Castellabate ha una storia illustre: nei secoli diversi popoli e feudatari, che hanno lasciato segni del loro dominio nel territorio, se lo sono conteso non solo per la robustezza della sua fortezza ma anche per la bellezza della sua posizione naturale. Le prime tracce della presenza dell’uomo nella storia di Castellabate si hanno nel paleolitico superiore grazie al ritrovamento di numerosi reperti in pietra nelle frazioni di Licosa, Alano e San Marco.
Alcune selci e un’ansa attribuibile alla cultura di Diana testimoniano di una presenza abitativa nel neolitico a Tresino.
Dopo la conquista della Lucania i patrizi romani costruiscono numerose ville nella fascia costiera nei pressi della città di Erculia (attuale San Marco), nota per il suo approdo, principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno e importante base militare per la flotta imperiale. Difatti nelle acque di San Marco sono state ritrovate diverse ancore di piombo appartenenti a delle triremi, risalenti ad un periodo che va tra il I e il II secolo. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 la storia antica di Castellabate è contrassegnata dalle dominazioni barbariche fino all’avvento dei Goti e dei Bizantini.
Guglielmo II di Puglia, per i loro meriti, concede ai benedettini di Cava il privilegio di costruire un presidio per difendere il territorio dai Saraceni che si erano stabiliti nella vicina Agropoli.
La storia di Castellabate è molto legata alla figura di Costabile Gentilcore, monaco benedettino nativo di Tresino che nel1123 viene nominato IV abate della Badia di Cava e il 10 ottobre 1123 avvia i lavori di costruzione del Castello di Sant’Angelo, il quale gli verrà dedicato successivamente dando origine al toponimo attuale del comune (“Castrum Abatis” poi “Castellabate”).
Il 17 febbraio 1124 viene a mancare l’abate Costabile, che poi diventerà santo e patrono di Castellabate. L’abate Simeone viene nominato suo successore e questi si rivela subito un buon amministratore del potere feudale: completa la costruzione del maniero e sviluppa il commercio comprando il porto “Travierso” dal conte di Acerno. Cereali, vino e olio erano le merci conservate nei magazzini del porticato prima di essere scambiate con Cava de’Tirreni e Napoli tramite delle velocissime imbarcazioni denominate “saette”.
Nel 1138 l’abate Simeone si prodiga in favore della popolazione locale dimezzando le tasse dovute e donando ad essi le case che abitavano e le terre, in cambio della loro bonifica e coltivazione.
Diversi anni dopo, nel 1194, inizia il dominio svevo mentre nel 1266 inizia il dominio angioino.
Nel 1276, Castellabate, grazie alla validità del suo presidio, è diventata la più importante baronia nella storia del Cilento che comprendeva i casali di:
- Perdifumo
- San Mango
- San Mauro
- Acquavella
- Casalicchio
- Serramezzana
- San Giorgio
- Tresino
- San Matteo ad duo fulmina
- Torricelle
- Montecorice
- San Zaccaria
- Santa Barbara di Ceraso
Sono sotto il controllo diretto di Castellabate anche i principali approdi cilentani, come Stajno, Travierso, Santa Maria de Gulia, Pozzillo, Oliarola, San Primo di Cannicchio e San Matteo.
La decadenza di Castellabate
Nel 1286, durante la guerra angioina-aragonese che causa notevoli danni, gli Amulgaveri comandati da Giacomo I di Sicilia conquistano il feudo ecclesiastico di Castellabate. Il castello ed il feudo vengono riconquistati solo nel 1299 da re angioino Carlo II d’Angiò.
Nel 1302 Re Carlo II d’Angiò laicizza il presidio nominando capitano del castello in successione Giacomo di Sant’Amando Riccardo di Eboli, Goffredo di Castro, Tommaso III Sanseverino e Ruggiero II Sanseverino, consentendo agli abati cavensi solo di dimorarvi perché ritenuti responsabili di scarsa custodia.
Nel 1349 la regina Giovanna I di Napoli restituisce il feudo alla Badia di Cava ma alcuni anni dopo, nel 1357, il feudo viene conquistato con la forza da Nicola Vulture di Rocca Cilento, che arriva anche a sequestrare l’abate Maynerio. Il feudo cilentano viene poi sequestrato dagli uomini di Carlo III di Napoli a Guglielmo e Forticello, eredi del Vulture, poiché considerati seguaci di Luigi I d’Angiò.
Nel 1412 il feudo viene ceduto a Ladislao I di Napoli da papa Gregorio XII per saldare alcuni debiti di guerra.
Tre anni dopo, nel 1417, sotto la regina Giovanna II di Napoli, il feudo venne occupato dal conte Francesco Mormile fino al 1427quando il feudo passa nelle mani del principe Antonio Colonna.
Nel 1436 inizia il dominio aragonese con Re Alfonso V d’Aragona che concede il feudo alla famiglia Sanseverino, in particolar modo a Giovanni, conte di Marsico e barone del Cilento, con l’obbligo di versare annualmente 12 once al vescovo di Capaccio. L’ultimo discendente dei Sanseverino ad amministare Castellabate è Ferrante Sanseverino, a cui nel1552 viene confiscato il feudo a causa della sua protesta contro l’Inquisizione spagnola.
Storia moderna: i tanti signori del feudo di Castellabate
Nel 1553 il feudo è acquistato all’asta della Regia Camera della Sommaria da Marino Freccia e 3 anni dopo, nel 1556, passa in mano a Vincenzo Loffredo.
