Nel giorno successivo al lunedì di pasqua, da Lago Patria al centro cittadino, le paranze storiche di Giugliano attirano il popolo delle tammorre che si incontra per ballare la cosiddetta "giuglianese".
Occhi fissi negli occhi del compagno di ballo, ma senza perderne nessun movimento per poi agganciarlo, con la spalla o le gambe, e farlo girare per la tipica "votata". Per questo modo di danzare, la giuglianese assomiglia a un'arte marziale più che a un ballo di corteggiamento.
Ma come nasce la tradizione? È un mix di due antiche usanze giuglianesi. Quella dei carrettieri che trasportavano legno e frutta fino a Bari e che durante il viaggio rispondevano ai trasportatori degli altri comuni, che cantavano a fronna di limone o la cilentana, suonando il sisco, uno strumento a fiato. E quella dei contadini che, in tempi di semina, andavano in campagna a suonare le tammorre per propiziare il raccolto. Il sisco si costruisce artigianalmente usando la canna "maschio", ma come si riconosce è un segreto delle paranze. Provengono da un unico ceppo familiare. La famiglia Pennacchio si divide in due rami: Quartarola e Mezzone. La famiglia D'Alterio, invece, risiede nel quartiere dei Monaci, dove si trova il convento dei frati francescani. Per preparare i carri da sfilata si lavora per diverse settimane e ogni famiglia addobba il proprio con frasche, luci, immagini sacre e foto di pellegrinaggi. Una volta venivano trainati da cavalli, oggi invece i carri vengono solitamente trasportati da trattori. (28.04.11)
Associazione Ali
Nessun commento:
Posta un commento