Una moka può ospitare la stessa pressione che troviamo sul fondo della fossa delle Marianne e se la pressione per qualche motivo aumentasse, con l’esplosione, il getto di vapore fuoriuscito invece di ustionarci ci raffredderebbe. Queste ed altre inaspettate verità sono spiegate nel capitolo “La fisica di un buon caffè ” tutto dedicato all’attenta indagine di quei fenomeni fisici che possono determinare un esito eccellente o nefasto per la preparazione del caffè.
Durante l’evento “La notte dei ricercatori” svoltosi anche a Trieste il 24 settembre 2010, Andrei Varlamov, fisico russo, attualmente ricercatore alla Sissa (opera nel campo della superconduttività), ha spiegato fisica applicata in cucina. Dopo funzioni e grafici sulla rottura e la cottura ottimale di spaghetti e bucatini e un’approfondita ricerca sulla cottura del tacchino, al termine del primo e del secondo piatto, si è passati alla fisica di un buon caffè. Turco, americano, napoletano, con la moka e, dulcis in fundo, riconosciuto scientificamente il migliore: l’espresso. Nell’esposizione una carrellata delle cause che determinano l’indiscussa ottimizzazione del risultato e un’analisi dei fenomeni coinvolti nelle diverse modalità di preparazione.
Per chi volesse approfondire studi da premio Ig Nobel su cucina e caffè e, da Homo Herectus, diventare Cuoco Sapiens, troverà pane per i suoi denti nel libro divulgativo, divertente e interessantissimo, scritto a due mani da Andrei Varlamov e Attilio Rigamonti: “Il magico caleidoscopio della fisica” edito da La Goliardica Pavese.
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