Non passa neanche un anno che il feudo di Castellabate, nel 1557 passa in mano ai Filomarino (principi di Rocca d’Aspide), fino al1622 quando passa in mano alla famiglia Acquaviva, che avevano il titolo di conti di Conversano. I cambi di proprietà si susseguono repentini in questo periodo della storia, infatti nel 1645 il feudo passa in mano alla famiglia Caracciolo di Torrecuso.
Nel 1656 la popolazione, come gran parte del Regno di Napoli, deve fronteggiare una delle epidemie di peste più drammatiche della storia.
Nel 1704 il feudo passa in mano al consigliere regio Francesco Nicodemo e meno di 10 anni dopo, nel 1713 passa in mano al reggente Giacinto Falletti. Nel 1733 Castellabate passa in mano alla famiglia Granito, in particolar modo a Paride Granito, che il 29 novembre 1745viene nominato marchese.
Nel 1799, grazie al ruolo svolto da Luisa Granito, la storia di Castellabate fu interessata dalle vicende politiche della Repubblica Napoletana.
Storia contemporanea
La fine del feudalesimo e la nascita del comune di Castellabate
L’8 agosto 1806 viene abolito il sistema feudale e Castel dell’abate, con le frazioni di Santa Maria, San Marco, Ogliastro Marina, fu elevato a capoluogo di comune e del circondario rientrante nel distretto di Bonati, provincia del Principato Citra del Regno di Napoli.
Il successivo 13 Agosto 1806 la flotta inglese dell’ammiraglio William Sidney Smith nel tentativo di fomentare un’insurrezione contro Napoleone assale Licosa, difesa dalla popolazione locale con il supporto dai corsi di Matteo Buttafuoco.
Nel 1811, durante il Regno delle Due Sicilie, viene nominato capoluogo di circondario che comprendeva Perdifumo (con i casali di Camella e Vatolla), Serramezzana (con i casali di Capograssi e San Teodoro) e Ortodonico (con i casali di Cosentini, Fornelli, Montecorice e Zoppi), appartenente al distretto di Vallo. L’11 novembre 1811 Gioacchino Murat visita Castellabate ospite a palazzo Perrotti. Il re di Napoli dal Belvedere di San Costabile detto anticamente “Vaglio” pronuncia la frase che resterà nella storia del paese: “Qui non si muore!”.
Nell’estate del 1828 la popolazione di Castellabate partecipa attivamente all’insurrezione contro Francesco I di Borbone, meglio conosciuta in storia come i “moti del Cilento del 1828”.
Nel 1835 l’acquisto di un privato (Francesco Saverio Rossi) per soli 1.000 ducati dell’antico palazzo baronale pone fine così alla presenza dei benedettini nel castello.
Anche la storia contemporanea riporta una epidemia, ovvero nel 1836 anno in cui a Castellabate imperversa il colera.
Nel gennaio 1848 diversi esponenti delle famiglie gentilizie di Castellabate (Pompeo e Carlo de Angelis, Costabile Matarazzo, Giovanbattista Forziati, Antonio Baglivo, Luigi Parente, Tommaso Perrotti, Andrea Guglielmini, Federico Coppola e Nicola Pepi) insorgono contro le autorità borboniche nei moti insurrezionali del 1848.
Targa commemorativa storia di Francesco Matarazzo a Castellabate
Nel 1860, durante il Regno d’Italia, viene elevato a capoluogo di mandamento (che comprendeva Ortodonico, Perdifumo e Serramezzana) appartenente al circondario di Vallo della Lucania.
Verso la fine XIX secolo la storia di Castellabate è caratterizzata dal fenomeno dell’immigrazione. Tra i tanti emigrati merita sicuramente menzione la storia di Francesco Matarazzo, partito anche egli in cerca di miglior fortuna che successivamente con le proprie fabbriche ha contribuito significativamente allo sviluppo economico del Brasile, una delle mete più gettonate dagli espatriati di Castellabate.
La storia del XX secolo
Castellabate passa praticamente incolume la prima guerra mondiale.
Ha un ruolo più attivo nella storia della seconda guerra mondiale. Il 7 settembre 1943, nei pressi di punta Licosa, il sommergibile inglese “Shakespeare” colpisce e affonda il sommergibile italiano “Velella” con tutto il suo equipaggio. Il 9 settembre 1943 nella marina di Castellabate avviene lo sbarco degli Alleati nella cosiddetta “Operazione Avalanche”. I tedeschi utilizzato la torre del Semaforo di Licosa come postazione militare. Per diversi giorni il paese è occupato dagli americani.
Il 30 luglio 1946 avviene il trasferimento degli uffici comunali da Castellabate paese a Santa Maria. La nuova sede comunale suscita negli’anni la rivalità tra le due comunità che sfocia in tentativi vari di costituire due comuni distinti.
Nel 1950 il Castello dell’abate ritorna nuovamente in possesso della Badia di Cava de’Tirreni.
La storia degli anni settanta è caratterizzata dalla trasformazione urbana del villaggio agricolo e di pescatori in centro turistico balneare.
Nella storia degli ultimi anni Castellabate si presenta come un comune ad economia prevalente turistica. La forma turistica principale è quella di tipo balneare grazie alla limpidezza delle acquee alla presenza dell’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate. Altre tipologie di turismo praticate sono il turismo naturalistico, diportistico, nuziale (sono diverse centinaia le coppie di sposini, la maggior parte straniere, che celebrano la loro storia d’amore nel borgo cilentano) e il cineturismo (diversi turisti raggiungono il paese per visitare le location dove è ambientato e girato il film campione di incassi “Benvenuti al Sud” nella storia recente del cinema italiano).
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Marco Nicoletti
Diritti Riservati 2016
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