ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RAPPORTO SVIMEZ .
di : Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
Nel 2008 in Campania il PIL è a -2,8%. È Recessione in tutta Italia. Nonostante l'anno scorso abbia subito soltanto i primi segni della crisi, il Pil 2008 ha registrato variazioni negative in tutte le regioni italiane, con valori compresi tra -0,1% del Trentino Alto Adige e -2,8% della Campania. E in valori assoluti il Pil pro capite del Mezzogiorno è pari a 17.970 euro contro i 30.680 del Centro-Nord (16.746 euro in Campania). Ecco le anticipazioni dei primi dati del Rapporto SVIMEZ 2009 sull'economia del Mezzogiorno, che verrà presentato a Roma il prossimo 16 luglio. In base alle stime SVIMEZ, da sette anni consecutivi ormai il Mezzogiorno cresce meno del Centro-Nord: nel 2008 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all'anno precedente un calo di Pil dell'1,1%, risultato lievemente peggiore del Centro-Nord (-1%). A livello regionale, la forbice oscilla tra la tenuta del Trentino Alto Adige (-0,1%) e il crollo della Campania, che scende del 2,8%, dopo aver realizzato 0,4% nel 2007. Dal 2000 al 2008, comunque, il Mezzogiorno è cresciuto circa la metà del Centro- Nord, + 0,6% contro +1%, a testimonianza di una forte e persistente tendenza di riapertura del divario di sviluppo tra le due aree. A livello regionale, nel periodo in questione è stato il Lazio a crescere di più (+1,8%), seguito da Marche (+1,3%) e Umbria (+1,1%). La Campania ha segnato +0,4%. Nel 2008 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 26.276 euro, risultante dalla media tra i 30.680 euro del Centro-Nord e i 17.970 del Mezzogiorno. Il Pil pro capite al Sud nel 2008 è stato pari al 58% di quello del Centro-Nord e al 68% del dato medio nazionale. La regione più ricca è stata la Valle d'Aosta, con 33.833 euro, seguita da Lombardia (33.335 euro), Trentino lto Adige (32.768) ed Emilia Romagna (32.301). Il Pil pro capite della Campania nel 2008 è stato di 16.746 euro, il valore più basso in Italia, inferiore di oltre 9500 euro alla media nazionale.
Questo è il testo del comunicato stampa distribuito dallo Svimez in occasione del suo Rapporto annuale sullo sviluppo del Meridione del nostro paese.
Questi dati meritano un commento, ma questa volta sentiamo il bisogno di raccontare meglio quello che ripetiamo da tempo in materia di sviluppo del Sud e della nostra regione in particolare.
Un commento fuori dal coro, ve lo assicuriamo, come è nostra abitudine.
Siamo andati a verificare la serie storica dei rilevamenti dello Svimez dal 1989 ad oggi, ed abbiamo realizzato, che in 20 anni il divario tra il Centro Nord ed il Sud del nostro paese si è mosso di poco, appena un 1,2%, passando dal 56,8 del 1988 al 58% del 2008.
Abbiamo preso a riferimento il 1989, perché in quella data partiva la riforma dei fondi europei con il primo Piano Operativo Plurifondo (P.O.P.), che di fatto sostituì l'intervento straordinario per il Mezzogiorno. Dall'ora, nelle Regioni del Sud, si sono susseguiti Governi di tutti i tipi possibili: di destra, di Centro e di sinistra. In Campania siamo passati dalla Giunta di Pentapartito, presieduta dal democristiano Antonio Fantini, con una grossa presenza di Socialisti; ad una giunta di salute pubblica guidata dal democristiano di Avellino Giovanni Grasso, con la presenza dei comunisti. Questa giunta traghettò la Regione alle nuove regole e che prevedevano l'elezione diretta del Presidente da parte dei cittadini. Fu eletto Antonio Rastrelli, storica figura di esponente del MSI napoletano, che fu messo in minoranza dal passaggio di De Mita e Mastella nel campo del Centro Sinistra. Fu ancora una volta un democristiano, Losco a guidare la giunta fino alle elezioni del 2000, in cui fu eletto Bassolino, con i voti determinanti dei due leader democratici cristiani di Nusco e Ceppaloni. Questo andamento riguarda più o meno le altre Regioni del Sud. Ad eccezione della Basilicata che dopo il Pentapartito è stata governata solo da giunte di centro sinistra.
Abbiamo fatto questa ricostruzione dei Governi regionali del Sud, perché la differenza con il Nord non è cambiata e questo non dipende dalla forma politica. Nessuno è stato più bravo di un altro, la spazzatura era un problema sin dal tempo della discarica di Pianura, sotto le Giunte di Valenzi e la Camorra era una grave emergenza sin dal tempo di Pascalone 'e Nola e Pupetta Maresca alla fine degli anni 50.
Entriamo, ora, nel merito del divario quantitativo. Nel 1989 si dichiarava un Pil complessivo di 758 miliardi di dollari, che al valore attuale sarebbe stato di circa 985 miliardi di Euro. Nel 2008 il valore complessivo del nostro Pil è stato di circa 1708 miliardi di euro. In termini assoluti il Pil italiano è cresciuto di 723 miliardi di Euro, con un aumento lordo del 44,2%, con una aumento medio del 2,2% all'anno. In questi 20 anni, il nostro paese ha superato la crisi del 1993, con la svalutazione della lira del 30%, la crisi del 2001, che fece registrare una netta diminuzione della crescita del Pil durante il Governo Berlusconi, fino ad arrivare alla crescita zero nel 2006. Il sistema italiano è cresciuto bene in questi anni, restando saldamente ancorato ai primi sei posti tra i paesi più ricchi al mondo.
