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lunedì 11 ottobre 2010

Napoli e la Cina

 

 

 

 

    Visita in pompa magna del premier cinese, Wen Jiabao, accolto dalle massime autorità italiane in una Roma illuminata da lanterne rosse.

   I rapporti tra i due paesi, l'Italia e la Cina, risalgono ad oltre sette secoli fa. Ma ad avere i primi scambi culturali e commerciali dopo Venezia con Marco Polo è stata Napoli e il meridione d'Italia. Nel 1323, la regina Maria d'Angiò, nel suo testamento, accenna a due porcellane provenienti dalla Cina. Le prime colonie nel Levante risalgono al IX secolo e fondate da Amalfitani, napoletani, gaetani e palermitani, i quali avevano occasione di frequentare viaggiatori e mercanti arabi che a loro volta avevano contatti con il più lontano Oriente. In tale occasione furono conosciuti anche i principi che i cinesi avevano scoperto sul magnetismo terrestre e le applicazioni che ne erano seguite in campo marittimo. La leggenda avrebbe quindi attribuito all'amalfitano Flavio Gioia l'invenzione della bussola.

Altre testimonianze della nostra città con il lontano paese, il Collegio de Cinesi trasformato dapprima in Collegio Asiatico e poscia nell'attuale Istituto Orientale per merito di Matteo Ripa, scopo di tale istituzione preparare all'attività missionaria religiosi, non solo europei, ma cinesi ed orientali.

Nativo di Eboli Matteo Ripa (1682-1746) preso i voti come sacerdote secolare fu inviato in Cina come missionario.  Il Ripa riuscì ad essere accolto alla corte della dinastia mancese dei Ch'ing, a Pechino ove per accattivarsi la protezione imperiale non ricusò compiti di interprete e di improvvisato quanto apprezzato "pittore, incisore, meccanico". Su commissione dei regnanti intagliò le lastre di rame per un album di vedute della villa imperiale del Jehol e per un atlante dell'impero Ch'ing: opere cui legò la sua fama e inaugurare la stampa all'acquaforte in Cina e servirono, l'una a diffondere in Europa, nel clima della Chinoiserie, la conoscenza e la moda dei giardini cinesi, l'altra a perfezionare la cartografia dell'Asia orientale.

     "Appare che sin dai primi decenni del Settecento – scrive F.Nicolini, nel suo libro Commento storico alla seconda scienza nuova - corressero per Napoli, provenienti dalla Cina, quelle "statuette di porcellana" e quegli altri "Dilicati lavori" o chinoiseries, di cui poi ogni casa o casuccia napoletana fu per cosi dire inondata. E a diffonderle nella città concorse anche l'essere nel 1724 tornato a Napoli, con alcuni cinesi, dopo quattordici anni di apostolato nel celeste impero, il missionario Matteo Ripa da Eboli".

    Singolare il salottino boudoir, sull'esempio del Trianon de Porcelline di Versailes e del salottino di Brunn, della Regina Maria Amalia di Sassonia fatto costruire per la Reggia di Portici e trasferito in seguito al Museo di Capodimonte. Su progetto dello scenografo Giovan Battista Natali e messo in opera dai fratelli Giuseppe e Stefano Gricci, dipinto da Giovanni Sigismondo Fischer in collaborazione con altri dieci pittori, è un'opera in porcellana policroma e stucco per 81 mq e si compone di tremila pezzi di vivacissimi colori e oro, una delle più felici creazioni del rococò europeo. Sono raffigurati animali, fiori, trofei musicali, scene di vita cinese in rilievo, canestri di frutta, uccelli tra sei specchiere illuminate. Le decorazioni del lampadario sono scene di uccelli e serpenti con accanto un cinesino e una scimmia.

   Molti interessi artistici si ebbero verso la meta dell'ottocento con la raccolta estremorientale comprensiva di ceramiche, giade e metalli cinesi e giapponesi diventata parte integrante del Museo Duca di Martina nella Villa Floridiana.  Altre raccolte sono presso il museo Filangieri, Villa Pignatelli e il Museo Correale di Sorrento.

   Molte strade e stradine da Capodimonte a Piazza San Severo verso la Sanità recano nei loro toponimi il ricordo dei cinesi che di li passavano. Salita dei cinesi, gradini cinesi, vicoletto dei cinesi. Una chiesa dei cinesi. Con la globalizzazione sono tornati in città,  in migliaia, aprendo negozi nei pressi di Piazza Garibaldi e fabbrichette nei comuni vesuviani, non sempre accolti favorevolmente dai commercianti locali per la spietata concorrenza.

    Nei colloqui diplomatici si è molto parlato di scambi commerciali e della prospettiva di vedere arrivare nel nostro paese milioni di turisti cinesi amanti di archeologia che loro vantano sin dal II sec. a.C.

 

mario carillo - napoli-news.net

 

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