Quante vite si potrebbero salvare se nei luoghi aperti al pubblico ci fossero apparati defibrillatori, punti di primo soccorso e semplici cittadini che conoscono le regole di primo intervento?
Diverse migliaia di cittadini ogni anno potrebbero essere tempestivamente salvati se si pensa solo alle spaventose cifre delle morti per arresto cardiaco che secondo alcune stime sarebbero pari a 60.000 ogni anno, in media una ogni 19 minuti con percentuali di sopravvivenza minime e pari al 2 % per chi subisce, appunto un arresto cardiaco, anche perché l'urgenza dell'intervento in loco è fondamentale perché, come è noto anche ai profani, la percentuale di sopravvivenza in causo di arresto cardiaco è strettamente legata al tempo: diminuisce del 7-10% per ogni minuto di ritardo nella somministrazione dello shock elettrico.
E così, Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta alla ribalta la necessità di una legge che garantirebbe la presenza in ogni luogo aperto al pubblico e quindi locali da ballo, porti, aeroporti, treni, campi sportivi, spiagge, scuole, università, ecc. di un defibrillatore automatico o semiautomatico e di persone correttamente formate ed in grado di utilizzarlo.
In ogni caso, la spesa per l'acquisto di tali indispensabili strumenti per il salvataggio di vite umane e quella per insegnare il primo intervento a tutte le categorie che hanno responsabilità nei luoghi aperti al pubblico sarebbe di gran lunga inferiore ai costi sociali derivanti dalle conseguenze degli arresti cardiaci.
Peraltro, l'utilizzo di questi strumenti sempre più evoluti e semplici da usare così come l'apprendimento delle manovre di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), cioè le procedure da attivare in caso di perdita di coscienza dovuta ad arresto cardiaco, è sufficiente un semplice corso di formazione di poche ore che attribuisce l'autorizzazione all'utilizzo del dispositivo senza la necessità di ulteriore esperienza medica.
Per tali ragioni abbiamo pensato ad una legge dello Stato che sancisca l'obbligatorietà di corsi autorizzati di primo intervento riconosciuti a livello nazionale e la presenza di dispositivi di defibrillazione nei luoghi aperti al pubblico che senza alcun dubbio limiterà i decessi conseguenti ad arresto cardiaco e contribuirà a ridurre il gap tra il Nostro Paese e gli altri stati industrializzati dove da anni sono state approntate stabili strategie per garantire il pronto intervento nei luoghi della vita quotidiana.
Lecce, 28 marzo 2011
Giovanni D'AGATAQuante vite si potrebbero salvare se nei luoghi aperti al pubblico ci fossero apparati defibrillatori, punti di primo soccorso e semplici cittadini che conoscono le regole di primo intervento?
Diverse migliaia di cittadini ogni anno potrebbero essere tempestivamente salvati se si pensa solo alle spaventose cifre delle morti per arresto cardiaco che secondo alcune stime sarebbero pari a 60.000 ogni anno, in media una ogni 19 minuti con percentuali di sopravvivenza minime e pari al 2 % per chi subisce, appunto un arresto cardiaco, anche perché l'urgenza dell'intervento in loco è fondamentale perché, come è noto anche ai profani, la percentuale di sopravvivenza in causo di arresto cardiaco è strettamente legata al tempo: diminuisce del 7-10% per ogni minuto di ritardo nella somministrazione dello shock elettrico.
E così, Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta alla ribalta la necessità di una legge che garantirebbe la presenza in ogni luogo aperto al pubblico e quindi locali da ballo, porti, aeroporti, treni, campi sportivi, spiagge, scuole, università, ecc. di un defibrillatore automatico o semiautomatico e di persone correttamente formate ed in grado di utilizzarlo.
In ogni caso, la spesa per l'acquisto di tali indispensabili strumenti per il salvataggio di vite umane e quella per insegnare il primo intervento a tutte le categorie che hanno responsabilità nei luoghi aperti al pubblico sarebbe di gran lunga inferiore ai costi sociali derivanti dalle conseguenze degli arresti cardiaci.
Peraltro, l'utilizzo di questi strumenti sempre più evoluti e semplici da usare così come l'apprendimento delle manovre di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), cioè le procedure da attivare in caso di perdita di coscienza dovuta ad arresto cardiaco, è sufficiente un semplice corso di formazione di poche ore che attribuisce l'autorizzazione all'utilizzo del dispositivo senza la necessità di ulteriore esperienza medica.
Per tali ragioni abbiamo pensato ad una legge dello Stato che sancisca l'obbligatorietà di corsi autorizzati di primo intervento riconosciuti a livello nazionale e la presenza di dispositivi di defibrillazione nei luoghi aperti al pubblico che senza alcun dubbio limiterà i decessi conseguenti ad arresto cardiaco e contribuirà a ridurre il gap tra il Nostro Paese e gli altri stati industrializzati dove da anni sono state approntate stabili strategie per garantire il pronto intervento nei luoghi della vita quotidiana.
Lecce, 28 marzo 2011
Giovanni D'AGATA
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