Il Sud non è un peso per l'economia del nostro paese, perchè, restando invariato il rapporto con il Nord, non ha registrato una decrescita, è cresciuto nello stesso modo del Nord con un handicap di partenza, ma dello stesso 44%.
Questo significa, a differenza di quanto viene sistematicamente affermato che il Nord non ha ceduto nulla delle sue possibilità al sud, ha continuato a crescere senza limiti, al contrario, questi dati determinano una crescita a discapito del Sud.
A questo punto, va detto, che la Lombardia, con i suoi 9 milioni e 600 mila abitanti, è la Regione europea con il Pil più alto. La Lombardia, si contende con La Catalogna e la Baviera, il primato di territorio più ricco di Europa. Di fatto, queste tre Regioni, per estensione, per numero di abitanti, per la propria ricchezza, sono paragonabili a veri e propri Stati Nazionali, che esprimono partiti locali che influenzano la politica nazionale. Il CSU bavarese non è molto dissimile dalla nostra lega, così come i popolari conservatori di Barcellona. Il Nord, pur nella crisi economica e nella recessione attuale, è di una ricchezza enorme, senza paragoni al mondo. In questi mesi di crisi , la Lombardia è molto più ricca di interi Stati dell'america del dopo Bush. Pensate, 22 .000 immobili di grande pregio sono stati posti in vendita in questi giorni a New York, e pronto all'appuntamento si è trovato Tronchetti Provera con la sua Pirelli immobiliare, che l'altra sera ha avuto ospite a cena, il nostro premier, che avrebbe incontrato il Presidente Obama il giorno dopo. Di che cosa pensate abbiano parlato?
Tutto questo serve per dire che anche quello che appare molto povero , il Pil della Campania, 16.746 euro pro capite, se lo si porta in una famiglia di quattro persone significa una cifra consistente: 66.984 euro tra reddito prodotto e consumo. Anche questa una cifra molto grande, che non dice che la Campania è povera, ovvero che non è ricca come la Lombardia.
Il Pil della Campania è molto più alto di molte nazioni e regioni dell'Europa a 27, a partire dalla Polonia, Grecia, il Portogallo ed alcune regione del Nord della Spagna. Senza parlare dei paesi dell'Est Europa, come le repubbliche baltiche, la Romania e via discorrendo.
D'altra parte, se il Nord non avesse un Pil tanto alto, il Sud non sarebbe al 68% del Pil Nazionale e sarebbe già fuori dal sostegno dei Fondi Europei. L'uscita dal sostegno dei Finanziamenti straordinari dell'Europa, è prevista quando le Regioni sono al 75% del Pil del proprio paese. Senza il Nord ricco, il sud, non particolarmente povero, non potrebbe contare su quella incredibile quantità di Euro previsti dai fondi europei per il periodo 2007 2013.
Prima conclusione necessaria a questo lungo articolo. Quello che esce fuori da questi dati è l'incredibile differenza economica e sociale che esiste nel nostro paese. Sono passati 60 anni dalla nascita dello Svimez ed il nostro paese è stato incapace di costruire una vera unità nazionale.
Questa disparità, di fronte ai dati della ricchezza delle nostre regioni, perché di questo bisogna parlare, la discriminazione e la differenza è talmente grande tra i cittadini, che fanno avvertire una povertà diffusa ed una difficoltà di vivere che spesso diventa insopportabile. Questo significa che in Campania, come nel Sud, ancora oggi non c'è giustizia sociale, chi è ricco lo è in quantità esagerata, che è povero lo è come è sempre stato.
Quello che è sempre stato è ancora così, esiste un miglioramento generale del paese che non fa sentire la fame e la disperazione ai suoi cittadini, ma un cambiamento vero nella società non c'è mai stato, viviamo in una società senza equilibrio, senza giustizia, questa è la vera denuncia che bisogna fare in questi anni. Il Nord è ricco a discapito di tutto il paese, la ricchezza del Sud se la prendono gli stessi padroni di sempre. In questo senso la denuncia di Salvemini e Nitti è ancora valida.
Che cosa avrebbe dato equilibrio allo sviluppo? Una corretta politica fiscale ed una coerente azione di redistribuzione del reddito. Non pagare le tasse è l'imperativo categorico dei detentori delle rendite parassitarie e delle imprese, mentre i Salari e le Pensioni vengono compresi da una tassazione impossibile. Quando un imprenditore è in crisi chiede allo Stato due cose: pagare meno tasse e pagare meno i propri dipendenti. In queste condizioni tutti lavorano per il benessere del paese, pochi sono quelli che si arricchiscono, come al solito, come sempre.
Lo Svimez, con le sue denuncie datate, non aiuta ad affrontare i veri nodi dello sviluppo del paese. Ma questa è un'altra vicenda che vi racconteremo nl prossimo articolo.
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