco di faville guizzanti ci comunicano messaggi poiché la natura è mezzo per la liberazione dell'anima.
In queste opere c'è una ricerca di eleganza attraverso il segno, dove il disegno si dissolve nel colore che trasmuta con energica passionalità nella forma immaginata.
C'è il trionfo dell'acqua e dell'aria tra pertiche, vele, sartie e gomene come grate ricamate sul fondo recuperato del mare e del cielo nell'esigenza reale di conoscenza per vivere un'affascinante visione di libertà.
Leggere i dipinti di Gabriella Soldatini ci avvicina ad un percorso famigliare che si fonde con la passione per la natura senza limiti rigorosi poiché acqua-aria-terra-fuoco tutto amalgamano nel cammino della vita.
In questa mostra il cammino lirico della pittrice è testimoniato dal piccolo dipinto che rappresenta la coda di pavone a forma di lira strumento musicale d'amore: così solitario apre a riflessioni sulla pittura dell'artista che distilla, per misteriosa alchimia, espressioni che privilegiano l'immediatezza del sentire sulla ricerca formale in un totale dominio dello struggimento per l'effimero trascorrere del tempo. Poi nella grande tela, che domina la mostra, la natura è un pretesto il fine è il quadro: un tessuto fitto di note coloristiche su una superficie dove non c'è proiezione prospettica, non è il contenuto che genera la forma ma piuttosto la forma che evoca il contenuto, il cielo non è uno sfondo ma spazio pittorico in cui nessun elemento sovrasta sugli altri, infatti tra gli edifici dalle finestre illuminate e il folto di una vegetazione rigogliosa e invadente è l'uomo nella sua assenza il protagonista di una emozione suggerita che ci fa ri-conoscere la realtà immaginata nell'opera d'arte.
Il ritmo convulso non ha tempo, è un frenetico agitarsi che lega la figura allo spazio, figure non umane, trasparenti, impalpabili quasi a cercare nello spirito la suprema qualità dell'essere.
In queste opere c'è vita vissuta raccontata sottovoce nascosta nel rutilante combinarsi dei colori che si dissolvono nelle gocce d'acqua senza dolore.
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